Con la cultura si mangia? L’opinione di Monica (Paola Cortellesi) e Giovanni (Antonio Albanese) è piuttosto differente, forse è per questo che si sono lasciati quasi subito, dopo essersi conosciuti e trovati. I due non si vedono infatti da tre anni: lui, intellettuale impegnato e profeta dell’integrazione, continua a frequentare la Roma bene, vive nel centro storico e sogna periferie diverse. Lei, che con l’integrazione ha a che fare tutti i giorni, vive a Bastogi, quartiere della periferia nord-ovest di Roma, introdotto dall’illuminante scritta “Lassate ogni speranza o voi k’entrate” che campeggia sui muri di accesso ai palazzoni popolari.
Tuttavia, quando Monica finisce nel carcere di Rebibbia per colpa delle sorelle gemelle con l’”hobby” del taccheggio, è proprio all’amico che si rivolge per essere tirata fuori. Ancora una volta è Roma, con le sue mille contraddizioni tra centro e periferia, a fare da sfondo al loro incontro. Giovanni sta lavorando con la nuova giovane e rampante compagna Camilla (Sarah Felberbaum) al progetto di un centro culturale nel quartiere Prenestino-Labicano, periferia sud-est della capitale. Grazie ai suoi “agganci” riesce a commutare la pena di Monica in un periodo di servizi socialmente utili presso la parrocchia guidata da don Davide (Luca Argentero) che ha una doppia natura: gli interni, dove dopo la liturgia si organizza una mensa aperta a tutti, sono quelli della Chiesa di San Giuseppe di Frattocchie, frazione del comune di Marino, a sud di Roma, mentre gli esterni sono quelli “a capanna” di Santa Maria Madre della Misericordia ai Gordiani. La sua facciata semplice, con tetto in tegole, stride un po’ con il centro culturale ideato da Giovanni, che invece ha le fattezze futuristiche della stazione Teano della linea C della metropolitana di Roma e che, ironia della sorte, si trova a una manciata di metri di distanza; ma stride anche con i palazzoni grigi lasciati sullo sfondo dalle inquadrature più ampie della macchina da presa.
Ai quartieri periferici si si alternano continuamente le vie del centro storico: così, dopo l’incursione di Monica nell’elegante ufficio di Giovanni, i cui esterni sono quelli del Palazzo delle Poste, ex convento che si affaccia su piazza San Silvestro, i due attraversano in macchina piazza San Giovanni in Laterano. La mole della basilica, da cui la piazza prende il nome, comparirà anche più avanti, quando la coppia si concederà nuovamente un “primo appuntamento”, ecosostenibile, in monopattino elettrico. Giovanni porta un’estasiata Monica a Galleria Borghese, dove si ferma a commentare con meraviglia il Ratto di Proserpina, gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini. Poi ancora per i vicoli del centro storico, e giù per Roma sotterranea, attraverso la scala elicoidale che porta all’acquedotto Vergine il cui accesso è in piazza della Trinità dei Monti nei pressi di Villa Medici. Giovanni e Monica percorrono il tratto sotterraneo dell’unico acquedotto della Roma antica ancora in funzione, per sbucare, al termine del percorso, all’interno della fontana di Trevi. L’ultima tappa è la terrazza di Castel Sant’Angelo, di fronte ad un bellissimo panorama sulla città eterna: “Roma è bella pure se la piji a calci”, sono le parole che pronuncia Monica di fronte a tanta bellezza, mentre davanti a loro la Basilica di San Pietro si lascia ammirare.
Al finale sono invitati tutti, anche la sofisticata Luce (Sonia Bergamasco), ex moglie di Giovanni, raggiunta per telefono mentre si lascia alle spalle piazza di Spagna e la scalinata di Trinità dei Monti e percorre via Condotti. Come preannuncia il titolo del film tutti si ritrovano nell’affollatissima Coccia di Morto, spiaggia “proletaria” del litorale di Fiumicino, che in realtà è la spiaggia libera dell’idroscalo di Ostia.
