Il film racconta di una Sardegna rurale, ancestrale, bruciata dal sole. È quella fatta rivivere a Collinas (VS), 60 km a nord di Cagliari, case basse in pietra, viottoli, stradine deserte e intorno la campagna (parte delle riprese in esterno sono girate a Giara di Gesturi, un altopiano basaltico nel Medio Campidano). Le scene si svolgono all'interno di un edificio patronale con corte perfettamente conservato.
Annetta, la protagonista, è dedita ad un'attività a cui l'ha iniziata la madre. La donna accabadora, colei che soleva mettere fine alla sofferenza dei malati terminali provocandone la morte, è una figura quasi magica, al punto che alcuni antropologi dubitano che sia esistita davvero, mentre c'è invece chi ne rileva l'attività in alcune zone isolate della Sardegna fino agli anni '50.
A Cagliari, dove Annetta si reca in cerca della nipote Tecla, si cambia scenario: siamo nel 1943 e la città è gravemente ferita dai bombardamenti, ma tra i tanti sfollati vi fu chi, invece, rimase a tenere in vita la città sotto le bombe. Tra questi, il dottore che custodì le cere anatomiche che l'artista Clemente Susini modellò tra il 1803 e il 1805, nel laboratorio di ceroplastica del Museo della Specola sulla base delle dissezioni su cadaveri eseguite dal sardo Francesco Antonio Boi, professore di anatomia umana dell'università di Cagliari. Questi capolavori della ceroplastica mondiale sono oggi custoditi nella Sala pentagonale della Cittadella dei Musei in piazza Arsenale. A questo medico è ispirato il personaggio di Albert.
Cagliari e irriconoscibile, spettrale: è il primo maggio 1943 quando la cinepresa di Marino Cao catturò le immagini della celebre processione Sant'Egidio tra le macerie di una città distrutta dalle bombe. Queste riprese vengono attribuite, nella finzione scenica, al medico inglese Albert sul finale del film.
Il film racconta di una Sardegna rurale, ancestrale, bruciata dal sole. È quella fatta rivivere a Collinas (VS), 60 km a nord di Cagliari, case basse in pietra, viottoli, stradine deserte e intorno la campagna (parte delle riprese in esterno sono girate a Giara di Gesturi, un altopiano basaltico nel Medio Campidano). Le scene si svolgono all'interno di un edificio patronale con corte perfettamente conservato.
Annetta, la protagonista, è dedita ad un'attività a cui l'ha iniziata la madre. La donna accabadora, colei che soleva mettere fine alla sofferenza dei malati terminali provocandone la morte, è una figura quasi magica, al punto che alcuni antropologi dubitano che sia esistita davvero, mentre c'è invece chi ne rileva l'attività in alcune zone isolate della Sardegna fino agli anni '50.
A Cagliari, dove Annetta si reca in cerca della nipote Tecla, si cambia scenario: siamo nel 1943 e la città è gravemente ferita dai bombardamenti, ma tra i tanti sfollati vi fu chi, invece, rimase a tenere in vita la città sotto le bombe. Tra questi, il dottore che custodì le cere anatomiche che l'artista Clemente Susini modellò tra il 1803 e il 1805, nel laboratorio di ceroplastica del Museo della Specola sulla base delle dissezioni su cadaveri eseguite dal sardo Francesco Antonio Boi, professore di anatomia umana dell'università di Cagliari. Questi capolavori della ceroplastica mondiale sono oggi custoditi nella Sala pentagonale della Cittadella dei Musei in piazza Arsenale. A questo medico è ispirato il personaggio di Albert.
Cagliari e irriconoscibile, spettrale: è il primo maggio 1943 quando la cinepresa di Marino Cao catturò le immagini della celebre processione Sant'Egidio tra le macerie di una città distrutta dalle bombe. Queste riprese vengono attribuite, nella finzione scenica, al medico inglese Albert sul finale del film.
Film Kairos, Mammoth Film
Annetta è una donna sempre vestita di nero, solitaria e silenziosa, con un terribile segreto. Passa il tempo in attesa di una chiamata e quando arriva apre una vecchia sacca di cuoio contenente una mazzola di legno, un vecchio cuscino, uno specchietto spaccato. Giunta a Cagliari tenterà di ritrovare se stessa lasciandosi alle spalle il doloroso passato.