La Storia, serie tv diretta da Francesca Archibugi tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante, segue la vita di un’insegnante di scuola ebrea, Ida (Jasmine Trinca), vedova Mancuso, e dei suoi due figli: il primogenito Nino (Francesco Zenga) e Giuseppe (Christian Liberti), nato a seguito dello stupro da parte di un soldato tedesco.
Giuseppe diventa il fulcro della volontà di Ida di sopravvivere. Il bambino, soprannominato "Useppe" dal fratello, ha delle convulsioni simili a quelle sofferte da Ida durante l'infanzia, ma più gravi man mano che il bimbo cresce. Suo fratello maggiore Nino è invece un attivista e anarchico, proprio come suo nonno materno. Nino vive una vita idealista e allo stesso tempo sfacciata e pericolosa, e si presenta a casa ogni tanto senza preavviso, per poi sparire di nuovo. Le conseguenze della guerra e le difficoltà dell’immediato dopoguerra mettono a dura prova la famiglia, che lotterà in tutti i modi per andare avanti.
Nei primi anni di guerra Ida e i suoi figli vivono nello storico quartiere di San Lorenzo a Roma, tra piazza dei Sanniti, via di Porta Labicana e via dei Sabelli. L’appartamento in cui abitano è una casa di ringhiera nota come palazzo Lamperini e si trova in via Tiburtina 180 a pochi passi da piazza dei Sanniti. Ma a seguito del bombardamento del 19 luglio 1943 (durante il quale furono sganciate 4.000 bombe che fecero 3.000 vittime) la loro casa viene distrutta. Nella scena del bombardamento viene inquadrata una targa che indica piazza degli Equi, che nella realtà non esiste (a San Lorenzo è presente via degli Equi).
Alcuni scorci sono stati riprodotti nelle antiche piazze e vicoli di Anagni (in provincia di Frosinone), che hanno prestato alle esigenze sceniche, in particolare, le aree limitrofe al palazzo comunale, a piazza Cavour e a piazza Innocenzo III. Questa, in particolare, è la piazza della cittadina di Marino dove Remo (Valerio Mastandrea) ritrova Eppetondo (Elio Germano) trucidato dai nazisti. Piazza delle Erbe a Tivoli sta per piazza Paganica, al Ghetto, dove, tra una pioggia di volantini, un fruttivendolo ferma Ida per venderle delle mele e le chiede se è ebrea. Ida tornerà spesso in questa piazza che, a seguito del rastrellamento, inizierà timidamente a ripopolarsi subito dopo la guerra. Tivoli è anche il quartier generale dei partigiani alla cui lotta aderisce Eppetondo che nel romanzo è ambientato a Frascati. L’area nei pressi del vero Ghetto fa da sfondo ad alcune scene: del piccolo quartiere ricco di testimonianze storiche e artistiche si riconoscono via tribuna di Campitelli, piazza Costaguti e il teatro di Marcello. Poco distante si trovano l’isola Tiberina (si intravede in una scena in cui Ida porta Useppe da uno specialista) e i ponti che la racchiudono, ovvero il Garibaldi e il Palatino.
Il parco degli Acquedotti è lo scenario dell’esodo di Ida e Useppe costretti a sfollare a Pietralata, un altro quartiere popolare di Roma, dove troveranno ospitalità in un capannone. Poi sarà la volta dello storico quartiere di Testaccio, del quale si riconoscono anche via Giovanni Branca e via Anicia. La Piramide Cestia fa da sfondo alla scena in cui il partigiano Davide Segre (Lorenzo Zurzolo) prende il tram a e saluta Santina (Asia Argento) e a quella in cui Ida e Useppe vanno all’ospedale per un consulto medico. Finita la guerra Ida si trasferisce con Useppe in un appartamento di un condominio popolare: oltrepassando il cancelletto d’ingresso di via lungotevere Testaccio n.11 si accede al cortile interno del complesso.
In piazza della Consolazione nel rione Campitelli, che sembrerebbe a pochi passi dall’abitazione al Testaccio dove Ida ha in affitto una stanza durante la guerra, i tedeschi hanno un posto di blocco, fermano gente che non rispetta il coprifuoco e arrestano gli ebrei e altri uomini da deportare in Germania nei campi di lavoro. Dalla stessa piazza si assiste alla loro partenza definitiva. Per i popolani è il segnale che Roma è liberata.
