“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Nel quartiere della Kalsa, cuore di Palermo, nel 1860 le truppe garibaldine si scontrano con l’esercito borbonico. All’ingresso in piazza Magione, segue la fucilazione di alcuni uomini in piazza di San Giovanni Decollato.
Palazzo Salina, dove Don Fabrizio vive con la sua famiglia, si ispira a Villa Lampedusa, a San Lorenzo Colli, ma per la finzione cinematografica Visconti scelse Villa Boscogrande, residenza nobiliare settecentesca situata alle pendici del Monte Pellegrino, il cui prospetto è impreziosito da un’imponente scalinata a ferro di cavallo. La recita del rosario nel salone della villa è interrotta, nella scena iniziale, dalla notizia dell’uccisione di un uomo. Poco dopo, nella sala ottagonale, il principe ordina a Padre Pirrone di accompagnarlo a Palermo.
La residenza estiva dei Salina nel feudo di Donnafugata (ispirato a Palma di Montechiaro nel romanzo) è ricreata a Ciminna (PA). Per arrivarci i principi devono attraversare la Piana degli Albanesi (PA) ma sono fermati da un posto di blocco nei pressi del Lago omonimo. L’arrivo a Donnafugata è salutato dal suono delle campane della Chiesa di Santa Maria Maddalena dove, subito dopo, i principi partecipano alla Santa Messa. Gli esterni del palazzo residenziale, che nel romanzo sono limitrofi alla Chiesa, furono ricreati con l’innalzamento di una sontuosa facciata e il rifacimento della pavimentazione della piazza. Per gli interni si utilizzò il piano nobile di Palazzo Chigi di Ariccia, nei castelli romani: nella sala da pranzo d’estate Tancredi conosce Angelica; la stanza da letto di Agostino Chigi Albani è la camera di Don Fabrizio; lo studio del Principe, è l’inconfondibile “sala delle belle”, le cui pareti sono decorate con ritratti delle donne più belle dell'aristocrazia romana.
L’epica scena in cui Angelica balla il walzer con Don Fabrizio, si girò nel Palazzo Valguarnera Gangi di Palermo, in particolare nella sala degli specchi. Allo stesso palazzo appartiene la terrazza in cui gli ospiti si intrattengono a cena. La terrazza si affaccia su piazza Sant’Anna, la cui chiesa omonima è appena visibile sullo sfondo.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Nel quartiere della Kalsa, cuore di Palermo, nel 1860 le truppe garibaldine si scontrano con l’esercito borbonico. All’ingresso in piazza Magione, segue la fucilazione di alcuni uomini in piazza di San Giovanni Decollato.
Palazzo Salina, dove Don Fabrizio vive con la sua famiglia, si ispira a Villa Lampedusa, a San Lorenzo Colli, ma per la finzione cinematografica Visconti scelse Villa Boscogrande, residenza nobiliare settecentesca situata alle pendici del Monte Pellegrino, il cui prospetto è impreziosito da un’imponente scalinata a ferro di cavallo. La recita del rosario nel salone della villa è interrotta, nella scena iniziale, dalla notizia dell’uccisione di un uomo. Poco dopo, nella sala ottagonale, il principe ordina a Padre Pirrone di accompagnarlo a Palermo.
La residenza estiva dei Salina nel feudo di Donnafugata (ispirato a Palma di Montechiaro nel romanzo) è ricreata a Ciminna (PA). Per arrivarci i principi devono attraversare la Piana degli Albanesi (PA) ma sono fermati da un posto di blocco nei pressi del Lago omonimo. L’arrivo a Donnafugata è salutato dal suono delle campane della Chiesa di Santa Maria Maddalena dove, subito dopo, i principi partecipano alla Santa Messa. Gli esterni del palazzo residenziale, che nel romanzo sono limitrofi alla Chiesa, furono ricreati con l’innalzamento di una sontuosa facciata e il rifacimento della pavimentazione della piazza. Per gli interni si utilizzò il piano nobile di Palazzo Chigi di Ariccia, nei castelli romani: nella sala da pranzo d’estate Tancredi conosce Angelica; la stanza da letto di Agostino Chigi Albani è la camera di Don Fabrizio; lo studio del Principe, è l’inconfondibile “sala delle belle”, le cui pareti sono decorate con ritratti delle donne più belle dell'aristocrazia romana.
L’epica scena in cui Angelica balla il walzer con Don Fabrizio, si girò nel Palazzo Valguarnera Gangi di Palermo, in particolare nella sala degli specchi. Allo stesso palazzo appartiene la terrazza in cui gli ospiti si intrattengono a cena. La terrazza si affaccia su piazza Sant’Anna, la cui chiesa omonima è appena visibile sullo sfondo.
Titanus, S.N. Pathé Cinéma, S.G.C.
Festival di Cannes 1963: Palma d'oro a Luchino Visconti / David di Donatello 1963: Miglior produttore a Goffredo Lombardo / Nastro d'argento 1964: Migliore fotografia a colori a Giuseppe Rotunno – Migliore scenografia a Mario Garbuglia – Migliori costumi a Piero Tosi
Dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Mentre Don Fabrizio, principe di Salina, assiste con distacco al declino del ceto aristocratico iniziato con lo sbarco in Sicilia delle truppe garibaldine, suo nipote Tancredi cavalca l’onda del cambiamento e sposa Angelica, la figlia di un mezzadro arricchito.