“Stringiamo le schede come biglietti d’amore”
Anna Garofalo
L’opera prima di Paola Cortellesi C’è ancora domani, a cui il bianco e nero della pellicola imprime un’atmosfera neorealista, è la storia di una famiglia qualunque, ambientata nella seconda metà degli anni Quaranta, in una Roma divisa tra la spinta positiva della liberazione e le miserie della guerra da poco alle spalle.
La Cortellesi è Delia, moglie di Ivano e madre di tre figli. I ruoli di moglie e madre la definiscono e questo le basta. Valerio Mastandrea è Ivano: capo supremo e padrone della famiglia, non perde occasione di sottolineare, a volte con toni sprezzanti, altre direttamente con la cinghia, il suo duro lavoro per portare i pochi soldi a casa. Ivano ha rispetto solo per suo padre, il sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio livoroso e dispotico di cui Delia è a tutti gli effetti la badante. L’unico sollievo di Delia è l’amica Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide momenti di leggerezza e qualche intima confidenza.
La famiglia vive in un misero appartamento seminterrato i cui ambienti sono stati ricostruiti in teatro di posa a Cinecittà. La scenografa Paola Comencini ha ideato una casa che ricordasse quella di Bellissima, film del 1951 di Luchino Visconti con Anna Magnani.
Gli esterni sono invece reali e sono parte di un complesso condominiale che si trova al Testaccio in via Bodoni 98, e che fa angolo con via Torricelli, a pochi passi dalla sponda sinistra del Tevere. Attraversando un cancelletto si trova il cortile su cui affacciano le finestre dell’appartamento seminterrato che Delia apre tutte le mattine.
È primavera e tutta la famiglia è in fermento per l’imminente fidanzamento dell’amata primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano) che, dal canto suo, spera solo di sposarsi in fretta con Giulio (Francesco Centorame), un bravo ragazzo di ceto borghese, e liberarsi finalmente di quella famiglia imbarazzante.
La stessa Delia non chiede altro, accetta la vita che le è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui aspira. La routine quotidiana di Delia, dopo le faccende domestiche, procede anche fuori casa, ed è fatta di tanti piccoli lavoretti che le permettono di racimolare qualche spiccio per aiutare la famiglia. Fuori da quel cancelletto, via Bodoni si riempie di un’umanità varia che cerca di sopravvivere come può ai duri anni dell’immediato dopoguerra. Ne è parte anche Delia, che cammina a passo svelto mentre scorrono i titoli di testa sulle note punk blues di Calvin dei Blues Explosion.
La prima tappa è il palazzo dove vive la famiglia benestante di un notaio, i cui esterni sono in via della Madonna dei Monti, nel cuore dell’antico rione Monti (gli interni sono quelli di un palazzo signorile in via Cola di Rienzo); poi è la volta di una merceria (nella realtà si trova in via Locchi 4, ai Parioli); un negozio di ombrelli (situato nel quartiere di Torpignattara, lo stesso in cui Ivano gioca a carte con gli amici); la terrazza di un palazzo con vista sul Vittoriano e sui tetti e le cupole di Roma. Nel tragitto si imbatte in un posto di blocco americano che sosta in via Flavio Gioia all’altezza del lungotevere Testaccio a pochi passi da via Bodoni, dove fa conoscenza con il soldato William.
Il mercato di Testaccio dove Marisa ha una bancarella di frutta e verdura è ricostruito in piazza Testaccio, mentre il vicolo con scalinata dove Delia e Marisa si concedono una pausa fumando una sigaretta, che sembra essere a due passi dal mercato, è in realtà via degli Ibernesi nel rione Monti.
Percorrendo la tortuosa via di Monte Testaccio, una strada semideserta con locali chiusi e in parte fatiscenti, nei pressi del civico 72 Delia si imbatte in Nino (Vinicio Marchioni), un amore di gioventù che qui vive ed ha la sua officina.
Il forno, l’alimentari e la macelleria davanti alla quale le donne fanno la fila con la tessera per ricevere pasta e altri beni si trovano in via Antonio Cecchi. Tra i civici 24 e 26, l’insegna della macelleria è quella del film ed è ancora visibile. Girato l'angolo, percorrendo pochi passi, si trova la gelateria Moretti appartenente alla famiglia di Giulio, ovvero lo storico bar Giolitti di via Amerigo Vespucci 35, un’istituzione del quartiere, aperto sin dal 1914.
La Cortellesi cambia zona invece per girare i flashback dell’innamoramento di Delia e Ivano scegliendo i vicoli di Trastevere, dove si trova anche la Chiesa di Santa Maria in Cappella, location del loro matrimonio. La scena della scuola è girata nell’ex ospedale Carlo Forlanini, nel quartiere Monteverde, e la scenografica scalinata di ingresso era un tempo l’ingresso dell’obitorio.
Anche la chiesa dove Delia e la sua famiglia assistono alla funzione religiosa non si trova al Testaccio ma nel rione Sant’Angelo: si tratta di Santa Caterina dei Funari e sul suo sagrato arriva una notizia che potrebbe mandare all’aria i piani di Delia. Quelli maturati dopo l’arrivo di una misteriosa lettera con la quale troverà il coraggio di immaginare un futuro migliore. Non solo per lei.
“Stringiamo le schede come biglietti d’amore”
Anna Garofalo
L’opera prima di Paola Cortellesi C’è ancora domani, a cui il bianco e nero della pellicola imprime un’atmosfera neorealista, è la storia di una famiglia qualunque, ambientata nella seconda metà degli anni Quaranta, in una Roma divisa tra la spinta positiva della liberazione e le miserie della guerra da poco alle spalle.
