Solo al risveglio del Marchese del Grillo (Alberto Sordi) è concesso di cominciare le attività quotidiane a tutto il popolino che ruota attorno alla sua sontuosa dimora: la Casa del Cavalieri di Rodi, situata nel foro di Augusto in quella che si chiama proprio piazza del Grillo. Negli stessi ambienti appare seduta mentre fa colazione la vecchia madre del marchese. Alle sue spalle si riconoscono alcuni elementi esterni, come la cupola della Chiesa del Santissimo Nome di Maria al foro di Traiano e gli edifici vicini.
Tre le attività mattutine del marchese le elemosine: dallo scalone del palazzo Pfanner a Lucca, in quella che sembrerebbe essere nella finzione una sezione della sua dimora, una mattina, in vena di scherzi, il marchese lancia alla folla alcune monete roventi.
Nella scena successiva il marchese costeggia in carrozza l’acquedotto Claudio in compagnia dell’ufficiale francese Blanchard (Marc Porel). Poco dopo, presso le rovine della riserva di Monterano, la carrozza viene attaccata dalla banda di don Bastiano (Flavio Bucci). Il brigante, amico del marchese, invita i due uomini ad entrare in quel che resta della Chiesa di San Bonaventura.
In prossimità delle campagne di Tarquinia, nella Tuscia laziale, si trovano gli esterni del casale diroccato dove il marchese e il suo ospite francese trovano riparo: si tratta del casale della Civita, oggi in stato di abbandono, situato nei pressi dell’Aurelia bis, a cui furono aggiunti degli elementi scenografici. All’interno, tuttavia, si riconoscono alcuni affreschi che riportano alle stanze di Villa Grazioli a Grottaferrata, dimora edificata nella seconda metà del Cinquecento e oggi trasformata in hotel di lusso. Da uno dei balconi della villa il marchese getterà nel giardino le monete arroventate che la “stregaccia” bambina raccoglierà senza batter ciglio.
Il marchese rischia l’arresto in un’osteria dove sta giocando a carte mischiandosi con un gruppo di popolani bari. La celebre scena è girata in pieno centro storico, in via del Velabro, nei pressi del cosiddetto arco di Giano che sembrerebbe costituire, nella finzione scenica, proprio l’ingresso della bettola.
Al termine di una serata galante con la contessa de Marchi, il Marchese la riaccompagna in calesse mentre lui scende in tutta fretta davanti al teatro di Marcello. La sua meta è distante una manciata di metri, nel ghetto, più precisamente via Sant’Angelo in Pescheria (“ma non è via de li Banchi Vecchi questa?”), dove giocherà un brutto scherzo ad un popolano: gli fa murare la porta della bottega e gli posiziona attorno un vespasiano.
Un povero ebanista che ha avuto l’ardire di chiedere al marchese il pagamento di alcuni lavori viene processato e sottoposto a pubblica gogna in piazza della Bocca della Verità. Nella stessa piazza si preparano, nelle scene successive, le esecuzioni di don Bastiano e del povero carbonaro Gasperino: la piazza, con in primo piano la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin e sullo sfondo il vicino Castel Sant’Angelo (che oggi non sarebbe visibile da quella prospettiva) fu ricostruita negli studios di Cinecittà immaginando come potesse essere all’epoca di ambientazione del film.
La città viene risvegliata dalle campane a morto per la presunta morte di Pio VII (Paolo Stoppa): nella panoramica di Roma con le sue cupole, spicca la mole imponente di Castel Sant’Angelo. Ma il papa è vivo e risiede a Palazzo dei Conservatori, in piazza del Campidoglio, sede dei Musei Capitolini. Il marchese si trova a risolvere una questione “di cuore” a casa di Faustina quando gli giunge la notizia che l’esercito francese ha allontanato da Roma il pontefice. Una processione di fedeli in preghiera per chiederne la liberazione sta facendo il suo ingresso nella Chiesa di Santa Maria della Pace: le inconfondibili colonne del pronao semicircolare si intravedono quando il fido Ricciotto (Giorgio Gobbi) comunica la novità al marchese affacciato alla finestra di un palazzo.
Durante una serata a teatro il marchese conosce Olimpia (Caroline Berg), che suscita scandalo perché la sua voce (e volto) di donna ha sostituito le voci bianche degli uomini, unici padroni della scena in quella che era stata la Roma papalina prima dell’invasione dei francesi. La scena è girata nel Teatro Sociale di Amelia. Tra i luoghi in cui la conduce, l'antico Stadio Palatino, parte del Parco archeologico del Colosseo. Vedendo la fredda accoglienza che la sua famiglia riserva ai nuovi padroni francesi il marchese decide di raggiungere Olimpia in Francia e intraprende un “lungo” viaggio durante il quale, tuttavia, scopre che i francesi sono in ritirata e decide di tornare a Roma (in realtà l’incontro con l’esercito francese avviene sulle sponde del lago di Vico, nel viterbese).
Sullo scalone da cui si accede al primo piano del Palazzo dei Conservatori il marchese inciampa mentre assieme ad altri nobili sta portando in spalla il trono del papa appena rientrato trionfalmente Roma. Sui palazzi nelle scene in esterna vengono nuovamente esposti i drappi per festeggiare il ritorno del papa. Si tratta di Palazzo Pamphili a piazza Navona, Palazzetto Le Roy e Palazzo Braschi in corso Vittorio Emanuele.
Solo al risveglio del Marchese del Grillo (Alberto Sordi) è concesso di cominciare le attività quotidiane a tutto il popolino che ruota attorno alla sua sontuosa dimora: la Casa del Cavalieri di Rodi, situata nel foro di Augusto in quella che si chiama proprio piazza del Grillo. Negli stessi ambienti appare seduta mentre fa colazione la vecchia madre del marchese. Alle sue spalle si riconoscono alcuni elementi esterni, come la cupola della Chiesa del Santissimo Nome di Maria al foro di Traiano e gli edifici vicini.
