Nel XX secolo la città di Bolzano è stata dominio di due dittature: prima di quella fascista dal 1922 al 1943, poi per due anni di quella nazista. Entrambi i regimi dittatoriali hanno lasciato segni nella società e, in modo più evidente, nell’architettura della città. Nel periodo fascista furono realizzate diverse opere edilizie che servivano a dare l’idea della "Nuova Grande Bolzano", come il monumento alla Vittoria, il fregio con Mussolini a cavallo in piazza Tribunale oppure il palazzo monumentale del Corpo d'Armata in piazza IV Novembre.
Tra queste opere urbane è compreso anche il corso della Libertà. Originariamente chiamato corso Littorio, dal 1936, a seguito della conquista dell’Abissinia, prese il nome di corso 9 Maggio. Solo nel 1938 la strada divenne accessibile al traffico e iniziò a fungere da collegamento tra il centro storico e il quartiere di Gries. Con i sui portici perfettamente geometrici, lineari e molto più alti e ampi rispetto a quelli medievali, il corso è la rappresentazione dell'ideale fascista che mira ad accrescere e razionalizzare le caratteristiche architettoniche del centro storico di Bolzano.
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