Raffaello nasce in una dimora non signorile a pochi passi dal Palazzo Ducale di Urbino nel 1483, dove tutt’ora si conserva l’affresco della Madonna di Casa Santi, tra le più raffinate opere del Quattrocento marchigiano attribuito a Giovanni Santi o allo stesso Raffaello che raffigura il futuro artista con sua madre. Urbino è in quel periodo scrigno di tesori, con in testa Palazzo Ducale. Il giovane Raffaello è attratto in particolare dallo Studiolo del Duca, dove si apprezza al meglio il gusto fastoso della corte urbinate di Federico da Montefeltro. Tra i capolavori radunati nella cittadina marchigiana, Raffaello fu stimolato dal dipinto La Città ideale attribuito recentemente al Bramante e dalla Pala di Brera, dipinta da Piero della Francesca per il mausoleo del duca nella Chiesa di San Bernardino. Della sua opera d’esordio la grande Pala d’Altare di San Nicola da Tolentino si conservano solo alcuni frammenti. Il suo maestro, il Perugino, viene omaggiato con la Crocifissione Gavari (1503, National Gallery, Londra), l’Incoronazione della Vergine (1503, Musei Vaticani), lo Sposalizio della Vergine (1505, Pinacoteca di Brera).
Il periodo fiorentino va dal 1504 al 1508. Un’inquadratura di Ponte Vecchio dall’Arno introduce la Cappella Brancacci della Chiesa del Carmine, affrescata da Masolino e Masaccio dove si formò anche Raffaello. È questa la fase dei ritratti, tra cui quelli di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi (1506, Uffizi, Firenze), e delle Madonne, emblema di bellezza femminile e materna, tra cui spiccano la Madonna del Cardellino (1506, Uffizi), la Belle Jardinière (1508, Louvre), la Pala Baglioni (1507, la parte centrale, la Deposizione Borghese conservata nella Galleria Borghese a Roma), la Madonna del Baldacchino (1506-1508, Galleria Palatina, Firenze), rimasta incompiuta a causa del repentino trasferimento a Roma.
“Se Firenze mi ha plasmato, Roma mi ha consacrato”. È il 1508 quando papa Giulio II della Rovere chiama a sé Michelangelo, 33 anni a cui commissiona di dipingere la volta della Cappella Sistina, e Raffaello, 25 anni, a cui chiede di decorare il futuro appartamento privato del papa, che sarebbe divenuto il percorso delle Stanze di Raffaello nei Musei Vaticani: la Stanza della Segnatura, contenente La Scuola di Atene, e la Stanza di Eliodoro, con La Liberazione di San Pietro. Il successore Leone X de’ Medici gli commissionò il progetto decorativo delle altre due stanze: la Stanza dell’Incendio di Borgo e la Sala di Costantino, che non potè concludere. Oltre alle stanze papali, Raffaello realizza tavole d’altare, come la Madonna di Foligno, la Madonna col Bambino Sgambettante, la Madonna Sistina, famosa per i due angioletti che si affacciano in basso pensosi, tra le realizzazioni più popolari del Sanzio e della cultura figurativa del Rinascimento. In Vaticano Raffaello affrescò anche l’appartamento del Cardinal Bibbiena. Il 26 dicembre del 1519 venivano esposti nella Cappella Sistina, di cui solo pochi anni prima Michelangelo aveva terminato l’affresco della volta, gli arazzi che Raffaello realizzò in soli 4 anni. Ed è sempre Raffaello ad affrescare la Villa Farnesina (Trionfo di Galatea, Loggia di Psiche), nel periodo del suo amore per la Fornarina, ritratta in diverse opere: mentre non è certo che il dipinto che porta il suo nome a Palazzo Barberini ritragga proprio l’amata, è probabile che sia la Velata (1516, Galleria Palatina, Firenze), a tramandarcene le sembianze. Raffaello sta lavorando alla Trasfigurazione quando, il 6 aprile 1520, muore dopo una breve malattia. La sua tomba, nel Pantheon, riporta un epitaffio scritto da Pietro Bembo “Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire”.
