La Fontana di Trevi è indubbiamente una delle più celebri di Roma e capolavoro del tardo barocco. Venne realizzata dall’architetto Nicola Salvi, vincitore del concorso del 1731, bandito da Clemente XII Corsini (1730-1740). Le sculture, invece, sono opera di un gruppo di una decina di artisti, tra cui Pietro Bracci e Filippo della Valle. Anche se la targa celebrativa ricorda come anno di conclusione dei lavori il 1735, l’inaugurazione avvenne il 22 maggio 1762. Il nome Trevi si dovrebbe, secondo alcuni, alle fonti acquifere di Trebium, che nel XII secolo si unirono all’Acquedotto Vergine; per altri, invece, andrebbe connesso al punto terminale delle condutture, poste a ridosso di un trivio (Treio). Già nel 1640 Urbano VIII Barberini (1623-1644) incaricò Gian Lorenzo Bernini di modificare il piccolo trivio in una piazza, con l’abbattimento di diversi edifici e sostituendo la semplice fontana quattrocentesca, più volte modificata, con qualcosa di più scenografico. Né il progetto di Bernini, però, né quelli di altri architetti successivi furono realizzati.
La composizione settecentesca è dominata da una scogliera rocciosa e, su uno sfondo architettonico con colonne corinzie e nicchie, compaiono le figure di Oceano, l’Abbondanza e la Salubrità e numerose altre allegorie. Sull’estrema destra è scolpito un vaso popolarmente noto come l’Asso di coppe che la leggenda vuole sia frutto dello scontro di Nicola Salvi con il barbiere che aveva bottega lì di fronte, al quale per far dispetto l’architetto oscurò in questo modo la veduta della fontana.
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