Paolo Virzì firma la regia di un film ambientato a Roma in un futuro non troppo remoto. Dopo tre anni senza pioggia la città eterna – assetata, quasi deserta e sempre assolata – è lo specchio di una comunità spaventata, rabbiosa, arida, che muore di sete e di sonno, pervasa dalla siccità anche sentimentalmente ed emotivamente.
La macchina da presa mostra una capitale la cui arteria principale, il Tevere, è ormai inesistente. Resta solo il solco del suo passaggio, sovrastato dai numerosi ponti: vi si riconoscono, tra gli altri ponte Sant’Angelo e ponte Vittorio Emanuele, con piazza San Pietro e via della Conciliazione ben visibili nelle riprese panoramiche del fiume in secca; il ponte dell’Industria, nel cuore del quartiere Ostiense con il Gazometro a pochi passi; il ponte della Musica; il ponte Duca d’Aosta su lungotevere Flaminio, attraversato da un’auto sportiva in corsa.
Roma è ripresa a tutto campo, per dare spazio alle varie estrazioni sociali dei personaggi. Al lungotevere che costeggia quello che una volta era il fiume cittadino si aggiungono altri luoghi iconici della città: il Colosseo e i fori, che hanno attraversato i millenni nonostante le intemperie e la mano dell’uomo, piazza dei Santi Luca e Martina, piazza di Spagna e Trinità dei Monti, piazza del Popolo e via Veneto, in ricordo di fasti ormai andati e di una bellezza che, nonostante tutto, non si arrende a sfiorire. Loris (Valerio Mastandrea) un tempo era l’autista del presidente, ora li attraversa confuso nella macchina polverosa con cui traghetta turisti e altri personaggi veri e immaginari.
In una città dove le differenze sociali si fanno ancora più evidenti, c’è chi non perde la speranza – nel cortile del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia un’orchestra tiene concerti benefici di musica barocca, con lo slogan “Roma ce la farà” – e chi invece approfitta della disperazione dei suoi abitanti. Tra la gente comune, infatti, l’acqua è razionata, mentre tra i benestanti il problema sembra non sussistere.
La contestatissima Fontedoro Thermarium e Spa e la terrazza di Valentina (Monica Bellucci) sono dotate di piscina/jacuzzi perfettamente funzionante: entrambi i luoghi sono angolature diverse di Villa Agrippina Gran Hotel Meliá, struttura ricettiva situata in via del Gianicolo 3 (alcuni interni del Fontedoro sono quelli dell’Hotel Palazzo Naiadi in piazza della Repubblica 47). A Raffaella (Emanuela Fanelli) spetta il compito di convincere l’opinione pubblica che il resort di proprietà della sua famiglia non utilizza acqua pubblica: la donna, convinta di riuscire a risolvere il problema idrico, cerca di coinvolgere le istituzioni e la si vede sostare in piazza del Campidoglio, prima di raggiungere il Wacht Club Tevere al Porto Romano (Fiumicino) per lasciare un “ricordino” al marito.
Sara (Claudia Pandolfi) e Luca (Vinicio Marchioni) vivono in un appartamento in via della Frezza, non distante da via del Corso; l’ospedale San Raffaele di Velletri presta gli interni alla struttura dove lavora lei come medico; lo studio legale di lui è invece l’Associazione nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, in piazza Adriana 3.
Qualcuno, come Alfredo (Tommaso Ragno), si improvvisa influencer: dal suo appartamento in piazza Ragusa dispensa consigli su come risparmiare l’acqua; scopriamo che è stato un attore quando gli viene proposta una particina al teatro India, su lungotevere Vittorio Gassman 1. Altri, come Antonio (Silvio Orlando), preferiscono vivere protetti dalle mura di un carcere (Rebibbia) piuttosto che addentrarsi in una città che non riconoscono più.
Spaziando dal centro storico alle periferie, la macchina da presa di Virzì attraversa, tra le altre, anche via Marsala, che costeggia la stazione Termini, dove sostano alcune associazioni di volontariato, il quartiere e la stazione Tiburtina, San Lorenzo, Torre Maura, le facciate cupe del complesso residenziale del Corviale.
