“Si chiama il Pianto. Però lì la gente ride. È qua a Napoli, ma sembra un altro pianeta.
Sembra un luogo sporco, però invece è solo povero.
Chi ci abita lo lava in continuazione, sono ossessionati dalla pulizia.
Pensate che se una fogna si rompe, lì comunque odora di bucato”.
Napoli, nella serie Netflix ispirata al romanzo di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adulti, è in realtà due città: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata e triviale. In questa città convivono umanità differenti, che nei saliscendi della città che la giovane protagonista percorre a piedi, con i mezzi pubblici o a cavallo di un motorino scassato, da sola o in compagnia, è come se condividessero piani diversi dello stesso condominio. Napoli con i suoi contrasti, con i suoi colori, con le sue diversità è senza dubbio parte integrante della narrazione.
Quella “di sopra” ha come punto di riferimento via San Giacomo dei Capri, a Rione Alto, di cui fanno parte i quartieri Vomero-Arenella: lungo queste strade si trova il mondo della protagonista Giovanna che vive una vita apparentemente felice con la sua famiglia in un appartamento con vista sul ponte di San Giacomo dei Capri, opera incompiuta risalente agli anni Ottanta. Tra le location anche Posillipo – dove, in una villa vista mare, vivono gli amici di famiglia Mariano e Costanza con le due figlie Angela e Ida – e una delle vedute più belle della città, le rampe di Sant’Antonio, e la Terrazza, punto panoramico privilegiato sul golfo di Napoli e sul Vesuvio.
Ad un certo punto della sua adolescenza, tuttavia, Giovanna sente il bisogno di conoscere qualcosa in più di sé, vuole conosce la sua nuova faccia, e per farlo deve scendere nella Napoli “di sotto” dove vive la famiglia, mai conosciuta, di suo padre. Quella famiglia ha il volto e le movenze sfacciate di zia Vittoria (Valeria Golino) che occupa un appartamento di uno stabile fatiscente, nel quartiere del Pianto (Pascone nel romanzo della Ferrante) che in realtà è Poggioreale. Qui la città cambia aspetto, colori e panorami. Tra le località scelte come set via Carlo di Tocco e via Emanuele Gianturco, nella zona industrale, via Traccia a Poggioreale, e le vicine via Domenico de Roberto, e via del Macello. Nel mezzo tra questi due quartieri è stato interessato dalle riprese anche il rione Luzzatti.
La produzione ha girato parte degli episodi anche a Milano, in particolare sui Navigli dove si trova la casa di Roberto (Giovanni Buselli), giovane teologo nato e crescito al Pascone e docente universitario (una scena riprende il grande cortile e i portici del Ca’ Granda, antica sede dell’ospedale Maggiore, che oggi ospita l’Università Statale).
“Si chiama il Pianto. Però lì la gente ride. È qua a Napoli, ma sembra un altro pianeta.
Sembra un luogo sporco, però invece è solo povero.
Chi ci abita lo lava in continuazione, sono ossessionati dalla pulizia.
Pensate che se una fogna si rompe, lì comunque odora di bucato”.
Napoli, nella serie Netflix ispirata al romanzo di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adulti, è in realtà due città: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata e triviale. In questa città convivono umanità differenti, che nei saliscendi della città che la giovane protagonista percorre a piedi, con i mezzi pubblici o a cavallo di un motorino scassato, da sola o in compagnia, è come se condividessero piani diversi dello stesso condominio. Napoli con i suoi contrasti, con i suoi colori, con le sue diversità è senza dubbio parte integrante della narrazione.
Quella “di sopra” ha come punto di riferimento via San Giacomo dei Capri, a Rione Alto, di cui fanno parte i quartieri Vomero-Arenella: lungo queste strade si trova il mondo della protagonista Giovanna che vive una vita apparentemente felice con la sua famiglia in un appartamento con vista sul ponte di San Giacomo dei Capri, opera incompiuta risalente agli anni Ottanta. Tra le location anche Posillipo – dove, in una villa vista mare, vivono gli amici di famiglia Mariano e Costanza con le due figlie Angela e Ida – e una delle vedute più belle della città, le rampe di Sant’Antonio, e la Terrazza, punto panoramico privilegiato sul golfo di Napoli e sul Vesuvio.
Ad un certo punto della sua adolescenza, tuttavia, Giovanna sente il bisogno di conoscere qualcosa in più di sé, vuole conosce la sua nuova faccia, e per farlo deve scendere nella Napoli “di sotto” dove vive la famiglia, mai conosciuta, di suo padre. Quella famiglia ha il volto e le movenze sfacciate di zia Vittoria (Valeria Golino) che occupa un appartamento di uno stabile fatiscente, nel quartiere del Pianto (Pascone nel romanzo della Ferrante) che in realtà è Poggioreale. Qui la città cambia aspetto, colori e panorami. Tra le località scelte come set via Carlo di Tocco e via Emanuele Gianturco, nella zona industrale, via Traccia a Poggioreale, e le vicine via Domenico de Roberto, e via del Macello. Nel mezzo tra questi due quartieri è stato interessato dalle riprese anche il rione Luzzatti.
La produzione ha girato parte degli episodi anche a Milano, in particolare sui Navigli dove si trova la casa di Roberto (Giovanni Buselli), giovane teologo nato e crescito al Pascone e docente universitario (una scena riprende il grande cortile e i portici del Ca’ Granda, antica sede dell’ospedale Maggiore, che oggi ospita l’Università Statale).
Giovanna affronta il passaggio dall'infanzia all'adolescenza andando alla scoperta dei diversi volti di Napoli durante gli anni Novanta. La ricerca di un nuovo volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale.