Ispirato a fatti realmente accaduti, Shoshana, il thriller politico di Michael Winterbottom con Douglas Booth, Irina Starshenbaum, Harry Melling, Aury Alby, Ian Hart, è una coproduzione Italia-Regno Unito.
È ambientato negli anni Trenta durante il mandato britannico a Tel Aviv, una nuova città ebraica di matrice europea costruita sulle coste del Mediterraneo sullo sfondo del nascente stato israeliano. Attraverso la relazione tra Thomas Wilkin (Douglas Booth) e Shoshana Borochov (Irina Starshenbaum), il film racconta come la violenza e l’estremismo riescano a separare gli individui, costringendoli a scegliere da che parte schierarsi.
Membro della squadra antiterrorismo delle forze di Polizia Britannico-Palestinesi, Wilkin affianca Geoffrey Morton (Harry Melling) nella caccia a un leader clandestino, il carismatico poeta Avraham Stern (Aury Alby). Stern è convinto che la costruzione dello stato di Israele debba necessariamente passare attraverso la violenza, e Wilkin e Morton diventano i suoi principali obiettivi. Shoshana è invece una donna moderna, progressista e femminista. Odia le politiche di Stern e i suoi seguaci ma con l’intensificarsi del clima di violenza sarà costretta a decidere accanto a chi vorrà combattere.
Prodotto dalla Bartlebyfilm e dalla Revolution Films, con il supporto logistico di Apulia Film Commission, il film ha avuto una gestazione di 15 anni ed è stato preceduto da una ricerca di archivio in Israele da parte del regista. Dal materiale fotografico e storiografico consultato Winterbottom ha riscontrando varie somiglianze tra alcuni scorci della Puglia e la Tel Aviv degli anni Trenta.
“Abbiamo girato in Puglia, in Italia. Dovevamo cercare di replicare Tel Aviv, che era stata costruita nel 1924, quindi ci servivano molte palazzine basse e bianche che avessero circa15 anni di vita. La Tel Aviv di oggi è enorme e piena di grattacieli, e abbiamo capito subito che non potevamo girare lì. Ovviamente non potevamo usare le costruzioni originali degli anni Trenta perché oggi avrebbero quasi un secolo, mentre la Tel Aviv di allora era una città nuova, ma in Puglia abbiamo trovato un’architettura molto simile, fatta però di case recenti. Con noi c’erano molti attori israeliani ed erano veramente stupiti della somiglianza”.
Ad Ostuni (tra gli altri, il quartiere Melogna), Brindisi (quartiere Casale), le località balneari di Pantanagianni (comune di Carovigno) e Torre Canne (frazione di Fasano) viene ricostruita la Tel Aviv dell’epoca.
La “città bianca” ha prestato alcuni scorci nei pressi di viale Pola per ambientare un mercato storico con inseguimenti e sparatorie; a pochi passi dal centro storico tinteggiato a calce è stato inscenato un lazzaretto; il cortile dell’ex manifattura tabacchi è diventato un accampamento militare; gli spazi della zona 167 sono serviti a girare alcune scene del conflitto; Palazzo Cenci Tanzarella è un ospedale militare.
Per Gerusalemme il regista ha scelto alcuni scorci di Lecce, con riprese presso il Castello Carlo V in piazza Giuseppe Libertini, in via Francesco Rubichi (nei pressi del tribunale), in via Oronzo Tiso, in piazzetta Sigismondo Castromediano, in via degli Antoglietta, in via Leonardo Prato (tra via D’Amelio e piazzetta Arco di Prato), nel chiostro dei Domenicani.
A Taranto invece è stata ricostruita Jaffa: nella città vecchia sono state girate le scene ambientate nel mercato arabo di Jaffa, dove esplode una bomba causando una strage.
Il regista ha disegnato il set assieme allo scenografo Sergio Tribastone su un paesaggio ideale per ricostruire Israele: “il mare è lo stesso e anche la costa è molto simile, con le colline, gli alberi d’ulivo, eccetera. In Puglia le località in cui abbiamo potuto lavorare sono tantissime”.
Tra le location anche altre cittadine della valle d’Itria: Locorotondo (chiostro dei Domenicani e cimitero), Ceglie Messapica (nei pressi del municipio), Cisternino e Fasano (Pezze di Greco e cimitero di Montalbano). Nel film sono visibili anche alcuni scorci di Monopoli, il cui porto antico, con i pescherecci e la scenografica facciata di Palazzo Martinelli-Meo Evoli, il cui loggiato neogotico affaccia direttamente sul mare, ben si è prestato a riprodurre l’ambientazione d’epoca.
Ispirato a fatti realmente accaduti, Shoshana, il thriller politico di Michael Winterbottom con Douglas Booth, Irina Starshenbaum, Harry Melling, Aury Alby, Ian Hart, è una coproduzione Italia-Regno Unito.
