C'è Napoli e c'è Napoli Napoli, è una questione di quartiere. E di gente: c’è infatti il napoletano e il “troppo napoletano”. Non sempre queste differenze permettono di socializzare, e a Ciro, che ha perso il papà, cantante neomelodico, che si è buttato durante un concerto dalla terrazza di Villa Cilento, succede di non trovarsi a proprio agio con i suoi compagni di scuola della Napoli bene. Ma ci sono delle eccezioni: Ludovica Mancini, sua compagna di banco, troppo bella, e Tommaso, lo psicologo un po’ imbranato che potrebbe piacere a sua madre.
C’è una cosa su cui Ciro è molto ferrato: la sua città, ed ha modo di dimostrarlo quando gli viene assegnato il compito di descrivere, assieme a Ludovica, il quartiere Stella, uno dei più antichi di Napoli. La porta a San Gregorio Armeno e poi nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, in Via dei Tribunali e nel suo ipogeo, in cui molte nicchie contengono resti umani del periodo della peste o del colera, le cosiddette “anime pezzentelle”. Soffermandosi sul teschio di Donna Lucia, Ciro racconta a Ludovica che, data in sposa ad un uomo che forse non amava, Lucia morì prima di consumare il matrimonio, e la sua nicchia divenne luogo di culto per le donne che desiderano sposarsi.
La passeggiata colpisce Ludovica, che invita a sua volta Ciro ad uscire con lei: si incontrano, assieme ai rispettivi genitori, sul Lungomare Nazario Sauro. La serata, nella villa del padre di Ludovica, finisce male e alla bambina viene impedito di rivedere Ciro. Quando questi le rinfaccia di tenere di più alla macchina di suo padre che a lui, lei sparisce e sarà proprio Ciro a rintracciarla nel suo luogo preferito: Bagno Elena a Posillipo.
C'è Napoli e c'è Napoli Napoli, è una questione di quartiere. E di gente: c’è infatti il napoletano e il “troppo napoletano”. Non sempre queste differenze permettono di socializzare, e a Ciro, che ha perso il papà, cantante neomelodico, che si è buttato durante un concerto dalla terrazza di Villa Cilento, succede di non trovarsi a proprio agio con i suoi compagni di scuola della Napoli bene. Ma ci sono delle eccezioni: Ludovica Mancini, sua compagna di banco, troppo bella, e Tommaso, lo psicologo un po’ imbranato che potrebbe piacere a sua madre.
C’è una cosa su cui Ciro è molto ferrato: la sua città, ed ha modo di dimostrarlo quando gli viene assegnato il compito di descrivere, assieme a Ludovica, il quartiere Stella, uno dei più antichi di Napoli. La porta a San Gregorio Armeno e poi nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, in Via dei Tribunali e nel suo ipogeo, in cui molte nicchie contengono resti umani del periodo della peste o del colera, le cosiddette “anime pezzentelle”. Soffermandosi sul teschio di Donna Lucia, Ciro racconta a Ludovica che, data in sposa ad un uomo che forse non amava, Lucia morì prima di consumare il matrimonio, e la sua nicchia divenne luogo di culto per le donne che desiderano sposarsi.
La passeggiata colpisce Ludovica, che invita a sua volta Ciro ad uscire con lei: si incontrano, assieme ai rispettivi genitori, sul Lungomare Nazario Sauro. La serata, nella villa del padre di Ludovica, finisce male e alla bambina viene impedito di rivedere Ciro. Quando questi le rinfaccia di tenere di più alla macchina di suo padre che a lui, lei sparisce e sarà proprio Ciro a rintracciarla nel suo luogo preferito: Bagno Elena a Posillipo.
Ciro, figlio di un cantante neomelodico morto lanciandosi dal palco, sembra avere qualche problema di socializzazione. La madre molto apprensiva, su consiglio degli insegnanti, lo fa seguire da uno psicologo.