Nelle prime scene del film il giovane Giovanni Comini (Francesco Patanè), convinto sostenitore del regime fascista, attraversa in divisa piazza della piazza della Vittoria, a Brescia lasciandosi alle spalle il Palazzo delle Poste per raggiungere la famiglia che ha organizzato per lui un piccolo ricevimento. La piazza fu costruita proprio sotto il regime, fra il 1927 e il 1932, su progetto dell'architetto e urbanista Marcello Piacentini. Il palazzo dove campeggia la scritta “Casa del fascio di Brescia”, dove si insedia il giovane federale appena nominato, è in realtà la sede dell’Istituto storico e di cultura dell’Arma del Genio, che si trova a Roma su lungotevere della Vittoria 31 e fu costruito appositamente nel 1939 per accogliere il museo.
Poco dopo la nomina Comini viene convocato a Roma, a palazzo Venezia, dove gli verrà chiesto di tenere d’occhio il “Vate” Gabriele D’Annunzio, che preoccupa il Duce e rischia di mettere in pericolo il suo piano di espansione. L’ingresso nel palazzo è preceduto da una lunga passeggiata sotto il colonnato del Vittoriano, dove dall’altro il federale si affaccia su piazza Venezia tra il riecheggiare dei discorsi altisonanti di Mussolini.
Da quel momento il giovane diviene a tutti gli effetti amico e confidente del Vate (Sergio Castellitto), ospite gradito al Vittorale degli Italiani, la casa-museo di Gardone Riviera, sul lago di Garda, che D’Annunzio fece costruire nel 1921 e dove trascorse l’ultima parte della sua vita.
Nelle prime scene del film il giovane Giovanni Comini (Francesco Patanè), convinto sostenitore del regime fascista, attraversa in divisa piazza della piazza della Vittoria, a Brescia lasciandosi alle spalle il Palazzo delle Poste per raggiungere la famiglia che ha organizzato per lui un piccolo ricevimento. La piazza fu costruita proprio sotto il regime, fra il 1927 e il 1932, su progetto dell'architetto e urbanista Marcello Piacentini. Il palazzo dove campeggia la scritta “Casa del fascio di Brescia”, dove si insedia il giovane federale appena nominato, è in realtà la sede dell’Istituto storico e di cultura dell’Arma del Genio, che si trova a Roma su lungotevere della Vittoria 31 e fu costruito appositamente nel 1939 per accogliere il museo.
Poco dopo la nomina Comini viene convocato a Roma, a palazzo Venezia, dove gli verrà chiesto di tenere d’occhio il “Vate” Gabriele D’Annunzio, che preoccupa il Duce e rischia di mettere in pericolo il suo piano di espansione. L’ingresso nel palazzo è preceduto da una lunga passeggiata sotto il colonnato del Vittoriano, dove dall’altro il federale si affaccia su piazza Venezia tra il riecheggiare dei discorsi altisonanti di Mussolini.
Da quel momento il giovane diviene a tutti gli effetti amico e confidente del Vate (Sergio Castellitto), ospite gradito al Vittorale degli Italiani, la casa-museo di Gardone Riviera, sul lago di Garda, che D’Annunzio fece costruire nel 1921 e dove trascorse l’ultima parte della sua vita.
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Nel 1936 il regime affida al giovane Giovanni Comini, appena nominato federale, la delicata missione di controllare Gabriele D’Annunzio, che, ritiratosi nella propria dimora del Vittoriale, appare irrequieto e sempre più pericoloso agli occhi del Duce.