Una folla festante accoglie i francesi nella Milano tardo settecentesca, a cui dà il volto il borgo di Nepi, nella Tuscia: le scene iniziali sono infatti girate nella piazza del Comune, di cui si intravede il palazzo iniziato nel 1542 da Antonio da Sangallo il Giovane e terminato solo 200 anni dopo. La piazza è attraversata da una carrozza che sta accompagnando Gina (Marthe Keller), futura contessa Pietranera, in visita dalla cognata, la marchesa del Dongo (Lucia Bosè), la cui dimora è la Rocca Meli Lupi di Soragna (siamo nella provincia di Parma): se ne riconoscono i portici affrescati che accolgono la donna al suo arrivo e le sontuose sale interne. Il Castello di Grianta, dimora quattrocentesca dove alcuni anni dopo Fabrizio del Dongo (Andrea Occhipinti) viene richiamato dal padre dopo un periodo a Milano con gli zii, è Villa Melzi a Bellagio, sul lago di Como, già celebrata dallo stesso Stendhal, autore del libro omonimo da cui lo sceneggiato è tratto.
È Mantova a prestare i suoi palazzi alla pomposa vita di corte parmense. Gina teme per la vita di Fabrizio, fuggito a Waterloo per raggiungere le truppe napoleoniche, e chiede aiuto al conte Mosca (Gian Maria Volonté), suo futuro amante: il teatro Bibiena è lo sfarzoso sfondo dei loro incontri. La dimora di Gina, divenuta nel frattempo duchessa Sanseverina e trasferitasi a Parma è Palazzo d’Arco. Palazzo Ducale presta invece gli interni al castello di Ranuccio Ernesto IV, Principe di Parma: nella sala dei Fiumi, decorata nel periodo asburgico, ovvero tra il 1773 e il 1775, la ducessa assiste ad un concerto seduta accanto al principe. Una panoramica delle meravigliose sale del palazzo si può ammirare nell’episodio IV quando Gina si reca dal principe ad annunciare che lascia Parma perché offesa dalla condanna del nipote: la donna percorre prima la sala di Manto, coperta da un soffitto ligneo a cassettoni quadrati e decorata con pitture dedicate alle origini della città e alla celebrazione dei Gonzaga, e successivamente attraversa la galleria dei Marmi.
Nel III episodo, dopo 4 anni di studi a Napoli, Fabrizio entra a Parma come monsignore: la prima immagine della città è piazza Duomo, dominata dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e dal Battistero. Cavalcando, il giovane oltrepassa la Reggia di Colorno, ovvero gli esterni della residenza del principe (ma siamo almeno a 16 km a nord di Parma) per poi giungere alla dimora della zia Gina che abbiamo visto essere Palazzo d’Arco a Mantova, del quale Gina mostra a Fabrizio la biblioteca. Nella Torre Farnese, la terribile prigione dove Fabrizio viene rinchiuso e si innamora della giovane Clelia, si riconosce la quattrocentesca mole del Castello di Torrechiara, circa 20 km a sud-ovest di Parma, mentre gli esterni della villa sul lago di Como dove Fabrizio si nasconde con sua zia dopo l’evasione sono quelli neoclassici di Villa Trivulzio a Bellagio. La morte del principe porta ad un periodo di instabilità a Parma, col popolo che inneggia alla repubblica: la scena della rivolta è tuttavia girata in piazza Ducale a Sabbioneta (MN), circa 30 km a nord di Parma.
All'interno del Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Curtatone sempre più fedeli assistono alle tristissime prediche di Fabrizio, che “commuovevano fino alle lacrime”. La Certosa di Parma che dà il titolo al romanzo, dove Fabrizio decide di ritirarsi, è infine l’Abbazia di Valserena.