È ambientato negli anni Trenta durante il mandato britannico a Tel Aviv, una nuova città ebraica di matrice europea costruita sulle coste del Mediterraneo sullo sfondo del nascente stato israeliano. Attraverso la relazione tra Thomas Wilkin (Douglas Booth) e Shoshana Borochov (Irina Starshenbaum), il film racconta come la violenza e l’estremismo riescano a separare gli individui, costringendoli a scegliere da che parte schierarsi.
Membro della squadra antiterrorismo delle forze di Polizia Britannico-Palestinesi, Wilkin affianca Geoffrey Morton (Harry Melling) nella caccia a un leader clandestino, il carismatico poeta Avraham Stern (Aury Alby). Stern è convinto che la costruzione dello stato di Israele debba necessariamente passare attraverso la violenza, e Wilkin e Morton diventano i suoi principali obiettivi. Shoshana è invece una donna moderna, progressista e femminista. Odia le politiche di Stern e i suoi seguaci ma con l’intensificarsi del clima di violenza sarà costretta a decidere accanto a chi vorrà combattere.
Prodotto dalla Bartlebyfilm e dalla Revolution Films, con il supporto logistico di Apulia Film Commission, il film ha avuto una gestazione di 15 anni ed è stato preceduto da una ricerca di archivio in Israele da parte del regista. Dal materiale fotografico e storiografico consultato Winterbottom ha riscontrando varie somiglianze tra alcuni scorci della Puglia e la Tel Aviv degli anni Trenta.
“Abbiamo girato in Puglia, in Italia. Dovevamo cercare di replicare Tel Aviv, che era stata costruita nel 1924, quindi ci servivano molte palazzine basse e bianche che avessero circa15 anni di vita. La Tel Aviv di oggi è enorme e piena di grattacieli, e abbiamo capito subito che non potevamo girare lì. Ovviamente non potevamo usare le costruzioni originali degli anni Trenta perché oggi avrebbero quasi un secolo, mentre la Tel Aviv di allora era una città nuova, ma in Puglia abbiamo trovato un’architettura molto simile, fatta però di case recenti. Con noi c’erano molti attori israeliani ed erano veramente stupiti della somiglianza”.
Ad Ostuni (tra gli altri, il quartiere Melogna), Brindisi (quartiere Casale), le località balneari di Pantanagianni (comune di Carovigno) e Torre Canne (frazione di Fasano) viene ricostruita la Tel Aviv dell’epoca.
La “città bianca” ha prestato alcuni scorci nei pressi di viale Pola per ambientare un mercato storico con inseguimenti e sparatorie; a pochi passi dal centro storico tinteggiato a calce è stato inscenato un lazzaretto; il cortile dell’ex manifattura tabacchi è diventato un accampamento militare; gli spazi della zona 167 sono serviti a girare alcune scene del conflitto; Palazzo Cenci Tanzarella è un ospedale militare.
Per Gerusalemme il regista ha scelto alcuni scorci di Lecce, con riprese presso il Castello Carlo V in piazza Giuseppe Libertini, in via Francesco Rubichi (nei pressi del tribunale), in via Oronzo Tiso, in piazzetta Sigismondo Castromediano, in via degli Antoglietta, in via Leonardo Prato (tra via D’Amelio e piazzetta Arco di Prato), nel chiostro dei Domenicani.
A Taranto invece è stata ricostruita Jaffa: nella città vecchia sono state girate le scene ambientate nel mercato arabo di Jaffa, dove esplode una bomba causando una strage.
Il regista ha disegnato il set assieme allo scenografo Sergio Tribastone su un paesaggio ideale per ricostruire Israele: “il mare è lo stesso e anche la costa è molto simile, con le colline, gli alberi d’ulivo, eccetera. In Puglia le località in cui abbiamo potuto lavorare sono tantissime”.
Tra le location anche altre cittadine della valle d’Itria: Locorotondo (chiostro dei Domenicani e cimitero), Ceglie Messapica (nei pressi del municipio), Cisternino e Fasano (Pezze di Greco e cimitero di Montalbano). Nel film sono visibili anche alcuni scorci di Monopoli, il cui porto antico, con i pescherecci e la scenografica facciata di Palazzo Martinelli-Meo Evoli, il cui loggiato neogotico affaccia direttamente sul mare, ben si è prestato a riprodurre l’ambientazione d’epoca.
Bartleby Film, Revolution Films
Medio Oriente, fine anni Trenta. Sullo sfondo del nascente stato israeliano, Thomas Wilkin e Geoffrey Morton, due agenti della polizia britannica di stanza in Palestina, sono chiamati ad investigare su Avraham Stern, poeta e capo carismatico dell'ala oltranzista della sinistra in Israele.