Con Hill of Vision Roberto Faenza racconta la storia di Mario Capecchi, che nel 2007 ha ricevuto il premio Nobel per la Medicina per le sue ricerche sulle cellule staminali embrionali e il cosiddetto "gene targeting", e che ancora oggi continua a dare con la ricerca il suo contributo alla scienza. La sua storia parte tuttavia in Alto Adige.
Mario ha solo cinque anni quando la madre, la poetessa e attivista politica Lucy Ramberg, viene deportata in un campo di concentramento affidandolo ad una famiglia di contadini dell’altopiano del Renon. Ma è il 1943, la guerra infuria e quella bocca in più da sfamare è un peso di cui disfarsi, così Mario si ritrova solo a vagabondare per le strade di Bolzano, si unisce a una piccola banda di bambini abbandonati e vivacchia di elemosina e di espedienti.
Da ragazzo emigra poi in America per volere della madre, che nel frattempo lo ritrova e vuole garantirgli una buona istruzione. Le riprese per la seconda parte del film si sarebbero dovute spostare quindi negli Stati Uniti: le location erano già state fissate, ma quando la pandemia fa saltare il set oltreoceano, la produzione ricrea la Pennsylvania sull’Altopiano del Salto, dove la montagna e la vegetazione ben si prestano al racconto americano.
Nella caserma Cesare Battisti di Merano – adibita a studios – sono stati ricreati la scuola americana che Capecchi frequenta negli anni Trenta, il villaggio della comunità Quacchera ‘Hill of Vision’, uno studio medico dell’epoca e la facciata del palazzo di Stoccolma dove nel 2007 Capecchi riceverà il Nobel.
Con Hill of Vision Roberto Faenza racconta la storia di Mario Capecchi, che nel 2007 ha ricevuto il premio Nobel per la Medicina per le sue ricerche sulle cellule staminali embrionali e il cosiddetto "gene targeting", e che ancora oggi continua a dare con la ricerca il suo contributo alla scienza. La sua storia parte tuttavia in Alto Adige.
Mario ha solo cinque anni quando la madre, la poetessa e attivista politica Lucy Ramberg, viene deportata in un campo di concentramento affidandolo ad una famiglia di contadini dell’altopiano del Renon. Ma è il 1943, la guerra infuria e quella bocca in più da sfamare è un peso di cui disfarsi, così Mario si ritrova solo a vagabondare per le strade di Bolzano, si unisce a una piccola banda di bambini abbandonati e vivacchia di elemosina e di espedienti.
Da ragazzo emigra poi in America per volere della madre, che nel frattempo lo ritrova e vuole garantirgli una buona istruzione. Le riprese per la seconda parte del film si sarebbero dovute spostare quindi negli Stati Uniti: le location erano già state fissate, ma quando la pandemia fa saltare il set oltreoceano, la produzione ricrea la Pennsylvania sull’Altopiano del Salto, dove la montagna e la vegetazione ben si prestano al racconto americano.
Nella caserma Cesare Battisti di Merano – adibita a studios – sono stati ricreati la scuola americana che Capecchi frequenta negli anni Trenta, il villaggio della comunità Quacchera ‘Hill of Vision’, uno studio medico dell’epoca e la facciata del palazzo di Stoccolma dove nel 2007 Capecchi riceverà il Nobel.
Jean Vigo Italia, Rai Cinema, Rhino Films
Seconda guerra mondiale, Alto Adige. Mario ha solo 5 anni quando sua madre viene arrestata dai fascisti. Il piccolo trascorre l’infanzia per strada vivendo di espedienti. Finita la guerra, lui e la madre miracolosamente si ritrovano e ricominciano una nuova vita in America, dove Mario scopre, grazie allo zio scienziato, la passione per la scienza. Basato sull’avventurosa vita del premio Nobel per la Medicina Mario Capecchi.