Il tempo che ci vuole è il racconto autobiografico del rapporto di Francesca Comencini (qui interpretata da adulta da Romana Maggiora Vergano) con il padre Luigi (Fabrizio Gifuni) e di come la passione per il cinema li abbia accomunati e allo stesso tempo divisi.
“Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora sono abbastanza anziana ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli grazie”.
È il racconto di come, da bambina, la piccola Francesca frequentasse i set del padre, quelli dell’indimenticabile Pinocchio, in cui pulsava la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore… e di come in quei mondi lei si perdesse. Crescendo, l’incanto svanisce e tra la figlia e il padre si crea una frattura. Lei pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero.
A fare da sfondo a questo racconto intimo, la storia d’Italia che scorre: sono gli anni delle stragi, delle rivoluzioni sociali, della comparsa delle droghe, che stravolsero la vita di una intera generazione.
Le riprese si sono svolte principalmente a Roma a partire dalla fine di agosto 2023.
Il tempo che ci vuole è il racconto autobiografico del rapporto di Francesca Comencini (qui interpretata da adulta da Romana Maggiora Vergano) con il padre Luigi (Fabrizio Gifuni) e di come la passione per il cinema li abbia accomunati e allo stesso tempo divisi.
“Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora sono abbastanza anziana ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli grazie”.
È il racconto di come, da bambina, la piccola Francesca frequentasse i set del padre, quelli dell’indimenticabile Pinocchio, in cui pulsava la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore… e di come in quei mondi lei si perdesse. Crescendo, l’incanto svanisce e tra la figlia e il padre si crea una frattura. Lei pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero.
A fare da sfondo a questo racconto intimo, la storia d’Italia che scorre: sono gli anni delle stragi, delle rivoluzioni sociali, della comparsa delle droghe, che stravolsero la vita di una intera generazione.
Le riprese si sono svolte principalmente a Roma a partire dalla fine di agosto 2023.
Un padre e sua figlia abitano le stanze dell’infanzia: l’infanzia di lei e l’infanzia magica del racconto di Pinocchio, il film al quale sta lavorando lui. Il padre racconta alla figlia del suo lavoro e la ascolta, la osserva, le parla con serietà, compostezza, rispetto, come si parlerebbe non a un’adulta ma a una persona intera sì, la persona che è una bambina. La bambina visita i set del padre, in cui pulsa la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore. E lei si perde in quei mondi. La figlia diventa una ragazza, l’incanto di quel limbo tra loro svanisce, la figlia lo sente, capisce che la rottura con l’infanzia è irreparabile. Lo capisce da come il padre la guarda. Pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero. La figlia si droga e continua a tornare a casa cercando di fare finta di niente. Il padre all’inizio è disarmato, poi prende posizione e decide che non farà finta di niente. Smaschera la figlia, si affaccia su quell’abisso, con poche parole e molta presenza la porta via con sé, a Parigi.