La Cava Museo dei Fantiscritti di Carrara nasce nel 1897 per opera di Gualtiero Danesi e dalla sua diretta esperienza di vita ed è portato avanti dal nipote, Walter Danesi.
L'obiettivo è quello di raccontare la vita dei cavatori, nel sistema sociale ante anni Sessanta del XX secolo, raccogliendo al suo interno strumenti e reperti talvolta donati dalle famiglie dei cavatori, oltre a statue a dimensione naturale raffiguranti le figure professionali del tempo e la famosa lizza. Il suo nome si deve ad un bassorilievo di epoca romana scolpito su una parete di roccia e raffigurante tre divinità (fanti) con una dedica in latino (scritti) sotto di esse.
Il percorso all’interno della cava può essere di due tipi: all’aperto, che raggiunge il punto più alto di escavazione del marmo, a quota 1.000 metri, o sotterraneo. Attraversando la cava è possibile scoprire le caratteristiche tecniche e le dinamiche storiche e sociali alla base del lavoro dei cavatori.
Un laboratorio conserva alcune sculture di Boutros Romein, che raffigurano operai a grandezza naturale, un paio di buoi e gli attrezzi dei cavatori per i lavori giornalieri.
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