Una serie di omicidi investe le cronache italiane: tra questi Mino Pecorelli, assassinato con quattro colpi di pistola il 20 marzo 1979 in via Orazio a Roma, inscenato all’esterno del Teatro Mediterraneo, nel complesso della Mostra d’Oltremare a Napoli. Ancora per le strade del capoluogo partenopeo: Giorgio Ambrosoli, assassinato a Milano l’11 luglio 1979, qui rappresentato in via Morelli, al quartiere Chiaia, Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo il 3 settembre 1982, nel film in via Pasquale Leonardi Cattolica al quartiere Bagnoli. La spettacolare esplosione della macchina di Falcone che precipita presso gli ex stabilimenti Italsider chiude la sequenza degli omicidi.
Siamo a Roma, agli inizi degli anni Novanta. La segretaria affacciata alla finestra avverte Andreotti che “sta arrivando una brutta corrente”: si vede arrivare Paolo Cirino Pomicino. Gli esterni e il cortile dell’abitazione di Andreotti sono quelli di Palazzo Saluzzo Paesana, in Via della Consolata a Torino. Alla spicciolata, arrivano gli altri membri della corrente andreottiana: Franco Evangelisti, Giuseppe Ciarrapico, “sua eccellenza” Salvo Lima, Vittorio "Lo Squalo" Sbardella e il cardinale Fiorenzo Angelini detto "Sua Sanità". Sta per entrare in carica il settimo governo Andreotti.
Poco dopo avviene la nomina ufficiale al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Ma prima dell’incontro una scena surreale vede il neo Presidente del Consiglio a tu per tu con un gatto in un’enorme sala: si tratta in realtà della Sala delle Guardie Svizzere del Palazzo Reale di Torino. Poco dopo nella Sala da Ballo avviene la nomina ufficiale da parte del Presidente.
I festeggiamenti, con musica, danze scatenate e giovani donne, avvengono a casa di Pomicino. Gli esterni, visibili qualche scena dopo, quando Andreotti accetta di correre per la Presidenza della Repubblica durante una solenne cena in giardino, e quando Pomicino viene arrestato, sono quelli della Villa di Fiorano, dimora storica immersa in 4 ettari di giardino adiacente al Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Mentre Andreotti presenzia ad una corsa ippica a Capannelle, siamo in realtà all’Ippodromo di Agnano (NA), Salvo Lima viene assassinato a Palermo dalla mafia: è il 12 marzo 1992 e l’omicidio viene inscenato al parco della Mostra d’Oltremare a Napoli.
Durante una delle sue passeggiate-processioni all’alba protetto dalla scorta, Andreotti raggiunge la chiesa di San Lorenzo in Lucina nell’omonima piazza romana (nella realtà aveva qui il suo studio) e chiede di confessarsi. Il suo ufficio è a Palazzo Santacroce, e in una delle ultime sequenze, mentre esce dal portone, si si riconosce la Chiesa di San Carlo ai Catinari, in Piazza Cairoli a Roma.
Un prete benedice una Camera dei Deputati deserta: in primo piano il banco centrale è apparecchiato come se fosse un altare. Alla votazione per il Presidente della Repubblica, nonostante i giochi per disporre le varie “pedine” sullo scacchiere politico, Andreotti non ce la fa. La buvette di Montecitorio è ricostruita all’interno del Circolo dei lettori in via Bogino (Torino).
È a questo punto che un’esplosione ci ricorda l’assassinio di Giovanni Falcone e l’inizio di un periodo molto difficile per il politico, che viene chiamato in causa da pentiti e rinviato a giudizio per reati di concorso esterno in associazione mafiosa e complicità in omicidio.
Si susseguono vari arresti per corruzione: Ciarrapico, arrestato per bancarotta, vive a Palazzo Birago di Borgaro, in via Carlo Alberto a Torino. La villa di Licio Gelli, maestro della loggia segreta P2, e quella in cui vediamo Andreotti durante un viaggio in Unione Sovietica, sono a Gressoney-Saint-Jean.
Pippo Calò, chiamato in causa da vari pentiti, si vede camminare in Via della Conciliazione, con la Basilica di San Pietro alle sue spalle.
Tra i vari pentiti, Baldassarre Di Maggio, autista di Toto Riina, è artefice dell’arresto del suo capo: lui conosce bene il rudere dove vive il capo di Cosa Nostra, ambientato in un podere ad Ischitella vicino Pozzuoli.
Durante una scena onirica, Andreotti ricorda come ha chiesto in sposa la moglie Livia, al cimitero del Verano (è il Cimitero di Guerra di Napoli) con successivo mea culpa.
Ricorda le accuse di Aldo Moro, tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse prima di essere ammazzato: il covo dei terroristi è a Napoli, agli interni della Mostra d’Oltremare.
Il processo Andreotti si tiene a Palermo. Il suo avvocato ha l’ufficio a Palazzo della Vittoria (o Casa del Carrera o Casa dei Draghi) un edificio in stile liberty a Torino.