La Cortellesi è Delia, moglie di Ivano e madre di tre figli. I ruoli di moglie e madre la definiscono e questo le basta. Valerio Mastandrea è Ivano: capo supremo e padrone della famiglia, non perde occasione di sottolineare, a volte con toni sprezzanti, altre direttamente con la cinghia, il suo duro lavoro per portare i pochi soldi a casa. Ivano ha rispetto solo per suo padre, il sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio livoroso e dispotico di cui Delia è a tutti gli effetti la badante. L’unico sollievo di Delia è l’amica Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide momenti di leggerezza e qualche intima confidenza.
La famiglia vive in un misero appartamento seminterrato i cui ambienti sono stati ricostruiti in teatro di posa a Cinecittà. La scenografa Paola Comencini ha ideato una casa che ricordasse quella di Bellissima, film del 1951 di Luchino Visconti con Anna Magnani.
Gli esterni sono invece reali e sono parte di un complesso condominiale che si trova al Testaccio in via Bodoni 98, e che fa angolo con via Torricelli, a pochi passi dalla sponda sinistra del Tevere. Attraversando un cancelletto si trova il cortile su cui affacciano le finestre dell’appartamento seminterrato che Delia apre tutte le mattine.
È primavera e tutta la famiglia è in fermento per l’imminente fidanzamento dell’amata primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano) che, dal canto suo, spera solo di sposarsi in fretta con Giulio (Francesco Centorame), un bravo ragazzo di ceto borghese, e liberarsi finalmente di quella famiglia imbarazzante.
La stessa Delia non chiede altro, accetta la vita che le è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui aspira. La routine quotidiana di Delia, dopo le faccende domestiche, procede anche fuori casa, ed è fatta di tanti piccoli lavoretti che le permettono di racimolare qualche spiccio per aiutare la famiglia. Fuori da quel cancelletto, via Bodoni si riempie di un’umanità varia che cerca di sopravvivere come può ai duri anni dell’immediato dopoguerra. Ne è parte anche Delia, che cammina a passo svelto mentre scorrono i titoli di testa sulle note punk blues di Calvin dei Blues Explosion.
La prima tappa è il palazzo dove vive la famiglia benestante di un notaio, i cui esterni sono in via della Madonna dei Monti, nel cuore dell’antico rione Monti (gli interni sono quelli di un palazzo signorile in via Cola di Rienzo); poi è la volta di una merceria (nella realtà si trova in via Locchi 4, ai Parioli); un negozio di ombrelli (situato nel quartiere di Torpignattara, lo stesso in cui Ivano gioca a carte con gli amici); la terrazza di un palazzo con vista sul Vittoriano e sui tetti e le cupole di Roma. Nel tragitto si imbatte in un posto di blocco americano che sosta in via Flavio Gioia all’altezza del lungotevere Testaccio a pochi passi da via Bodoni, dove fa conoscenza con il soldato William.
Il mercato di Testaccio dove Marisa ha una bancarella di frutta e verdura è ricostruito in piazza Testaccio, mentre il vicolo con scalinata dove Delia e Marisa si concedono una pausa fumando una sigaretta, che sembra essere a due passi dal mercato, è in realtà via degli Ibernesi nel rione Monti.
Percorrendo la tortuosa via di Monte Testaccio, una strada semideserta con locali chiusi e in parte fatiscenti, nei pressi del civico 72 Delia si imbatte in Nino (Vinicio Marchioni), un amore di gioventù che qui vive ed ha la sua officina.
Il forno, l’alimentari e la macelleria davanti alla quale le donne fanno la fila con la tessera per ricevere pasta e altri beni si trovano in via Antonio Cecchi. Tra i civici 24 e 26, l’insegna della macelleria è quella del film ed è ancora visibile. Girato l'angolo, percorrendo pochi passi, si trova la gelateria Moretti appartenente alla famiglia di Giulio, ovvero lo storico bar Giolitti di via Amerigo Vespucci 35, un’istituzione del quartiere, aperto sin dal 1914.
La Cortellesi cambia zona invece per girare i flashback dell’innamoramento di Delia e Ivano scegliendo i vicoli di Trastevere, dove si trova anche la Chiesa di Santa Maria in Cappella, location del loro matrimonio. La scena della scuola è girata nell’ex ospedale Carlo Forlanini, nel quartiere Monteverde, e la scenografica scalinata di ingresso era un tempo l’ingresso dell’obitorio.
Anche la chiesa dove Delia e la sua famiglia assistono alla funzione religiosa non si trova al Testaccio ma nel rione Sant’Angelo: si tratta di Santa Caterina dei Funari e sul suo sagrato arriva una notizia che potrebbe mandare all’aria i piani di Delia. Quelli maturati dopo l’arrivo di una misteriosa lettera con la quale troverà il coraggio di immaginare un futuro migliore. Non solo per lei.
Premio del Pubblico e Menzione Speciale Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas - Festa del Cinema di Roma 2023 – David di Donatello 2024: Miglior esordio alla regia a Paola Cortellesi / Migliore sceneggiatura originale a Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi / Migliore attrice protagonista a Paola Cortellesi / Miglior attrice non protagonista a Emanuela Fanelli / David Giovani / David dello Spettatore
Roma, seconda metà degli anni Quaranta. Delia è la moglie di Ivano, la madre di tre figli. Ivano lavora duro per portare i pochi soldi a casa e non perde occasione di sottolinearlo. È primavera e tutta la famiglia è in fermento per l’imminente fidanzamento della primogenita Marcella, che, dal canto suo, spera solo di sposarsi in fretta con un bravo ragazzo di ceto borghese, Giulio, e liberarsi finalmente di quella famiglia imbarazzante. Anche Delia non chiede altro, accetta la vita che le è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui aspira. L’arrivo di una lettera misteriosa le accenderà il coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro migliore, non solo per lei.