Chiamata dai greci Olbìa, ‘felice’, è polo d’accesso all’Isola e motore economico della Gallura. In più angoli della città affiorano vestigia del passato.
La necropoli punico-romana (poi cristiana), comprendente 450 tombe, è confluita nel Museo della Necropoli, ai piedi dell’altare della suggestiva Basilica di San Simplicio che, costruita tra fine XI e inizio XII secolo, è la più antica testimonianza cristiana sull’Isola. La Chiesa barocca di San Paolo colpisce per la cupola di maioliche.
Le prime testimonianze dell’uomo sono attestate dal 4000-3500 a.C.: dolmen, menhir e circoli megalitici. All’età del Bronzo risalgono circa 50 insediamenti nuragici, tra cui la Tomba dei Giganti di su Monte de s’Aba, il Nuraghe Riu Mulinu, il villaggio di Belveghile e il pozzo sacro di sa Testa. Dal VII secolo a.C. il territorio fu frequentato prima dai fenici, poi dai greci. Il primo insediamento stabile fu punico (V-IV secolo a.C.). I cartaginesi cinsero di torri e mura l’abitato. Sotto il dominio romano la città ebbe strade lastricate, terme, foro, di cui restano tracce vicino al palazzo comunale, e acquedotto, in località Tilibbas (I-II secolo d.C.). Ci sono poi i ruderi della Villa s’Imbalconadu (I secolo a.C.).
La città si affaccia su un golfo spettacolare, che protegge l’Area Marina di Tavolara e dà accesso all’esclusiva Costa Smeralda. Tra la miriade di calette turchesi, spiccano le quattro insenature di Porto Istana e il Lido di Pittulongu.
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