Con la cultura si mangia? L’opinione di Monica (Paola Cortellesi) e Giovanni (Antonio Albanese) è piuttosto differente, forse è per questo che si sono lasciati quasi subito, dopo essersi conosciuti e trovati. I due non si vedono infatti da tre anni: lui, intellettuale impegnato e profeta dell’integrazione, continua a frequentare la Roma bene, vive nel centro storico e sogna periferie diverse. Lei, che con l’integrazione ha a che fare tutti i giorni, vive a Bastogi, quartiere della periferia nord-ovest di Roma, introdotto dall’illuminante scritta “Lassate ogni speranza o voi k’entrate” che campeggia sui muri di accesso ai palazzoni popolari.
Tuttavia, quando Monica finisce nel carcere di Rebibbia per colpa delle sorelle gemelle con l’”hobby” del taccheggio, è proprio all’amico che si rivolge per essere tirata fuori. Ancora una volta è Roma, con le sue mille contraddizioni tra centro e periferia, a fare da sfondo al loro incontro. Giovanni sta lavorando con la nuova giovane e rampante compagna Camilla (Sarah Felberbaum) al progetto di un centro culturale nel quartiere Prenestino-Labicano, periferia sud-est della capitale. Grazie ai suoi “agganci” riesce a commutare la pena di Monica in un periodo di servizi socialmente utili presso la parrocchia guidata da don Davide (Luca Argentero) che ha una doppia natura: gli interni, dove dopo la liturgia si organizza una mensa aperta a tutti, sono quelli della Chiesa di San Giuseppe di Frattocchie, frazione del comune di Marino, a sud di Roma, mentre gli esterni sono quelli “a capanna” di Santa Maria Madre della Misericordia ai Gordiani. La sua facciata semplice, con tetto in tegole, stride un po’ con il centro culturale ideato da Giovanni, che invece ha le fattezze futuristiche della stazione Teano della linea C della metropolitana di Roma e che, ironia della sorte, si trova a una manciata di metri di distanza; ma stride anche con i palazzoni grigi lasciati sullo sfondo dalle inquadrature più ampie della macchina da presa.
Ai quartieri periferici si si alternano continuamente le vie del centro storico: così, dopo l’incursione di Monica nell’elegante ufficio di Giovanni, i cui esterni sono quelli del Palazzo delle Poste, ex convento che si affaccia su piazza San Silvestro, i due attraversano in macchina piazza San Giovanni in Laterano. La mole della basilica, da cui la piazza prende il nome, comparirà anche più avanti, quando la coppia si concederà nuovamente un “primo appuntamento”, ecosostenibile, in monopattino elettrico. Giovanni porta un’estasiata Monica a Galleria Borghese, dove si ferma a commentare con meraviglia il Ratto di Proserpina, gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini. Poi ancora per i vicoli del centro storico, e giù per Roma sotterranea, attraverso la scala elicoidale che porta all’acquedotto Vergine il cui accesso è in piazza della Trinità dei Monti nei pressi di Villa Medici. Giovanni e Monica percorrono il tratto sotterraneo dell’unico acquedotto della Roma antica ancora in funzione, per sbucare, al termine del percorso, all’interno della fontana di Trevi. L’ultima tappa è la terrazza di Castel Sant’Angelo, di fronte ad un bellissimo panorama sulla città eterna: “Roma è bella pure se la piji a calci”, sono le parole che pronuncia Monica di fronte a tanta bellezza, mentre davanti a loro la Basilica di San Pietro si lascia ammirare.
Al finale sono invitati tutti, anche la sofisticata Luce (Sonia Bergamasco), ex moglie di Giovanni, raggiunta per telefono mentre si lascia alle spalle piazza di Spagna e la scalinata di Trinità dei Monti e percorre via Condotti. Come preannuncia il titolo del film tutti si ritrovano nell’affollatissima Coccia di Morto, spiaggia “proletaria” del litorale di Fiumicino, che in realtà è la spiaggia libera dell’idroscalo di Ostia.
Nastri D'Argento 2022: Migliore Commedia
Le vite di Giovanni e Monica si intrecciano nuovamente quando la donna chiede aiuto all’amico per uscire di prigione. Ma questa volta tra i due sembra nascere una vera storia d’amore. Intenzionati a rivelare al mondo la loro relazione, organizzano un pranzo a Coccia di Morto con tutta la famiglia.