Una serie di omicidi investe le cronache italiane: tra questi Mino Pecorelli, assassinato con quattro colpi di pistola il 20 marzo 1979 in via Orazio a Roma, inscenato all’esterno del Teatro Mediterraneo, nel complesso della Mostra d’Oltremare a Napoli. Ancora per le strade del capoluogo partenopeo: Giorgio Ambrosoli, assassinato a Milano l’11 luglio 1979, qui rappresentato in via Morelli, al quartiere Chiaia, Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo il 3 settembre 1982, nel film in via Pasquale Leonardi Cattolica al quartiere Bagnoli. La spettacolare esplosione della macchina di Falcone che precipita presso gli ex stabilimenti Italsider chiude la sequenza degli omicidi.
Siamo a Roma, agli inizi degli anni Novanta. La segretaria affacciata alla finestra avverte Andreotti che “sta arrivando una brutta corrente”: si vede arrivare Paolo Cirino Pomicino. Gli esterni e il cortile dell’abitazione di Andreotti sono quelli di Palazzo Saluzzo Paesana, in Via della Consolata a Torino. Alla spicciolata, arrivano gli altri membri della corrente andreottiana: Franco Evangelisti, Giuseppe Ciarrapico, “sua eccellenza” Salvo Lima, Vittorio "Lo Squalo" Sbardella e il cardinale Fiorenzo Angelini detto "Sua Sanità". Sta per entrare in carica il settimo governo Andreotti.
Poco dopo avviene la nomina ufficiale al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Ma prima dell’incontro una scena surreale vede il neo Presidente del Consiglio a tu per tu con un gatto in un’enorme sala: si tratta in realtà della Sala delle Guardie Svizzere del Palazzo Reale di Torino. Poco dopo nella Sala da Ballo avviene la nomina ufficiale da parte del Presidente.
I festeggiamenti, con musica, danze scatenate e giovani donne, avvengono a casa di Pomicino. Gli esterni, visibili qualche scena dopo, quando Andreotti accetta di correre per la Presidenza della Repubblica durante una solenne cena in giardino, e quando Pomicino viene arrestato, sono quelli della Villa di Fiorano, dimora storica immersa in 4 ettari di giardino adiacente al Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Mentre Andreotti presenzia ad una corsa ippica a Capannelle, siamo in realtà all’Ippodromo di Agnano (NA), Salvo Lima viene assassinato a Palermo dalla mafia: è il 12 marzo 1992 e l’omicidio viene inscenato al parco della Mostra d’Oltremare a Napoli.
Durante una delle sue passeggiate-processioni all’alba protetto dalla scorta, Andreotti raggiunge la chiesa di San Lorenzo in Lucina nell’omonima piazza romana (nella realtà aveva qui il suo studio) e chiede di confessarsi. Il suo ufficio è a Palazzo Santacroce, e in una delle ultime sequenze, mentre esce dal portone, si si riconosce la Chiesa di San Carlo ai Catinari, in Piazza Cairoli a Roma.
Un prete benedice una Camera dei Deputati deserta: in primo piano il banco centrale è apparecchiato come se fosse un altare. Alla votazione per il Presidente della Repubblica, nonostante i giochi per disporre le varie “pedine” sullo scacchiere politico, Andreotti non ce la fa. La buvette di Montecitorio è ricostruita all’interno del Circolo dei lettori in via Bogino (Torino).
È a questo punto che un’esplosione ci ricorda l’assassinio di Giovanni Falcone e l’inizio di un periodo molto difficile per il politico, che viene chiamato in causa da pentiti e rinviato a giudizio per reati di concorso esterno in associazione mafiosa e complicità in omicidio.
Si susseguono vari arresti per corruzione: Ciarrapico, arrestato per bancarotta, vive a Palazzo Birago di Borgaro, in via Carlo Alberto a Torino. La villa di Licio Gelli, maestro della loggia segreta P2, e quella in cui vediamo Andreotti durante un viaggio in Unione Sovietica, sono a Gressoney-Saint-Jean.
Pippo Calò, chiamato in causa da vari pentiti, si vede camminare in Via della Conciliazione, con la Basilica di San Pietro alle sue spalle.
Tra i vari pentiti, Baldassarre Di Maggio, autista di Toto Riina, è artefice dell’arresto del suo capo: lui conosce bene il rudere dove vive il capo di Cosa Nostra, ambientato in un podere ad Ischitella vicino Pozzuoli.
Durante una scena onirica, Andreotti ricorda come ha chiesto in sposa la moglie Livia, al cimitero del Verano (è il Cimitero di Guerra di Napoli) con successivo mea culpa.
Ricorda le accuse di Aldo Moro, tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse prima di essere ammazzato: il covo dei terroristi è a Napoli, agli interni della Mostra d’Oltremare.
Il processo Andreotti si tiene a Palermo. Il suo avvocato ha l’ufficio a Palazzo della Vittoria (o Casa del Carrera o Casa dei Draghi) un edificio in stile liberty a Torino.
Indigo Film, Lucky Red, Parco Film, Babe Films, Sky Italia
All’inizio degli anni Novanta l’orchestra della politica italiana è diretta, come avviene da quarant’anni, da Giulio Andreotti. Sul suo volto pacato e imperscrutabile scivolano addosso senza lasciare traccia battaglie elettorali, stragi terroristiche, accuse infamanti.