Dopo Buongiorno, Notte, Marco Bellocchio torna sui 55 giorni di prigionia che seguirono il rapimento del segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro con Esterno Notte. La serie tv, che rievoca la strage di via Fani e il conseguente sequestro e omicidio dello statista avvenuto nel 1978, è stata girata principalmente nei luoghi in cui si svolsero le note vicende che tanto hanno inciso sulla storia d’Italia. La sequenza del rapimento del 16 marzo 1978 in cui persero la vita gli uomini della sua scorta è stata ricostruita nei minimi dettagli: l'uscita di casa a bordo della Fiat 130 berlina blu, l'arrivo all’angolo con via Stresa dove il furgoncino del fioraio ambulante che sosta abitualmente in quel punto non c’è (i terroristi ne hanno bucato i pneumatici per impedirgli di occupare la solita postazione la mattina del sequestro), gli spari che lasciano gli uomini della scorta a terra esanimi, il prelievo di Moro, gli occhiali e il giornale che stava leggendo pochi attimi prima sul sedile posteriore dell’auto.
Se nel film del 2003 veniva immaginato cosa succedeva nella prigione di Moro e il punto di vista dei terroristi, ora l’intento del regista è quello di ricostruire i movimenti che si svolgevano all’esterno del covo dei rapitori e nei luoghi cruciali per le trattative: Quirinale, Ministero degli Interni e Vaticano (a Palazzo Chigi di Ariccia è stato allestito l’interno del Palazzo Apostolico). Grande dunque il lavoro di ricostruzione in studio di alcuni spazi interni a Cinecittà e la trasformazione di strade e piazze del centro di Roma per farle tornare come erano nel 1978. In piazza Santa Maria in Trastevere è stato riarredato un bar, è sorta una gelateria, sono state inserite una cabina telefonica gialla del modello che fu in uso fino all’inizio degli anni Ottanta, la stazione dei taxi (all’epoca si poteva accedere in macchina alla piazza), alcuni manifesti elettorali di PCI e Lotta Continua: qui i terroristi, mentre cercano di passare inosservati tra la folla, discutono sulla condanna a morte di Moro.
Altre zone di Roma sono state utilizzate per ricostruire gli avvenimenti: tra queste la strada che collega il quartiere Balduina-Monte Mario a piazzale Clodio, dove, per un maggiore realismo, sono comparse scritte sui muri che afferirebbero alla lotta operaia che scuoteva gli animi negli anni Settanta. Il monumento a Giuseppe Mazzini, sul Circo Massimo, osserva dall’alto una trattativa notturna tra Moro ed Enrico Berlinguer, leader del PCI: i due statisti sono all’interno di un’automobile, mentre all’esterno le rispettive scorte discutono di calcio. La zona del Colosseo e i Fori ospitano manifestazioni contro il terrorismo. Davanti ad un istituto scolastico del quartiere Garbatella, in piazza Damiano Sauli, la terrorista Adriana Faranda (Daniela Marra) abbandona sua figlia per dedicarsi completamente alla lotta armata. Il lido di Ostia è protagonista di una scena liberatoria in cui i terroristi sparano verso il mare quasi a darsi la carica prima del rapimento di Moro. Uno dei comunicati delle Brigate Rosse viene lasciato all’interno di una busta arancione nel sottopasso di porta Pia. Sul piazzale laterale interno della stazione Termini si troverebbe la cabina da cui uno dei terroristi fa un’ultima telefonata ad Eleonora Moro.
Il noto epilogo è in via Caetani, a poche decine di metri sia dalla sede storica del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure che da piazza del Gesù quartier generale della Democrazia Cristiana. Qui, il 9 maggio 1978, fu ritrovato il corpo di Moro nel bagagliaio di una Renault 4 rossa: per ricostruire la tragica scena hanno fatto la loro comparsa volanti d’epoca della Polizia e un’ambulanza. Significativamente, l’ultimo viaggio di Moro costeggia i monumenti più importanti della città: il “Colosseo quadrato”, la Piramide cestia, il Vittoriano.