Raffaello nasce in una dimora non signorile a pochi passi dal Palazzo Ducale di Urbino nel 1483, dove tutt’ora si conserva l’affresco della Madonna di Casa Santi, tra le più raffinate opere del Quattrocento marchigiano attribuito a Giovanni Santi o allo stesso Raffaello che raffigura il futuro artista con sua madre. Urbino è in quel periodo scrigno di tesori, con in testa Palazzo Ducale. Il giovane Raffaello è attratto in particolare dallo Studiolo del Duca, dove si apprezza al meglio il gusto fastoso della corte urbinate di Federico da Montefeltro. Tra i capolavori radunati nella cittadina marchigiana, Raffaello fu stimolato dal dipinto La Città ideale attribuito recentemente al Bramante e dalla Pala di Brera, dipinta da Piero della Francesca per il mausoleo del duca nella Chiesa di San Bernardino. Della sua opera d’esordio la grande Pala d’Altare di San Nicola da Tolentino si conservano solo alcuni frammenti. Il suo maestro, il Perugino, viene omaggiato con la Crocifissione Gavari (1503, National Gallery, Londra), l’Incoronazione della Vergine (1503, Musei Vaticani), lo Sposalizio della Vergine (1505, Pinacoteca di Brera).
Il periodo fiorentino va dal 1504 al 1508. Un’inquadratura di Ponte Vecchio dall’Arno introduce la Cappella Brancacci della Chiesa del Carmine, affrescata da Masolino e Masaccio dove si formò anche Raffaello. È questa la fase dei ritratti, tra cui quelli di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi (1506, Uffizi, Firenze), e delle Madonne, emblema di bellezza femminile e materna, tra cui spiccano la Madonna del Cardellino (1506, Uffizi), la Belle Jardinière (1508, Louvre), la Pala Baglioni (1507, la parte centrale, la Deposizione Borghese conservata nella Galleria Borghese a Roma), la Madonna del Baldacchino (1506-1508, Galleria Palatina, Firenze), rimasta incompiuta a causa del repentino trasferimento a Roma.
“Se Firenze mi ha plasmato, Roma mi ha consacrato”. È il 1508 quando papa Giulio II della Rovere chiama a sé Michelangelo, 33 anni a cui commissiona di dipingere la volta della Cappella Sistina, e Raffaello, 25 anni, a cui chiede di decorare il futuro appartamento privato del papa, che sarebbe divenuto il percorso delle Stanze di Raffaello nei Musei Vaticani: la Stanza della Segnatura, contenente La Scuola di Atene, e la Stanza di Eliodoro, con La Liberazione di San Pietro. Il successore Leone X de’ Medici gli commissionò il progetto decorativo delle altre due stanze: la Stanza dell’Incendio di Borgo e la Sala di Costantino, che non potè concludere. Oltre alle stanze papali, Raffaello realizza tavole d’altare, come la Madonna di Foligno, la Madonna col Bambino Sgambettante, la Madonna Sistina, famosa per i due angioletti che si affacciano in basso pensosi, tra le realizzazioni più popolari del Sanzio e della cultura figurativa del Rinascimento. In Vaticano Raffaello affrescò anche l’appartamento del Cardinal Bibbiena. Il 26 dicembre del 1519 venivano esposti nella Cappella Sistina, di cui solo pochi anni prima Michelangelo aveva terminato l’affresco della volta, gli arazzi che Raffaello realizzò in soli 4 anni. Ed è sempre Raffaello ad affrescare la Villa Farnesina (Trionfo di Galatea, Loggia di Psiche), nel periodo del suo amore per la Fornarina, ritratta in diverse opere: mentre non è certo che il dipinto che porta il suo nome a Palazzo Barberini ritragga proprio l’amata, è probabile che sia la Velata (1516, Galleria Palatina, Firenze), a tramandarcene le sembianze. Raffaello sta lavorando alla Trasfigurazione quando, il 6 aprile 1520, muore dopo una breve malattia. La sua tomba, nel Pantheon, riporta un epitaffio scritto da Pietro Bembo “Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire”.
La vita di Raffaello attraverso le opere realizzate nelle tre fasi della sua vita a Urbino, città natale, a Firenze, che lo plasmò, a Roma che lo consacrò tra i più grandi artisti di sempre.