Il romanzo Anna di Niccolò Ammaniti è stato pubblicato nel 2015. Il mondo reale avrebbe conosciuto le conseguenze nefaste dell’epidemia da Covid-19 sei mesi dopo l’inizio delle riprese dell’omonima serie tv.
Nelle prime sequenze della serie ritroviamo un mondo alle prese con una pandemia che ha sterminato gli adulti. Palermo è la principale ambientazione, introdotta da una panoramica di una città in macerie, avvolta da un silenzio surreale, abbandonata a se stessa: il Teatro Politeama Garibaldi in piazza Ruggero è semidistrutto dall’incuria.
Mentre Anna (Giulia Dragotto) cerca di sopravvivere ad un gruppo di ragazzi conosciuti come i Blu e alle angherie della loro leader, l'adolescente Angelica, il fratellino Astor (Alessandro Pecorella) percorre una città della quale, tra rifiuti e automobili abbandonate, si riconoscono alcuni scorci: la scalinata che porta a Palazzo Pretorio invasa da cumuli di abiti abbandonati, in cui le uniche forme di vita sono gabbiani e cani randagi in cerca di cibo; il cinquecentesco Palazzo Branciforte, dove Astor incontra un altro bambino e scopre l'arte dell’opera dei pupi; la passeggiata della Marina; la fiera del Mediterraneo “camuffata” in interni ed esterni per simulare un quartiere abbandonato; l’ippodromo La Favorita; la discesa Caracciolo del mercato storico Vucciria; l’area del porto e dei cantieri navali. “Dio c’era” è la scritta che campeggia su uno striscione improvvisato in piazza Giulio Cesare, quasi un monito per chi oltrepassa l’ingresso monumentale di via Roma: sullo sfondo lo skyline del monte Pellegrino protegge quel che resta dell’abitato. Anche il tratto più sporgente del lungomare Amerigo Vespucci di Isola delle Femmine, comune della città metropolitana di Palermo, ha prestato i propri scorci alle esigenze sceniche.
Attraverso continui flashback si scopre come tutto è iniziato: la gente inizia a morire lentamente, colta da una tosse che non lascia scampo e con la pelle ricoperta di macchie. Il virus che sta creando questo scempio si chiama “la Rossa”. Il Liceo Classico Internazionale Giovanni Meli, è nella finzione la scuola elementare frequentata dalla piccola Anna.
Tantissimi gli spazi verdi o le strade secondarie, non sempre riconoscibili, utilizzati per rappresentare un’isola post apocalittica dove la natura ha ripreso possesso dei propri spazi, abitata da animali e comunità sparse di piccoli sopravvissuti, tutti sotto i 14 anni, dove le regole del passato non valgono più sostituite dalla legge del più forte: Porto Empedocle, nell’agrigentino; Salemi e la verdeggiante valle del Belice, travolta dal terremoto del 1968, con le limitrofe località di Gibellina e Santa Ninfa; Mazara del Vallo dove è visibile il tratto di lungomare con la chiesetta di San Vito Martire.
La comunità guidata da Angelica (Clara Tramontano) ha come base la villa dove un tempo viveva con i genitori e la sorella – identificabile con Villa Valguarnera a Bagheria – trasformata in uno spettrale “teatro vivente”, dove si scimmiottano i reality show che in un passato lontano invadevano le emittenti televisive e si compiono riti ancestrali e crudeli sottomissioni, in cui i premi e le punizioni in palio coincidono con la vita e la morte. L’altra dimora del Settecento di Bagheria visibile nella serie, “nascosta” da montagne di abiti dismessi, è Palazzo Cutò.
Il lago chiamato “il canneto” che accoglie la casa-roulotte di Pietro (Giovanni Mavilla), l’unico amico di Anna, è in realtà la diga Rosamarina di Caccamo, il bacino artificiale più grande della Sicilia. Il ragazzo è cresciuto con la convinzione che le anime dei morti vanno verso l’Etna, passano attraverso il cratere e entrano in una dimensione in cui sono finalmente libere ed è qui che decide di dirigersi assieme ad Anna, con la speranza di veder fluttuare alcune di queste anime: per girare le scene sul vulcano, la troupe si è spinta a 3000 metri di quota, sul versante sud, dove si trovano i crateri Barbagallo.
Nel messinese, un autogrill dismesso, “Barracca Ovest”, sull’A18 Messina-Catania nei pressi di Santa Teresa di Riva, ha inscenato un luogo in cui un tempo scorreva la vita, ora abbandonato. Il continente è l’unica speranza di Anna per trovare una salvezza: forse dall’altra parte di quel tratto di mare che separa Sicilia e Calabria esiste ancora qualche adulto e magari una cura per il virus! La troupe ha girato nei pressi del pilone di Torre Faro, il traliccio della linea elettrica in disuso che svetta sullo stretto di Messina.
Alcune scene sono state infine girate anche all'interno degli studios di Cinecittà.
Il romanzo Anna di Niccolò Ammaniti è stato pubblicato nel 2015. Il mondo reale avrebbe conosciuto le conseguenze nefaste dell’epidemia da Covid-19 sei mesi dopo l’inizio delle riprese dell’omonima serie tv.
Nelle prime sequenze della serie ritroviamo un mondo alle prese con una pandemia che ha sterminato gli adulti. Palermo è la principale ambientazione, introdotta da una panoramica di una città in macerie, avvolta da un silenzio surreale, abbandonata a se stessa: il Teatro Politeama Garibaldi in piazza Ruggero è semidistrutto dall’incuria.
Mentre Anna (Giulia Dragotto) cerca di sopravvivere ad un gruppo di ragazzi conosciuti come i Blu e alle angherie della loro leader, l'adolescente Angelica, il fratellino Astor (Alessandro Pecorella) percorre una città della quale, tra rifiuti e automobili abbandonate, si riconoscono alcuni scorci: la scalinata che porta a Palazzo Pretorio invasa da cumuli di abiti abbandonati, in cui le uniche forme di vita sono gabbiani e cani randagi in cerca di cibo; il cinquecentesco Palazzo Branciforte, dove Astor incontra un altro bambino e scopre l'arte dell’opera dei pupi; la passeggiata della Marina; la fiera del Mediterraneo “camuffata” in interni ed esterni per simulare un quartiere abbandonato; l’ippodromo La Favorita; la discesa Caracciolo del mercato storico Vucciria; l’area del porto e dei cantieri navali. “Dio c’era” è la scritta che campeggia su uno striscione improvvisato in piazza Giulio Cesare, quasi un monito per chi oltrepassa l’ingresso monumentale di via Roma: sullo sfondo lo skyline del monte Pellegrino protegge quel che resta dell’abitato. Anche il tratto più sporgente del lungomare Amerigo Vespucci di Isola delle Femmine, comune della città metropolitana di Palermo, ha prestato i propri scorci alle esigenze sceniche.
Attraverso continui flashback si scopre come tutto è iniziato: la gente inizia a morire lentamente, colta da una tosse che non lascia scampo e con la pelle ricoperta di macchie. Il virus che sta creando questo scempio si chiama “la Rossa”. Il Liceo Classico Internazionale Giovanni Meli, è nella finzione la scuola elementare frequentata dalla piccola Anna.
Tantissimi gli spazi verdi o le strade secondarie, non sempre riconoscibili, utilizzati per rappresentare un’isola post apocalittica dove la natura ha ripreso possesso dei propri spazi, abitata da animali e comunità sparse di piccoli sopravvissuti, tutti sotto i 14 anni, dove le regole del passato non valgono più sostituite dalla legge del più forte: Porto Empedocle, nell’agrigentino; Salemi e la verdeggiante valle del Belice, travolta dal terremoto del 1968, con le limitrofe località di Gibellina e Santa Ninfa; Mazara del Vallo dove è visibile il tratto di lungomare con la chiesetta di San Vito Martire.
La comunità guidata da Angelica (Clara Tramontano) ha come base la villa dove un tempo viveva con i genitori e la sorella – identificabile con Villa Valguarnera a Bagheria – trasformata in uno spettrale “teatro vivente”, dove si scimmiottano i reality show che in un passato lontano invadevano le emittenti televisive e si compiono riti ancestrali e crudeli sottomissioni, in cui i premi e le punizioni in palio coincidono con la vita e la morte. L’altra dimora del Settecento di Bagheria visibile nella serie, “nascosta” da montagne di abiti dismessi, è Palazzo Cutò.
Il lago chiamato “il canneto” che accoglie la casa-roulotte di Pietro (Giovanni Mavilla), l’unico amico di Anna, è in realtà la diga Rosamarina di Caccamo, il bacino artificiale più grande della Sicilia. Il ragazzo è cresciuto con la convinzione che le anime dei morti vanno verso l’Etna, passano attraverso il cratere e entrano in una dimensione in cui sono finalmente libere ed è qui che decide di dirigersi assieme ad Anna, con la speranza di veder fluttuare alcune di queste anime: per girare le scene sul vulcano, la troupe si è spinta a 3000 metri di quota, sul versante sud, dove si trovano i crateri Barbagallo.
Nel messinese, un autogrill dismesso, “Barracca Ovest”, sull’A18 Messina-Catania nei pressi di Santa Teresa di Riva, ha inscenato un luogo in cui un tempo scorreva la vita, ora abbandonato. Il continente è l’unica speranza di Anna per trovare una salvezza: forse dall’altra parte di quel tratto di mare che separa Sicilia e Calabria esiste ancora qualche adulto e magari una cura per il virus! La troupe ha girato nei pressi del pilone di Torre Faro, il traliccio della linea elettrica in disuso che svetta sullo stretto di Messina.
Alcune scene sono state infine girate anche all'interno degli studios di Cinecittà.
Wildside, ARTE France, The New Life Company, Kwaï
Tutti gli adulti sono stati sterminati dal virus "la Rossa", e la Terra è abitata solo da branchi di bambini selvaggi. In una Sicilia post apocalittica, nascosti in un bosco, vivono Anna e il fratellino Astor. Un giorno Anna esce per cercare da mangiare e quando torna Astor non c’è più. Per ritrovarlo inizia un viaggio avventuroso tra ciò che resta del mondo.