Una folla festante accoglie i francesi nella Milano tardo settecentesca, a cui dà il volto il borgo di Nepi, nella Tuscia: le scene iniziali sono infatti girate nella piazza del Comune, di cui si intravede il palazzo iniziato nel 1542 da Antonio da Sangallo il Giovane e terminato solo 200 anni dopo. La piazza è attraversata da una carrozza che sta accompagnando Gina (Marthe Keller), futura contessa Pietranera, in visita dalla cognata, la marchesa del Dongo (Lucia Bosè), la cui dimora è la Rocca Meli Lupi di Soragna (siamo nella provincia di Parma): se ne riconoscono i portici affrescati che accolgono la donna al suo arrivo e le sontuose sale interne. Il Castello di Grianta, dimora quattrocentesca dove alcuni anni dopo Fabrizio del Dongo (Andrea Occhipinti) viene richiamato dal padre dopo un periodo a Milano con gli zii, è Villa Melzi a Bellagio, sul lago di Como, già celebrata dallo stesso Stendhal, autore del libro omonimo da cui lo sceneggiato è tratto.
È Mantova a prestare i suoi palazzi alla pomposa vita di corte parmense. Gina teme per la vita di Fabrizio, fuggito a Waterloo per raggiungere le truppe napoleoniche, e chiede aiuto al conte Mosca (Gian Maria Volonté), suo futuro amante: il teatro Bibiena è lo sfarzoso sfondo dei loro incontri. La dimora di Gina, divenuta nel frattempo duchessa Sanseverina e trasferitasi a Parma è Palazzo d’Arco. Palazzo Ducale presta invece gli interni al castello di Ranuccio Ernesto IV, Principe di Parma: nella sala dei Fiumi, decorata nel periodo asburgico, ovvero tra il 1773 e il 1775, la ducessa assiste ad un concerto seduta accanto al principe. Una panoramica delle meravigliose sale del palazzo si può ammirare nell’episodio IV quando Gina si reca dal principe ad annunciare che lascia Parma perché offesa dalla condanna del nipote: la donna percorre prima la sala di Manto, coperta da un soffitto ligneo a cassettoni quadrati e decorata con pitture dedicate alle origini della città e alla celebrazione dei Gonzaga, e successivamente attraversa la galleria dei Marmi.
Nel III episodo, dopo 4 anni di studi a Napoli, Fabrizio entra a Parma come monsignore: la prima immagine della città è piazza Duomo, dominata dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e dal Battistero. Cavalcando, il giovane oltrepassa la Reggia di Colorno, ovvero gli esterni della residenza del principe (ma siamo almeno a 16 km a nord di Parma) per poi giungere alla dimora della zia Gina che abbiamo visto essere Palazzo d’Arco a Mantova, del quale Gina mostra a Fabrizio la biblioteca. Nella Torre Farnese, la terribile prigione dove Fabrizio viene rinchiuso e si innamora della giovane Clelia, si riconosce la quattrocentesca mole del Castello di Torrechiara, circa 20 km a sud-ovest di Parma, mentre gli esterni della villa sul lago di Como dove Fabrizio si nasconde con sua zia dopo l’evasione sono quelli neoclassici di Villa Trivulzio a Bellagio. La morte del principe porta ad un periodo di instabilità a Parma, col popolo che inneggia alla repubblica: la scena della rivolta è tuttavia girata in piazza Ducale a Sabbioneta (MN), circa 30 km a nord di Parma.
All'interno del Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Curtatone sempre più fedeli assistono alle tristissime prediche di Fabrizio, che “commuovevano fino alle lacrime”. La Certosa di Parma che dà il titolo al romanzo, dove Fabrizio decide di ritirarsi, è infine l’Abbazia di Valserena.
Rai
Il giovane aristocratico Fabrizio del Dongo si unisce alle truppe di Napoleone e assiste alla disfatta di Waterloo. Al suo ritorno, accusato di tradimento, scappa a Napoli dove intraprende la carriera ecclesiastica e poi a Parma da sua zia Gina Sanseverina, innamorata di lui. Fabrizio invece ama Clelia Conti, figlia del responsabile della fortezza dove viene rinchiuso per omicidio.