“Così ho pensato di andare verso la Grotta,
in fondo alla quale, in un paese di luce,
dorme, da cento anni, il giovane favoloso.”
Anna Maria Ortese, Pellegrinaggio alla tomba di Leopardi
L’infanzia di Giacomo trascorre lenta, a Recanati, assieme ai fratelli Carlo e Paolina, occupata in uno studio matto e disperatissimo nella biblioteca di famiglia. Unica distrazione: osservare dalla finestra la sfortunata (morirà giovanissima) Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di famiglia, a cui dedicherà l’indimenticabile A Silvia. I discendenti di Leopardi hanno messo a disposizione la villa settecentesca di proprietà della famiglia per alcune scene, in particolare la sontuosa biblioteca del primo piano, fornita di 20.000 volumi, e la camera da letto di Giacomo. I vicoli del centro storico e i paesaggi di Recanati, così come quelli di Castelfidardo e Osimo, e diverse case private, sono stati utilizzati per alcune riprese.
In questa fase della vita, Giacomo intrattiene una fitta corrispondenza con lo scrittore Pietro Giordani, che, intravedendo nel giovane grosse potenzialità, decide di andare a trovarlo. Durante la visita lo conduce, assieme al fratello Carlo, alla Santa Casa di Loreto. Se ne riconosce la fisionomia nella semioscurità, quando l’autoritario padre Monaldo, scoperta la “fuga” dei figli, li raggiunge in carrozza, per poi ascoltarli conversare, nascosto, all’interno del Santuario.
A 24 anni Giacomo va finalmente alla scoperta del mondo. A Firenze vive sotto l’ala protettiva di Antonio Ranieri, studente esule napoletano, e partecipa ai salotti letterari di via Ghibellina, animati dalla bella Fanny Targioni-Tozzetti. Durante una di queste serate, Giordani mostra ai tre giovani la Psiche Abbandonata, scultura in marmo di Pietro Tenerani, oggi custodita presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Firenze. Il terzetto amoroso tra Giacomo, Antonio e Fanny è ben sintetizzato in una scena in cui i tre giocano a mosca cieca su un prato di Fiesole. Uno degli ambienti intellettuali frequentato dal poeta è ricostruito negli ambienti della biblioteca privata della Duchessa Elena d'Aosta, parte integrante della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli.
Deluso dall’amore non corrisposto per Fanny, Giacomo si sposta a Roma con l’amico Ranieri. Il passaggio nella città eterna avviene attraverso il Parco degli Acquedotti. A Roma Giacomo va a trovare lo zio Carlo Antici e lo aspetta a lungo in una sontuosa sala. Siamo in realtà a Macerata, nella Sala Eneide del settecentesco Palazzo Buonaccorsi, oggi sede sede dei musei civici.
Un'amnistia riapre a Ranieri le porte della sua città natale, ed è qui che Leopardi, piuttosto avanti nella malattia, trascorre l’ultima parte della sua vita. Gli ambienti napoletani del poeta vengono ricostruiti tra i chiostri dell'Università Suor Orsola Benincasa, che nel 600 fungeva da cittadella monastica. Il poeta ne attraversa le rampe di scale che conducono al colle Sant’Elmo, dove sono ricreati i vicoli di Napoli; nello spogliatoio dei falegnami rivivono i bassifondi della città a cui Giacomo piace mescolarsi per sfuggire ai salotti di intellettuali; la Sala degli Angeli diviene la sagrestia di una chiesa; l’aula Schulte la stanza privata del giovane. Napoli viene dipinta nella sua veracità: lo si nota in una scena in cui il poeta, passeggiando a Piazza del Plebiscito, conversa con alcuni popolani. Qui, sotto i portici della Basilica di San Francesco di Paola, con vista sul Palazzo Reale, il Giovane Favoloso siede più volte a gustare un gelato, contravvenendo alle raccomandazioni mediche. Nel frattempo nella città scoppia il colera e le condizioni di salute di Leopardi peggiorano, ma c’è tempo per una visita a Pompei. Ranieri lo porta dunque a Villa Ferrigni a Torre del Greco. Qui, dopo aver assistito all’eruzione del Vesuvio, scriverà La Ginestra, il suo testamento poetico. La villa, ribattezzata in suo onore Villa delle Ginestre, è stata ambientata a Terzigno.
“Così ho pensato di andare verso la Grotta,
in fondo alla quale, in un paese di luce,
dorme, da cento anni, il giovane favoloso.”
