Tra i siti archeologici italiani visibili nel gioco vi è il Ninfeo Imperiale di Punta dell’Epitaffio. Si tratta di un luogo sacro completamente costruito in marmo risalente al I secolo d. C che è sprofondato lentamente nel mare col passare degli anni a causa del fenomeno del bradisismo (abbassamento del livello del suolo). Oggi il Ninfeo è situato all’interno del Parco Archeologico Sommerso di Baia, nel Golfo di Pozzuoli, a una profondità di circa 7 metri sotto il livello del mare. Molte statue in marmo che sono state ritrovate al suo interno ancora in buonissime condizioni sono state trasferite al Museo archeologico dei Campi Flegrei, allestito all’interno del Castello aragonese di Baia in provincia di Napoli.
La rappresentazione iperrealistica del fondale marino, e dei reperti archeologici che vi sono custoditi, è stata ottenuta tramite fotogrammetria, nell’ambito di una stretta cooperazione tra il team di ricercatori calabresi e le diverse istituzioni che tutelano e valorizzano tale Patrimonio (per l’Italia si ringrazia il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, il Ministero della Cultura e l’Istituto Centrale per il Restauro, con particolare riferimento a Barbara Davidde e Roberto Petriaggi); questa tecnologia ha permesso di generare un modello tridimensionale ad altissima risoluzione che integra una batimetria generale dell’ambiente marino con l’elaborazione di centinaia di foto subacquee. Inoltre, sono state realizzate delle rappresentazioni olografiche di come questi siti potessero apparire in passato, insieme a uno storytelling che mixa fatti realmente accaduti con elementi fantasy in grado di creare empatia con il giocatore.
Tra i siti archeologici italiani visibili nel gioco vi è il Ninfeo Imperiale di Punta dell’Epitaffio. Si tratta di un luogo sacro completamente costruito in marmo risalente al I secolo d. C che è sprofondato lentamente nel mare col passare degli anni a causa del fenomeno del bradisismo (abbassamento del livello del suolo). Oggi il Ninfeo è situato all’interno del Parco Archeologico Sommerso di Baia, nel Golfo di Pozzuoli, a una profondità di circa 7 metri sotto il livello del mare. Molte statue in marmo che sono state ritrovate al suo interno ancora in buonissime condizioni sono state trasferite al Museo archeologico dei Campi Flegrei, allestito all’interno del Castello aragonese di Baia in provincia di Napoli.
La rappresentazione iperrealistica del fondale marino, e dei reperti archeologici che vi sono custoditi, è stata ottenuta tramite fotogrammetria, nell’ambito di una stretta cooperazione tra il team di ricercatori calabresi e le diverse istituzioni che tutelano e valorizzano tale Patrimonio (per l’Italia si ringrazia il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, il Ministero della Cultura e l’Istituto Centrale per il Restauro, con particolare riferimento a Barbara Davidde e Roberto Petriaggi); questa tecnologia ha permesso di generare un modello tridimensionale ad altissima risoluzione che integra una batimetria generale dell’ambiente marino con l’elaborazione di centinaia di foto subacquee. Inoltre, sono state realizzate delle rappresentazioni olografiche di come questi siti potessero apparire in passato, insieme a uno storytelling che mixa fatti realmente accaduti con elementi fantasy in grado di creare empatia con il giocatore.
Dive in the Past è un progetto frutto della collaborazione tra 3D Research s.r.l., azienda spin-off dell’Università della Calabria, ed altri sei partner, suddivisi tra cinque Paesi europei (Italia, Grecia, Croazia, Albania, Montenegro). L’opera è stata concepita nell’ambito del progetto europeo Me Dry Drive, con lo scopo di stimolare l’interesse del pubblico verso il Patrimonio Archeologico Subacqueo e, insieme, di sensibilizzare sulla sua salvaguardia e valorizzazione. Chi gioca ha la possibilità, nei panni di un sub, di esplorare i sabbiosi fondali marini del Tirreno e del Mediterraneo scovando antichi relitti e città sommerse. A ogni relitto il gioco prevede per il sommozzatore missioni da portare a termine, puzzle da risolvere e minigiochi.