Come in una pozione magica, anche quando si racconta una favola al cinema gli ingredienti vanno prima accuratamente cercati e, poi, abilmente mescolati. La formula prevede manieri geometrici e rocche inespugnabili, boschi incantati e cime impervie, tessiture di pietre millenarie e trame. Una mirabolante alchimia porta l’Italia tutta a diventare set per film della trasfigurazione alata di storie e personaggi. È un viaggio di vertigine e, pertanto, al visitatore si chiede di abbracciare film che s’abbandonano al crinale immaginifico di Boccaccio, Giambattista Basile, Umberto Eco, magari mettendosi intorno all’immaginario fuoco che scalda i racconti.
Stampa itinerarioNulla è stato lasciato al caso: il regista Matteo Garrone si è messo in viaggio lui stesso, per lunghi mesi, alla ricerca delle location ideali per Il racconto dei racconti –Tale of tales. Il suo fantasy è una cineguida preziosissima, d’autore; una mappa di luoghi generosi, di natura e architettura che portano al cinema tre novelle dello Cunto de li cunti di Giambattista Basile, seicentesco custode di favole popolari. Per ciascuna inventa un mondo che s’apparenta subito con il sogno. Prendiamo dal suo itinerario solo una parte, quella che porta dal Lazio alla Puglia. Chiudiamo gli occhi e riapriamoli nel Bosco del Sasseto, ad Acquapendente nell’Alto Lazio, incantato, sospeso dominio del verde, piante secolari, trecce di rami, cielo che occhieggia impossibilitato a penetrarvi. Qui, non a caso, si compie il prodigio delle Due Vecchie: il corpo di Dora, oltraggiato dall’età, si risveglia meravigliosamente giovane, innamorando il re di Roccaforte, Vincent Cassel. La sua dimora dentro è il Palazzo Chigi di Ariccia, e fuori, sporgente e sfidante la gravità, è il castello medievale di Roccascalegna, in Abruzzo. Il secondo capitolo, La Pulce, ci porta a esplorare la Puglia. Il re di Altomonte, obnubilato dal microscopico insetto, abita l’enigma di Federico II, l’ottagonale Castel del Monte, ad Andria, qui percorso da giocolieri, funamboli sospesi, attori viaggianti. Il modello del maniero ispirò anche Jean-Jacques Annaud per disegnare la biblioteca del Nome della rosa, dal romanzo “medievale” di Umberto Eco. Sempre al serbatoio narrativo di Basile attinge, quasi mezzo secolo prima, Francesco Rosi per C’era una volta; all’ambientazione napoletana si risponde con luoghi trovati nel Lazio, nel Napoletano e in Puglia: l’Isabella di Sophia Loren abita in una terra di mezzo che sta tra Tavoliere e Gravina di Puglia. Tra Roma e Viterbo si trovano le lussureggianti Cascate di Monte Gelato, i paesi hanno i profili di Bracciano e del Borgo di Rota, sempre in provincia di Roma. Il film invita anche nell’altera Certosa di San Lorenzo a Padula, in provincia di Salerno. E il carnet di viaggio è ancora da riempire.
Non siamo nella Francia suggerita, ma in Italia, e anche Ladyhawke, cult anni Ottanta diretto da Richard Donner, ha il pregio di girare per monti, valli, chiese, manieri con il palpito di un amore avvelenato dal maleficio, seguendo i sentieri del capitano Navarre (Rutger Hauer) con il suo falco al braccio, di notte trasformato prodigiosamente nella luminosa Michelle Pfeiffer. Un momento nodale della storia trova accoglienza nell’Abruzzo delle distese d’altura e dei castelli acuminati: il falco viene ferito a Campo Imperatore, altopiano che sprigiona gli spazi, le possibilità, e viene guarito da un monaco eremita nella poco distante Rocca Calascio, una stupefacente mano di pietra raggrumata verso il cielo e qui turrita dagli scenografi. L’affaccio è sulla valle del Tirino e l’altopiano di Navelli.
Pier Paolo Pasolini è l’ultima guida di un’Italia favolosa, che ritrova la sua infanzia, quella giocosa e impudica di Boccaccio e del suo Decameron. Lui lo porta al cinema ed è una specie di benedizione poetica, rivelatrice, ossigenata dalla profondità di un popolo configurato dalla sua storia, rappresentato dai suoi monumenti, sconfinato dalla sua bellezza. Tutto il film è ambientato nella Napoli popolare, ma in realtà PPP gira e offre l’occasione di conoscere perle come il borgo medievale di Casertavecchia, in provincia di Caserta, dove cade in trappola il suo Andreuccio (Ninetto Davoli). E non ci si deve spostare dal Casertano per passeggiare nel borgo di Piedimonte di Casolla, dove entriamo nelle geometrie dei giardini di Palazzo Cocozza, in compagnia di Caterina di Valbona e di Riccardo. La Costiera Amalfitana mette sul banco da gioielliere la Chiesa della Santissima Annunziata di Ravello, che pare Grecia, dove Masetto si concede alle monache di clausura. E, infine, lui, il poeta Pasolini, nei panni tormentati dell’allievo di Giotto, alle prese con un affresco nella Basilica di Santa Chiara a Napoli. È lì che sospira: «perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto?».