“Lasciarsi un giorno a Roma. Lasciarsi e poi dimenticarsi…”, è un verso di una canzone di Niccolò Fabi del 1998 il cui titolo ha ispirato il film diretto e interpretato da Edoardo Leo. Un film che parla di coppie e di sentimenti e che fotografa Roma come il grande teatro in cui queste storie sono ambientate: solo che in questo caso ad essere messa in scena è la fine di un amore e non la sua nascita come la bellezza di questa città porterebbe a pensare. Il fascino millenario di Roma incide nel racconto con il suo tratto distintivo, sottolineando gioie e dolori, risate e lacrime dei protagonisti. La prospettiva è spesso inedita, come quella che può regalare un giro in battello sul Tevere: che con le chiatte, le piste ciclabili sul lungotevere, i ponti – una scena su ponte Sisto segna l’inizio e la conclusione del film – è onnipresente nel suo eterno scorrere quasi a simboleggiare il passare del tempo, apparentemente uguale a se stesso, nonostante l’ineluttabilità dei cambiamenti.
Separarsi dopo 10 anni significa lasciare non solo il partner, ma tutto un mondo di amicizie, di rapporti, di consuetudini, di sicurezze. Un universo che finiremmo per perdere. L’amicizia tra Tommaso e Umberto (Stefano Fresi), che sta vivendo una crisi analoga, è molto forte e quando diventa inevitabile parlarne è proprio all’amico che Tommaso confida la propria crisi nascosta dietro un muro di apparente normalità: lo sfondo è quello di piazza Navona, deserta, di notte, bellissima.
“Lasciarsi un giorno a Roma. Lasciarsi e poi dimenticarsi…”, è un verso di una canzone di Niccolò Fabi del 1998 il cui titolo ha ispirato il film diretto e interpretato da Edoardo Leo. Un film che parla di coppie e di sentimenti e che fotografa Roma come il grande teatro in cui queste storie sono ambientate: solo che in questo caso ad essere messa in scena è la fine di un amore e non la sua nascita come la bellezza di questa città porterebbe a pensare. Il fascino millenario di Roma incide nel racconto con il suo tratto distintivo, sottolineando gioie e dolori, risate e lacrime dei protagonisti. La prospettiva è spesso inedita, come quella che può regalare un giro in battello sul Tevere: che con le chiatte, le piste ciclabili sul lungotevere, i ponti – una scena su ponte Sisto segna l’inizio e la conclusione del film – è onnipresente nel suo eterno scorrere quasi a simboleggiare il passare del tempo, apparentemente uguale a se stesso, nonostante l’ineluttabilità dei cambiamenti.
Separarsi dopo 10 anni significa lasciare non solo il partner, ma tutto un mondo di amicizie, di rapporti, di consuetudini, di sicurezze. Un universo che finiremmo per perdere. L’amicizia tra Tommaso e Umberto (Stefano Fresi), che sta vivendo una crisi analoga, è molto forte e quando diventa inevitabile parlarne è proprio all’amico che Tommaso confida la propria crisi nascosta dietro un muro di apparente normalità: lo sfondo è quello di piazza Navona, deserta, di notte, bellissima.
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Tommaso, scrittore che arrotonda rispondendo ad una posta del cuore sotto pseudonimo, un giorno riceve una lettera da Zoe, sua compagna da 10 anni che, inconsapevolmente, gli chiede consiglio su come lasciarlo.