Anna Maria Ortese, Pellegrinaggio alla tomba di Leopardi
L’infanzia di Giacomo trascorre lenta, a Recanati, assieme ai fratelli Carlo e Paolina, occupata in uno studio matto e disperatissimo nella biblioteca di famiglia. Unica distrazione: osservare dalla finestra la sfortunata (morirà giovanissima) Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di famiglia, a cui dedicherà l’indimenticabile A Silvia. I discendenti di Leopardi hanno messo a disposizione la villa settecentesca di proprietà della famiglia per alcune scene, in particolare la sontuosa biblioteca del primo piano, fornita di 20.000 volumi, e la camera da letto di Giacomo. I vicoli del centro storico e i paesaggi di Recanati, così come quelli di Castelfidardo e Osimo, e diverse case private, sono stati utilizzati per alcune riprese.
In questa fase della vita, Giacomo intrattiene una fitta corrispondenza con lo scrittore Pietro Giordani, che, intravedendo nel giovane grosse potenzialità, decide di andare a trovarlo. Durante la visita lo conduce, assieme al fratello Carlo, alla Santa Casa di Loreto. Se ne riconosce la fisionomia nella semioscurità, quando l’autoritario padre Monaldo, scoperta la “fuga” dei figli, li raggiunge in carrozza, per poi ascoltarli conversare, nascosto, all’interno del Santuario.
A 24 anni Giacomo va finalmente alla scoperta del mondo. A Firenze vive sotto l’ala protettiva di Antonio Ranieri, studente esule napoletano, e partecipa ai salotti letterari di via Ghibellina, animati dalla bella Fanny Targioni-Tozzetti. Durante una di queste serate, Giordani mostra ai tre giovani la Psiche Abbandonata, scultura in marmo di Pietro Tenerani, oggi custodita presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Firenze. Il terzetto amoroso tra Giacomo, Antonio e Fanny è ben sintetizzato in una scena in cui i tre giocano a mosca cieca su un prato di Fiesole. Uno degli ambienti intellettuali frequentato dal poeta è ricostruito negli ambienti della biblioteca privata della Duchessa Elena d'Aosta, parte integrante della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli.
Deluso dall’amore non corrisposto per Fanny, Giacomo si sposta a Roma con l’amico Ranieri. Il passaggio nella città eterna avviene attraverso il Parco degli Acquedotti. A Roma Giacomo va a trovare lo zio Carlo Antici e lo aspetta a lungo in una sontuosa sala. Siamo in realtà a Macerata, nella Sala Eneide del settecentesco Palazzo Buonaccorsi, oggi sede sede dei musei civici.
Un'amnistia riapre a Ranieri le porte della sua città natale, ed è qui che Leopardi, piuttosto avanti nella malattia, trascorre l’ultima parte della sua vita. Gli ambienti napoletani del poeta vengono ricostruiti tra i chiostri dell'Università Suor Orsola Benincasa, che nel 600 fungeva da cittadella monastica. Il poeta ne attraversa le rampe di scale che conducono al colle Sant’Elmo, dove sono ricreati i vicoli di Napoli; nello spogliatoio dei falegnami rivivono i bassifondi della città a cui Giacomo piace mescolarsi per sfuggire ai salotti di intellettuali; la Sala degli Angeli diviene la sagrestia di una chiesa; l’aula Schulte la stanza privata del giovane. Napoli viene dipinta nella sua veracità: lo si nota in una scena in cui il poeta, passeggiando a Piazza del Plebiscito, conversa con alcuni popolani. Qui, sotto i portici della Basilica di San Francesco di Paola, con vista sul Palazzo Reale, il Giovane Favoloso siede più volte a gustare un gelato, contravvenendo alle raccomandazioni mediche. Nel frattempo nella città scoppia il colera e le condizioni di salute di Leopardi peggiorano, ma c’è tempo per una visita a Pompei. Ranieri lo porta dunque a Villa Ferrigni a Torre del Greco. Qui, dopo aver assistito all’eruzione del Vesuvio, scriverà La Ginestra, il suo testamento poetico. La villa, ribattezzata in suo onore Villa delle Ginestre, è stata ambientata a Terzigno.
David di Donatello 2015: Migliore attore protagonista a Elio Germano - Migliore scenografia a Giancarlo Muselli - Migliori costumi a Ursula Patzak - Miglior trucco a Maurizio Silvi - Migliori acconciature a Aldo Signoretti e Alberta Giuliani / Nastro d'argento 2015: Film dell'anno a Mario Martone, Palomar ed Elio Germano / Globo d'oro 2015: Miglior film a Mario Martone / Ciak d'oro 2015: Miglior film a Mario Martone - Migliore attore protagonista a Elio Germano - Migliore sceneggiatura a Mario Martone e Ippolita Di Majo - Migliore scenografia a Giancarlo Muselli - Migliori costumi a Ursula Patzak / Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2014: Premio Pasinetti a Elio Germano - Premio Vittorio Veneto a Elio Germano - Premio AKAI a Iaia Forte - Premio Piero Piccioni a Sacha Ring
La vita di Giacomo Leopardi, dall’infanzia a Recanati, alla morte a Napoli, raccontata anche attraverso i suoi memorabili scritti. È stato presentato in concorso alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.