Tre le attività mattutine del marchese le elemosine: dallo scalone del palazzo Pfanner a Lucca, in quella che sembrerebbe essere nella finzione una sezione della sua dimora, una mattina, in vena di scherzi, il marchese lancia alla folla alcune monete roventi.
Nella scena successiva il marchese costeggia in carrozza l’acquedotto Claudio in compagnia dell’ufficiale francese Blanchard (Marc Porel). Poco dopo, presso le rovine della riserva di Monterano, la carrozza viene attaccata dalla banda di don Bastiano (Flavio Bucci). Il brigante, amico del marchese, invita i due uomini ad entrare in quel che resta della Chiesa di San Bonaventura.
In prossimità delle campagne di Tarquinia, nella Tuscia laziale, si trovano gli esterni del casale diroccato dove il marchese e il suo ospite francese trovano riparo: si tratta del casale della Civita, oggi in stato di abbandono, situato nei pressi dell’Aurelia bis, a cui furono aggiunti degli elementi scenografici. All’interno, tuttavia, si riconoscono alcuni affreschi che riportano alle stanze di Villa Grazioli a Grottaferrata, dimora edificata nella seconda metà del Cinquecento e oggi trasformata in hotel di lusso. Da uno dei balconi della villa il marchese getterà nel giardino le monete arroventate che la “stregaccia” bambina raccoglierà senza batter ciglio.
Il marchese rischia l’arresto in un’osteria dove sta giocando a carte mischiandosi con un gruppo di popolani bari. La celebre scena è girata in pieno centro storico, in via del Velabro, nei pressi del cosiddetto arco di Giano che sembrerebbe costituire, nella finzione scenica, proprio l’ingresso della bettola.
Al termine di una serata galante con la contessa de Marchi, il Marchese la riaccompagna in calesse mentre lui scende in tutta fretta davanti al teatro di Marcello. La sua meta è distante una manciata di metri, nel ghetto, più precisamente via Sant’Angelo in Pescheria (“ma non è via de li Banchi Vecchi questa?”), dove giocherà un brutto scherzo ad un popolano: gli fa murare la porta della bottega e gli posiziona attorno un vespasiano.
Un povero ebanista che ha avuto l’ardire di chiedere al marchese il pagamento di alcuni lavori viene processato e sottoposto a pubblica gogna in piazza della Bocca della Verità. Nella stessa piazza si preparano, nelle scene successive, le esecuzioni di don Bastiano e del povero carbonaro Gasperino: la piazza, con in primo piano la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin e sullo sfondo il vicino Castel Sant’Angelo (che oggi non sarebbe visibile da quella prospettiva) fu ricostruita negli studios di Cinecittà immaginando come potesse essere all’epoca di ambientazione del film.
La città viene risvegliata dalle campane a morto per la presunta morte di Pio VII (Paolo Stoppa): nella panoramica di Roma con le sue cupole, spicca la mole imponente di Castel Sant’Angelo. Ma il papa è vivo e risiede a Palazzo dei Conservatori, in piazza del Campidoglio, sede dei Musei Capitolini. Il marchese si trova a risolvere una questione “di cuore” a casa di Faustina quando gli giunge la notizia che l’esercito francese ha allontanato da Roma il pontefice. Una processione di fedeli in preghiera per chiederne la liberazione sta facendo il suo ingresso nella Chiesa di Santa Maria della Pace: le inconfondibili colonne del pronao semicircolare si intravedono quando il fido Ricciotto (Giorgio Gobbi) comunica la novità al marchese affacciato alla finestra di un palazzo.
Durante una serata a teatro il marchese conosce Olimpia (Caroline Berg), che suscita scandalo perché la sua voce (e volto) di donna ha sostituito le voci bianche degli uomini, unici padroni della scena in quella che era stata la Roma papalina prima dell’invasione dei francesi. La scena è girata nel Teatro Sociale di Amelia. Tra i luoghi in cui la conduce, l'antico Stadio Palatino, parte del Parco archeologico del Colosseo. Vedendo la fredda accoglienza che la sua famiglia riserva ai nuovi padroni francesi il marchese decide di raggiungere Olimpia in Francia e intraprende un “lungo” viaggio durante il quale, tuttavia, scopre che i francesi sono in ritirata e decide di tornare a Roma (in realtà l’incontro con l’esercito francese avviene sulle sponde del lago di Vico, nel viterbese).
Sullo scalone da cui si accede al primo piano del Palazzo dei Conservatori il marchese inciampa mentre assieme ad altri nobili sta portando in spalla il trono del papa appena rientrato trionfalmente Roma. Sui palazzi nelle scene in esterna vengono nuovamente esposti i drappi per festeggiare il ritorno del papa. Si tratta di Palazzo Pamphili a piazza Navona, Palazzetto Le Roy e Palazzo Braschi in corso Vittorio Emanuele.
Opera Film Produzione, Gaumont
Festival del Cinema di Berlino 1982: Orso d'argento per Miglior Regia a Mario Monicelli / David di Donatello 1982: Miglior scenografo a Lorenzo Baraldi - Miglior Costumista a Gianna Gissi
Nella Roma papalina di inizio Ottocento, il Marchese Onofrio del Grillo è un nobile romano alla corte di papa Pio VII che trascorre le sue giornate nell’ozio totale, frequentando bettole, coltivando relazioni clandestine con nobili e popolane e giocando brutti scherzi a chiunque gli capiti a tiro.