Tharros è un viaggio a ritroso alla scoperta di 2000 anni di storia sarda, dall’età nuragica (VIII secolo a.C.) alla metà dell’XI secolo quando, per sfuggire agli attacchi saraceni, fu abbandonata. Le sue rovine sorgono a sud della penisola del Sinis, nel territorio di Cabras (OR), lambite dal mare incontaminato dell’area protetta. È un anfiteatro naturale delimitato dalle colline di su Muru Mannu e della torre di San Giovanni e dall’istmo del promontorio di capo San Marco.
Testimonianze nuragiche (due torri e un villaggio) provano che l’area era abitata prima dell’epoca fenicio-punica, i cui resti sono legati a fortificazioni e riti funerari: due necropoli, vicine a capo San Marco e alla spiaggia di San Giovanni, e il tophet, santuario cimiteriale per bambini e neonati. I cartaginesi ci aggiunsero pietre votive, i romani costruirono sopra un anfiteatro, di cui resta poco. Percorrendo le vie lastricate e canalizzate per il deflusso delle acque, si può ammirare l’urbs romana. Il massimo splendore è del III secolo d.C., periodo al quale risalgono maestosi edifici: sono visitabili due terme a ridosso del mare (monumentali quelle di Convento Vecchio) e il castellum aquae, serbatoio di distribuzione dell’acquedotto, altra opera romana. Sul pendio della collina si trovano le fondamenta di case e botteghe: passeggiando lungo cardo e decumano massimi, è possibile immaginare la vita e l'intensa attività produttiva di 2000 anni fa.
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