Io sono l’abisso ha come protagonista indiscusso il lago di Como, un luogo di quiete sotto la cui superficie apparentemente tranquilla si agitano correnti impetuose. Il luogo perfetto per nascondere un segreto.
L’acqua l'elemento principale, presente praticamente sempre, apre e chiude il film: un'inquietante piscina abbandonata ma terribilmente "viva", un mostro fatto di acqua sporca e rifiuti, sta per risucchiare un bambino nei primissimi fotogrammi; le scene finali riproducono invece una pioggia rilasciata da un impianto antincendio, 48.000 litri riversati sugli attori e su una scenografia costruita appositamente in un teatro di posa (l’appartamento dell’Uomo che pulisce) e che è andata necessariamente distrutta.
Tra i principali luoghi del Lario coinvolti nel film: l’Orrido di Nesso, cruciale nel dipanarsi della trama; Lecco, in particolare il lungolago (di fronte alla statua di San Nicolò); Civate, dove si trova il villino della Cacciatrice di mosche; Mandello sul Lario, presso l’isola Comencina e i giardini pubblici; Villa Bonomi a Como e Villa Rubini Radaelli (dove si svolge la festa) a Dongo; Lierna; il porto di Pescallo (Bellagio), dove la Cacciatrice incontra il Professore e i due conversano seduti su una panchina vista lago.
Le riprese hanno poi riguardato alcune case popolari di Pomezia, il carcere di Velletri e alcuni spazi, principalmente interni, e gli studi De Paolis di Roma.
Io sono l’abisso ha come protagonista indiscusso il lago di Como, un luogo di quiete sotto la cui superficie apparentemente tranquilla si agitano correnti impetuose. Il luogo perfetto per nascondere un segreto.
L’acqua l'elemento principale, presente praticamente sempre, apre e chiude il film: un'inquietante piscina abbandonata ma terribilmente "viva", un mostro fatto di acqua sporca e rifiuti, sta per risucchiare un bambino nei primissimi fotogrammi; le scene finali riproducono invece una pioggia rilasciata da un impianto antincendio, 48.000 litri riversati sugli attori e su una scenografia costruita appositamente in un teatro di posa (l’appartamento dell’Uomo che pulisce) e che è andata necessariamente distrutta.
Tra i principali luoghi del Lario coinvolti nel film: l’Orrido di Nesso, cruciale nel dipanarsi della trama; Lecco, in particolare il lungolago (di fronte alla statua di San Nicolò); Civate, dove si trova il villino della Cacciatrice di mosche; Mandello sul Lario, presso l’isola Comencina e i giardini pubblici; Villa Bonomi a Como e Villa Rubini Radaelli (dove si svolge la festa) a Dongo; Lierna; il porto di Pescallo (Bellagio), dove la Cacciatrice incontra il Professore e i due conversano seduti su una panchina vista lago.
Le riprese hanno poi riguardato alcune case popolari di Pomezia, il carcere di Velletri e alcuni spazi, principalmente interni, e gli studi De Paolis di Roma.
L'Uomo che pulisce pensa che si possono ricavare un sacco di segreti dai rifiuti. Perché la gente tende a mentire; la spazzatura, invece, non mente mai. L'Uomo che pulisce credeva di essere invisibile finché non ha incontrato la Ragazzina col ciuffo viola. La Ragazzina col ciuffo viola irrompe nella sua vita ordinata perché solo un angelo cattivo può salvarla adesso. Intanto, la Cacciatrice sa che là fuori c'è qualcuno che uccide le donne dai capelli biondi. Anche se nessuno le crede, lei lo sa. Ciò che non sa, invece, è che c'è qualcosa di malvagio che si nasconde dietro la porta verde. La verità sta in fondo a un abisso buio e profondissimo.