Dopo Buongiorno, Notte, Marco Bellocchio torna sui 55 giorni di prigionia che seguirono il rapimento del segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro con Esterno Notte. La serie tv, che rievoca la strage di via Fani e il conseguente sequestro e omicidio dello statista avvenuto nel 1978, è stata girata principalmente nei luoghi in cui si svolsero le note vicende che tanto hanno inciso sulla storia d’Italia. La sequenza del rapimento del 16 marzo 1978 in cui persero la vita gli uomini della sua scorta è stata ricostruita nei minimi dettagli: l'uscita di casa a bordo della Fiat 130 berlina blu, l'arrivo all’angolo con via Stresa dove il furgoncino del fioraio ambulante che sosta abitualmente in quel punto non c’è (i terroristi ne hanno bucato i pneumatici per impedirgli di occupare la solita postazione la mattina del sequestro), gli spari che lasciano gli uomini della scorta a terra esanimi, il prelievo di Moro, gli occhiali e il giornale che stava leggendo pochi attimi prima sul sedile posteriore dell’auto.
Se nel film del 2003 veniva immaginato cosa succedeva nella prigione di Moro e il punto di vista dei terroristi, ora l’intento del regista è quello di ricostruire i movimenti che si svolgevano all’esterno del covo dei rapitori e nei luoghi cruciali per le trattative: Quirinale, Ministero degli Interni e Vaticano (a Palazzo Chigi di Ariccia è stato allestito l’interno del Palazzo Apostolico). Grande dunque il lavoro di ricostruzione in studio di alcuni spazi interni a Cinecittà e la trasformazione di strade e piazze del centro di Roma per farle tornare come erano nel 1978. In piazza Santa Maria in Trastevere è stato riarredato un bar, è sorta una gelateria, sono state inserite una cabina telefonica gialla del modello che fu in uso fino all’inizio degli anni Ottanta, la stazione dei taxi (all’epoca si poteva accedere in macchina alla piazza), alcuni manifesti elettorali di PCI e Lotta Continua: qui i terroristi, mentre cercano di passare inosservati tra la folla, discutono sulla condanna a morte di Moro.
Altre zone di Roma sono state utilizzate per ricostruire gli avvenimenti: tra queste la strada che collega il quartiere Balduina-Monte Mario a piazzale Clodio, dove, per un maggiore realismo, sono comparse scritte sui muri che afferirebbero alla lotta operaia che scuoteva gli animi negli anni Settanta. Il monumento a Giuseppe Mazzini, sul Circo Massimo, osserva dall’alto una trattativa notturna tra Moro ed Enrico Berlinguer, leader del PCI: i due statisti sono all’interno di un’automobile, mentre all’esterno le rispettive scorte discutono di calcio. La zona del Colosseo e i Fori ospitano manifestazioni contro il terrorismo. Davanti ad un istituto scolastico del quartiere Garbatella, in piazza Damiano Sauli, la terrorista Adriana Faranda (Daniela Marra) abbandona sua figlia per dedicarsi completamente alla lotta armata. Il lido di Ostia è protagonista di una scena liberatoria in cui i terroristi sparano verso il mare quasi a darsi la carica prima del rapimento di Moro. Uno dei comunicati delle Brigate Rosse viene lasciato all’interno di una busta arancione nel sottopasso di porta Pia. Sul piazzale laterale interno della stazione Termini si troverebbe la cabina da cui uno dei terroristi fa un’ultima telefonata ad Eleonora Moro.
Il noto epilogo è in via Caetani, a poche decine di metri sia dalla sede storica del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure che da piazza del Gesù quartier generale della Democrazia Cristiana. Qui, il 9 maggio 1978, fu ritrovato il corpo di Moro nel bagagliaio di una Renault 4 rossa: per ricostruire la tragica scena hanno fatto la loro comparsa volanti d’epoca della Polizia e un’ambulanza. Significativamente, l’ultimo viaggio di Moro costeggia i monumenti più importanti della città: il “Colosseo quadrato”, la Piramide cestia, il Vittoriano.
David di Donatello 2023: Miglior regia (Marco Bellocchio) - Miglior attore protagonista (Fabrizio Gifuni) - Miglior trucco (Enrico Iacopini) - Miglior montaggio (Francesca Calvelli con la collaborazione di Claudio Misantoni)
Nel 1978 l’Italia è dilaniata da una guerra civile tra le Brigate Rosse e lo Stato. Nel giorno dell'insediamento di un nuovo governo che vede alleati per la prima volta il Partito Comunista (PCI) e la Democrazia Cristiana (DC), viene rapito Aldo Moro, il Presidente della DC e principale fautore di questo accordo. La sua prigionia durerà 55 giorni, scanditi dalle lettere di Moro e dai comunicati dei brigatisti.