L’imponente atrio dell’ospedale San Camillo Forlanini è il luogo dove vengono schedati gli ebrei (anche Ida è costretta a dichiarare di essere ebrea per parte di madre anche se è stata battezzata). La location è anche l’ospedale delle visite mediche di Useppe. Il liceo di Nino è in via Vittorino da Feltre 2, nei pressi del Colosseo, mentre la scuola materna frequentata da Useppe per pochissimo tempo dopo il tentativo fallito di Ida di inserirlo nella sua classe in prima elementare si trova in piazza Nicola Longobardi, nel quartiere Garbatella. Quella di Ida è la Scuola elementare IV Novembre, che si trova in via Alessandro Volta, a Testaccio.
Nel parco regionale dell’Appia Antica, nei pressi di torre Selce, Nino e i compagni scavano per cercare alcune armi seppellite durante la guerra. Sulla via Appia Antica i giovani incappano in un posto di blocco della polizia e fuggono tra i colpi di proiettile.
La stazione ferroviaria del borgo di Ronciglione, in provincia di Viterbo, in occasione delle riprese è diventata la stazione Tiburtina degli anni Quaranta, quando le leggi razziali e l’invasione tedesca provocarono il rastrellamento del Ghetto di Roma. Per una gita Nino porta Patrizia (Romana Maggiora Vergano) e Useppe al lago di Martignano, dove i due innamorati si concedono alcune effusioni.
Le riprese hanno coinvolto anche piazza di Porta Maggiore, piazza San Giovanni, Villa Borghese.
La troupe ha lavorato a Roma per 21 settimane, ma anche a Napoli, dove presso il porto sono state girate le scene in cui Nino è lontano da casa, mentre in Alto Adige si è girata la breve sequenza ambientata durante la gelida campagna di Russia.
La Storia, serie tv diretta da Francesca Archibugi tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante, segue la vita di un’insegnante di scuola ebrea, Ida (Jasmine Trinca), vedova Mancuso, e dei suoi due figli: il primogenito Nino (Francesco Zenga) e Giuseppe (Christian Liberti), nato a seguito dello stupro da parte di un soldato tedesco.
Giuseppe diventa il fulcro della volontà di Ida di sopravvivere. Il bambino, soprannominato "Useppe" dal fratello, ha delle convulsioni simili a quelle sofferte da Ida durante l'infanzia, ma più gravi man mano che il bimbo cresce. Suo fratello maggiore Nino è invece un attivista e anarchico, proprio come suo nonno materno. Nino vive una vita idealista e allo stesso tempo sfacciata e pericolosa, e si presenta a casa ogni tanto senza preavviso, per poi sparire di nuovo. Le conseguenze della guerra e le difficoltà dell’immediato dopoguerra mettono a dura prova la famiglia, che lotterà in tutti i modi per andare avanti.
Nei primi anni di guerra Ida e i suoi figli vivono nello storico quartiere di San Lorenzo a Roma, tra piazza dei Sanniti, via di Porta Labicana e via dei Sabelli. L’appartamento in cui abitano è una casa di ringhiera nota come palazzo Lamperini e si trova in via Tiburtina 180 a pochi passi da piazza dei Sanniti. Ma a seguito del bombardamento del 19 luglio 1943 (durante il quale furono sganciate 4.000 bombe che fecero 3.000 vittime) la loro casa viene distrutta. Nella scena del bombardamento viene inquadrata una targa che indica piazza degli Equi, che nella realtà non esiste (a San Lorenzo è presente via degli Equi).
