La scena di apertura, quasi a lasciar presagire i temi di cui si occuperà il film, è una macabra sequenza dei corpi mummificati che si trovano all’interno delle Catacombe dei Cappuccini a Palermo.
Il film cambia set e registro dopo l’incidente di Finn, fotografo di successo che conduce a Düsseldorf una vita dissoluta, e si sposta a Palermo, città di cui il regista, attraverso la macchina fotografica del protagonista, coglie le contraddizioni, la complessità, le sue luci e ombre.
Durante uno dei suoi giri, Finn attraversa il folkloristico mercato della Vucciria, il cui nome deriva dal francese boucherie (Bucceria) che significa macelleria, ad indicarne l’originaria destinazione. Qui le grida dei mercanti e la folla stridono con lo stato d’animo del protagonista che ad un certo punto arriva ad un crocevia, i Quattro Canti, cuore barocco della città, intersecato da via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele. L’attuale assetto della piazza ottagonale risale al Seicento, in piena dominazione spagnola: a ciascuno dei quattro edifici che la dominano è associata una fontana, ornata da una statua che rappresenta una delle quattro stagioni. Le statue dei palazzi ritraggono sovrani spagnoli e i santi protettori della città.
Il giorno dopo il protagonista attraversa la Kalsa, quartiere che prende il nome dall’arabo Al-Khalisa (la pura) e che porta i segni della dominazione islamica. Ospita i resti della chiesa di Santa Maria dello Spasimo, oggi sede di concerti estivi.
Perseguitato dalla Morte, Finn tocca vari luoghi significativi: incontra la fotografa Letizia Battaglia a Palazzo Butera il cui terrazzo si affaccia su via Foro Italico Umberto I; fugge in cima al Monte Pellegrino, che sovrasta la città, definito da Goethe “il promontorio più bello del mondo”; entra a Palazzo Abatellis, in via Alloro, edificio catalano-gotico oggi sede della Galleria Regionale. Qui incontra Flavia intenta a restaurare il Trionfo della morte. L’affresco, come spiega la restauratrice, fu dipinto nel XV secolo da un pittore palermitano sconosciuto e rappresenta la Morte che, a dorso un cavallo scheletrico, colpisce con i suoi strali personaggi di tutte le fasce sociali, ignorando i poveri che la invocano per mettere fine alle proprie sofferenze.
Dopo che una delle frecce con cui la Morte cerca di colpire Finn va a segno, Flavia porta il fotografo nel suo appartamento dentro Porta Felice. Situata all’estremità di Corso Vittorio Emanuele, ha uno stile tra il rinascimentale e il barocco ed è la porta della città vecchia che permetteva l’ingresso dal lato del mare al Cassaro, la strada più antica della città (oggi Corso Vittorio Emanuele).
Flavia porta Finn a Gangi, suo paese di origine nelle Madonie, sulla cui alba si chiuderà il film. Unico in Sicilia ad essere inserito tra i comuni “Gioiello d’Italia” Gangi è un borgo medievale arroccato sul Monte Barone che sorge sulle rovine di un insediamento ellenico.
La scena di apertura, quasi a lasciar presagire i temi di cui si occuperà il film, è una macabra sequenza dei corpi mummificati che si trovano all’interno delle Catacombe dei Cappuccini a Palermo.
Il film cambia set e registro dopo l’incidente di Finn, fotografo di successo che conduce a Düsseldorf una vita dissoluta, e si sposta a Palermo, città di cui il regista, attraverso la macchina fotografica del protagonista, coglie le contraddizioni, la complessità, le sue luci e ombre.
Durante uno dei suoi giri, Finn attraversa il folkloristico mercato della Vucciria, il cui nome deriva dal francese boucherie (Bucceria) che significa macelleria, ad indicarne l’originaria destinazione. Qui le grida dei mercanti e la folla stridono con lo stato d’animo del protagonista che ad un certo punto arriva ad un crocevia, i Quattro Canti, cuore barocco della città, intersecato da via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele. L’attuale assetto della piazza ottagonale risale al Seicento, in piena dominazione spagnola: a ciascuno dei quattro edifici che la dominano è associata una fontana, ornata da una statua che rappresenta una delle quattro stagioni. Le statue dei palazzi ritraggono sovrani spagnoli e i santi protettori della città.
Il giorno dopo il protagonista attraversa la Kalsa, quartiere che prende il nome dall’arabo Al-Khalisa (la pura) e che porta i segni della dominazione islamica. Ospita i resti della chiesa di Santa Maria dello Spasimo, oggi sede di concerti estivi.
Perseguitato dalla Morte, Finn tocca vari luoghi significativi: incontra la fotografa Letizia Battaglia a Palazzo Butera il cui terrazzo si affaccia su via Foro Italico Umberto I; fugge in cima al Monte Pellegrino, che sovrasta la città, definito da Goethe “il promontorio più bello del mondo”; entra a Palazzo Abatellis, in via Alloro, edificio catalano-gotico oggi sede della Galleria Regionale. Qui incontra Flavia intenta a restaurare il Trionfo della morte. L’affresco, come spiega la restauratrice, fu dipinto nel XV secolo da un pittore palermitano sconosciuto e rappresenta la Morte che, a dorso un cavallo scheletrico, colpisce con i suoi strali personaggi di tutte le fasce sociali, ignorando i poveri che la invocano per mettere fine alle proprie sofferenze.
Dopo che una delle frecce con cui la Morte cerca di colpire Finn va a segno, Flavia porta il fotografo nel suo appartamento dentro Porta Felice. Situata all’estremità di Corso Vittorio Emanuele, ha uno stile tra il rinascimentale e il barocco ed è la porta della città vecchia che permetteva l’ingresso dal lato del mare al Cassaro, la strada più antica della città (oggi Corso Vittorio Emanuele).
Flavia porta Finn a Gangi, suo paese di origine nelle Madonie, sulla cui alba si chiuderà il film. Unico in Sicilia ad essere inserito tra i comuni “Gioiello d’Italia” Gangi è un borgo medievale arroccato sul Monte Barone che sorge sulle rovine di un insediamento ellenico.
Finn Gilbert, un fotografo tedesco di successo, decide di abbandonare la propria vita frenetica e ricominciare a Palermo dopo aver letteralmente visto in faccia la morte in un incidente stradale.