I romanzi di Montalbano sono impregnati dei paesaggi rurali aridi, il mare onnipresente, degli abitanti e della cultura enogastronomica siciliana, al punto che la scelta dei set in cui girare non può prescindere da questa regione.
L’elenco delle location è un itinerario costellato di gioielli barocchi: da Ibla a Scicli, Sampieri (poco a est, sulla scogliera del Pisciotto, sorge la fornace Penna, che riconosceremo come la Mànnara), Donnalucata, Monte Crasto e il Castello di Donnafugata (la sontuosa residenza del boss Balduccio Sinagra), e poi ancora Modica, Marina di Ragusa, Comiso, Vittoria, Scoglitti, Brucoli, Noto, Scopello, e vari altri siti della Sicilia sud-orientale.
Tuttavia alcuni luoghi hanno una rilevanza particolare nell’immaginario dei fan del commissario.
È mattina presto di un giorno qualunque in casa Montalbano. Il telefono squilla: è il solito Catarella che annuncia l’ammazzatina di turno. Non c’è tempo per una nuotata, ma il caffè del risveglio sulla terrazza che affaccia sulla spiaggia di Marinella è d’obbligo. Marinella è Punta Secca nella realtà, nel comune di Santa Croce Camerina, e la casa di Montalbano è oggi un b&b che porta il nome del celebre commissario.
Vigata, Porto Empedocle nell’immaginario camilleriano, è, nella finzione scenica, un insieme di luoghi. Il suo commissariato si trova all’interno del municipio di Scicli, cittadina patrimonio Unesco, in un palazzo di inizio Novecento costruito al posto di un monastero benedettino; nell’ufficio del sindaco troviamo la stanza del questore Bonetti Alderighi, oggi visitabile ad orari prestabiliti; in piazza Italia tra i palazzi Penna e Iacono si riconosce la sede della questura di Montelusa. Ma Vigata è anche a Ragusa Ibla, anch’essa patrimonio Unesco, che, come Scicli, è stata ricostruita in stile barocco dopo il terremoto del 1693. Nella cittadina, un labirinto di vicoli, scalinate e piazzette su cui si affacciano 42 chiese, vediamo spesso il commissario attraversare piazza Duomo, sullo sfondo la scalinata di San Giorgio, per raggiungere il bar di Vigata.
I romanzi di Montalbano sono impregnati dei paesaggi rurali aridi, il mare onnipresente, degli abitanti e della cultura enogastronomica siciliana, al punto che la scelta dei set in cui girare non può prescindere da questa regione.
L’elenco delle location è un itinerario costellato di gioielli barocchi: da Ibla a Scicli, Sampieri (poco a est, sulla scogliera del Pisciotto, sorge la fornace Penna, che riconosceremo come la Mànnara), Donnalucata, Monte Crasto e il Castello di Donnafugata (la sontuosa residenza del boss Balduccio Sinagra), e poi ancora Modica, Marina di Ragusa, Comiso, Vittoria, Scoglitti, Brucoli, Noto, Scopello, e vari altri siti della Sicilia sud-orientale.
Tuttavia alcuni luoghi hanno una rilevanza particolare nell’immaginario dei fan del commissario.
È mattina presto di un giorno qualunque in casa Montalbano. Il telefono squilla: è il solito Catarella che annuncia l’ammazzatina di turno. Non c’è tempo per una nuotata, ma il caffè del risveglio sulla terrazza che affaccia sulla spiaggia di Marinella è d’obbligo. Marinella è Punta Secca nella realtà, nel comune di Santa Croce Camerina, e la casa di Montalbano è oggi un b&b che porta il nome del celebre commissario.
Vigata, Porto Empedocle nell’immaginario camilleriano, è, nella finzione scenica, un insieme di luoghi. Il suo commissariato si trova all’interno del municipio di Scicli, cittadina patrimonio Unesco, in un palazzo di inizio Novecento costruito al posto di un monastero benedettino; nell’ufficio del sindaco troviamo la stanza del questore Bonetti Alderighi, oggi visitabile ad orari prestabiliti; in piazza Italia tra i palazzi Penna e Iacono si riconosce la sede della questura di Montelusa. Ma Vigata è anche a Ragusa Ibla, anch’essa patrimonio Unesco, che, come Scicli, è stata ricostruita in stile barocco dopo il terremoto del 1693. Nella cittadina, un labirinto di vicoli, scalinate e piazzette su cui si affacciano 42 chiese, vediamo spesso il commissario attraversare piazza Duomo, sullo sfondo la scalinata di San Giorgio, per raggiungere il bar di Vigata.
Espressione della storia e della cultura siciliana, la cucina in Montalbano è un altro degli elementi portanti dei racconti. L’elenco delle debolezze culinarie del commissario meriterebbe una trattazione a sé: a casa per opera della cuoca Adelina o alle osterie San Calogero e da Enzo, i piatti che tentano Montalbano sono tantissimi. Si passa dai celebri arancini che danno il titolo ad uno dei romanzi, alla pasta 'ncasciata, le triglie fritte, i frutti di mare, i purpiteddri, la caponatina, le melanzane alla parmigiana e i peperoni arrosto, il caciocavallo stagionato passuluna e aulive, e tanta altra roba, con, dulcis in fundo, vassoi interi di cannoli siciliani che il commissario usa come merce di scambio per velocizzare i responsi delle autopsie del dottor Pasquano.
Nato dalla penna di Andrea Camilleri, Salvo Montalbano è il commissario dell’immaginaria cittadina di Vigata, in provincia di Montelusa che con i suoi collaboratori (tra cui il vice “Mimì” Augello, l’ispettore Fazio, l’agente Catarella) indaga su crimini e misfatti che minacciano il territorio.