Alcuni scorci sono stati riprodotti nelle antiche piazze e vicoli di Anagni (in provincia di Frosinone), che hanno prestato alle esigenze sceniche, in particolare, le aree limitrofe al palazzo comunale, a piazza Cavour e a piazza Innocenzo III. Questa, in particolare, è la piazza della cittadina di Marino dove Remo (Valerio Mastandrea) ritrova Eppetondo (Elio Germano) trucidato dai nazisti. Piazza delle Erbe a Tivoli sta per piazza Paganica, al Ghetto, dove, tra una pioggia di volantini, un fruttivendolo ferma Ida per venderle delle mele e le chiede se è ebrea. Ida tornerà spesso in questa piazza che, a seguito del rastrellamento, inizierà timidamente a ripopolarsi subito dopo la guerra. Tivoli è anche il quartier generale dei partigiani alla cui lotta aderisce Eppetondo che nel romanzo è ambientato a Frascati. L’area nei pressi del vero Ghetto fa da sfondo ad alcune scene: del piccolo quartiere ricco di testimonianze storiche e artistiche si riconoscono via tribuna di Campitelli, piazza Costaguti e il teatro di Marcello. Poco distante si trovano l’isola Tiberina (si intravede in una scena in cui Ida porta Useppe da uno specialista) e i ponti che la racchiudono, ovvero il Garibaldi e il Palatino.
Il parco degli Acquedotti è lo scenario dell’esodo di Ida e Useppe costretti a sfollare a Pietralata, un altro quartiere popolare di Roma, dove troveranno ospitalità in un capannone. Poi sarà la volta dello storico quartiere di Testaccio, del quale si riconoscono anche via Giovanni Branca e via Anicia. La Piramide Cestia fa da sfondo alla scena in cui il partigiano Davide Segre (Lorenzo Zurzolo) prende il tram a e saluta Santina (Asia Argento) e a quella in cui Ida e Useppe vanno all’ospedale per un consulto medico. Finita la guerra Ida si trasferisce con Useppe in un appartamento di un condominio popolare: oltrepassando il cancelletto d’ingresso di via lungotevere Testaccio n.11 si accede al cortile interno del complesso.
In piazza della Consolazione nel rione Campitelli, che sembrerebbe a pochi passi dall’abitazione al Testaccio dove Ida ha in affitto una stanza durante la guerra, i tedeschi hanno un posto di blocco, fermano gente che non rispetta il coprifuoco e arrestano gli ebrei e altri uomini da deportare in Germania nei campi di lavoro. Dalla stessa piazza si assiste alla loro partenza definitiva. Per i popolani è il segnale che Roma è liberata.
L’imponente atrio dell’ospedale San Camillo Forlanini è il luogo dove vengono schedati gli ebrei (anche Ida è costretta a dichiarare di essere ebrea per parte di madre anche se è stata battezzata). La location è anche l’ospedale delle visite mediche di Useppe. Il liceo di Nino è in via Vittorino da Feltre 2, nei pressi del Colosseo, mentre la scuola materna frequentata da Useppe per pochissimo tempo dopo il tentativo fallito di Ida di inserirlo nella sua classe in prima elementare si trova in piazza Nicola Longobardi, nel quartiere Garbatella. Quella di Ida è la Scuola elementare IV Novembre, che si trova in via Alessandro Volta, a Testaccio.
Nel parco regionale dell’Appia Antica, nei pressi di torre Selce, Nino e i compagni scavano per cercare alcune armi seppellite durante la guerra. Sulla via Appia Antica i giovani incappano in un posto di blocco della polizia e fuggono tra i colpi di proiettile.
La stazione ferroviaria del borgo di Ronciglione, in provincia di Viterbo, in occasione delle riprese è diventata la stazione Tiburtina degli anni Quaranta, quando le leggi razziali e l’invasione tedesca provocarono il rastrellamento del Ghetto di Roma. Per una gita Nino porta Patrizia (Romana Maggiora Vergano) e Useppe al lago di Martignano, dove i due innamorati si concedono alcune effusioni.
Le riprese hanno coinvolto anche piazza di Porta Maggiore, piazza San Giovanni, Villa Borghese.
La troupe ha lavorato a Roma per 21 settimane, ma anche a Napoli, dove presso il porto sono state girate le scene in cui Nino è lontano da casa, mentre in Alto Adige si è girata la breve sequenza ambientata durante la gelida campagna di Russia.
Picomedia, Thalie Images, Rai Fiction
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, Ida Ramundo, maestra elementare rimasta vedova con un figlio adolescente di nome Nino, decide di tenere nascoste le proprie origini ebraiche. Ida rimane incinta a seguito di una violenza da parte di un soldato tedesco. Nino, tornato da un campeggio, scopre il fratellino, lo accetta di slancio e se ne innamora, dandogli il soprannome di Useppe. La famiglia viene però travolta dagli eventi della guerra.