Norchia è un sito archeologico etrusco nel viterbese celebre per la sua necropoli che si estende dal fosso Biedano alla sommità di una collina tufacea. Le sue origini risalgono all’età del bronzo medio ma la città visse il suo massimo splendore tra il IV e il III secolo a.C. Venne in seguito occupata dai romani e divenne un centro medievale, di cui sono esempio il Castello dei di Vico e le chiese di San Pietro e San Giovanni. La Chiesa di San Pietro, che risale al IX d.C., presenta ancora oggi una decorazione sull’esterno realizzata con più ordini di semicolonne; l’edificio a tre navate era inoltre provvisto di cripta con colonne che sostenevano volte a crociera ormai scomparse.
Le tombe della necropoli sono quasi tutte “a dado” o “semidado”. Tra le più importanti sul versante destro del fosso Acqualta si trovano le tombe a tempio (o doriche) datate tra la fine del IV e gli inizi del III a.C.; le tombe Ciarlanti, Smurinas, Prostila e Caronte nella necropoli del fosso di Pile, e la tomba dei Lattanzi in quella del Biedano. Questi monumenti funerari hanno timpani decorati con le raffigurazioni di scene di battaglie e fregi decorativi con il motivo del corteo funebre. Sono inoltre ben visibili i resti di una porta d’accesso e il tracciato della via Clodia che si collega anche alla “cava buia”, una via scavata nel tufo lunga circa 400m e larga 2,5m con tracce di iscrizioni latine e successive croci e simbologie religiose sulle ripide pareti tufacee.
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