Paolo Virzì firma la regia di un film ambientato a Roma in un futuro non troppo remoto. Dopo tre anni senza pioggia la città eterna – assetata, quasi deserta e sempre assolata – è lo specchio di una comunità spaventata, rabbiosa, arida, che muore di sete e di sonno, pervasa dalla siccità anche sentimentalmente ed emotivamente.
La macchina da presa mostra una capitale la cui arteria principale, il Tevere, è ormai inesistente. Resta solo il solco del suo passaggio, sovrastato dai numerosi ponti: vi si riconoscono, tra gli altri ponte Sant’Angelo e ponte Vittorio Emanuele, con piazza San Pietro e via della Conciliazione ben visibili nelle riprese panoramiche del fiume in secca; il ponte dell’Industria, nel cuore del quartiere Ostiense con il Gazometro a pochi passi; il ponte della Musica; il ponte Duca d’Aosta su lungotevere Flaminio, attraversato da un’auto sportiva in corsa.
Roma è ripresa a tutto campo, per dare spazio alle varie estrazioni sociali dei personaggi. Al lungotevere che costeggia quello che una volta era il fiume cittadino si aggiungono altri luoghi iconici della città: il Colosseo e i fori, che hanno attraversato i millenni nonostante le intemperie e la mano dell’uomo, piazza dei Santi Luca e Martina, piazza di Spagna e Trinità dei Monti, piazza del Popolo e via Veneto, in ricordo di fasti ormai andati e di una bellezza che, nonostante tutto, non si arrende a sfiorire. Loris (Valerio Mastandrea) un tempo era l’autista del presidente, ora li attraversa confuso nella macchina polverosa con cui traghetta turisti e altri personaggi veri e immaginari.
In una città dove le differenze sociali si fanno ancora più evidenti, c’è chi non perde la speranza – nel cortile del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia un’orchestra tiene concerti benefici di musica barocca, con lo slogan “Roma ce la farà” – e chi invece approfitta della disperazione dei suoi abitanti. Tra la gente comune, infatti, l’acqua è razionata, mentre tra i benestanti il problema sembra non sussistere.
La contestatissima Fontedoro Thermarium e Spa e la terrazza di Valentina (Monica Bellucci) sono dotate di piscina/jacuzzi perfettamente funzionante: entrambi i luoghi sono angolature diverse di Villa Agrippina Gran Hotel Meliá, struttura ricettiva situata in via del Gianicolo 3 (alcuni interni del Fontedoro sono quelli dell’Hotel Palazzo Naiadi in piazza della Repubblica 47). A Raffaella (Emanuela Fanelli) spetta il compito di convincere l’opinione pubblica che il resort di proprietà della sua famiglia non utilizza acqua pubblica: la donna, convinta di riuscire a risolvere il problema idrico, cerca di coinvolgere le istituzioni e la si vede sostare in piazza del Campidoglio, prima di raggiungere il Wacht Club Tevere al Porto Romano (Fiumicino) per lasciare un “ricordino” al marito.
Sara (Claudia Pandolfi) e Luca (Vinicio Marchioni) vivono in un appartamento in via della Frezza, non distante da via del Corso; l’ospedale San Raffaele di Velletri presta gli interni alla struttura dove lavora lei come medico; lo studio legale di lui è invece l’Associazione nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, in piazza Adriana 3.
Qualcuno, come Alfredo (Tommaso Ragno), si improvvisa influencer: dal suo appartamento in piazza Ragusa dispensa consigli su come risparmiare l’acqua; scopriamo che è stato un attore quando gli viene proposta una particina al teatro India, su lungotevere Vittorio Gassman 1. Altri, come Antonio (Silvio Orlando), preferiscono vivere protetti dalle mura di un carcere (Rebibbia) piuttosto che addentrarsi in una città che non riconoscono più.
Spaziando dal centro storico alle periferie, la macchina da presa di Virzì attraversa, tra le altre, anche via Marsala, che costeggia la stazione Termini, dove sostano alcune associazioni di volontariato, il quartiere e la stazione Tiburtina, San Lorenzo, Torre Maura, le facciate cupe del complesso residenziale del Corviale.
David di Donatello 2023: Miglior attrice non protagonista (Emanuela Fanelli) - Migliori effetti visivi vfx (Marco Geracitano)
A Roma non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Nella città che muore di sete e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro esistenze sono legate in un unico disegno, mentre cercano ognuno la propria redenzione.