Le cave di Rubbio prendono il nome dalla piccola frazione montana (1.057 m) divisa tra i comuni vicentini di Bassano del Grappa e Lusiana Conco.
In questa località, soggetta in passato ad attività estrattive, gli anfiteatri rocciosi originati dall’escavazione della pietra calcarea a partire dagli anni Ottanta sono stati ripuliti e trasformati in opere d’arte dal bassanese Toni Zarpellon.
La prima e più nota delle quattro cave che si incontrano lungo il sentiero erboso è la “cava dipinta”. Le diverse forme delle rocce emergenti sono state dipinte dall’artista, assumendo le sembianze di tante facce o di animali stilizzati e dai colori variopinti. Con i colori e gli sguardi immobili sul visitatore, l’artista riflette sul rapporto tra uomo e natura con una scritta sulla roccia: “Il rapporto con il silenzio e lo spazio aperto della natura aiuta a scoprire la propria identità”.
La successiva “cava abitata” conserva più di un centinaio di serbatoi e marmitte di auto arrugginite, che attraverso i buchi o i tagli delle lamiere ritraggono volti umani seri, tristi o sofferenti. Il messaggio in questo caso è un monito sulla società moderna: “Liberazione dai miti e dagli incubi della civiltà industriale e dei consumi”.
Proseguendo lungo il sentiero nel bosco si possono raggiungere le ultime due cave, ormai sommerse dalla natura: la “cava laboratorio”, uno spazio vuoto lasciato alla libera interpretazione dei visitatori, e la “cava teatro”, nata nel 2009 per ospitare attività estive per bambini e al momento inutilizzata.
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