Il Portico d'Ottavia è un complesso monumentale di Roma antica, edificato in epoca augustea (tra il 27 ed il 23 a.C.) nella zona del Circo Flaminio (area che corrisponde all'antico ghetto) al posto del più antico portico di Metello. I resti attualmente visibili appartengono alla radicale ricostruzione del 203 ad opera di Settimio Severo in seguito ad un incendio avvenuto nel 191.
Si componeva di un quadriportico a una navata sulla fronte, a due sui fianchi, che includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche, greca e latina, e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae.
Oggi rimane l'angolo sudorientale e il grande propileo di accesso, il vestibolo. Appare come un ingresso monumentale con prospetto su quattro colonne di ordine corinzio tra pilastri. L'architrave riporta l'epigrafe dedicatoria del 203, il frontone è senza decorazioni. L’angolo orientale del propileo costituiva, a partire dal 1555 (anno in cui fu istituito il ghetto), uno degli angoli esterni dello spazio del claustro degli ebrei.
In età tardoantica e medievale gli spazi porticati del monumento divennero il principale mercato del pesce cittadino attivo fino alla fine dell’Ottocento. A seguito di importanti rifacimenti della chiesa della fine del Duecento, le due colonne frontali orientali della facciata del propileo furono sostituite con un grande arco in mattoni, tutt’ora visibile, che introduceva all’ingresso della chiesa.
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