VENEZIA - Una città governata dal caos, dalla corruzione, dal cinismo, asfissiata dal caldo torrido, devastata dagli incendi e sommersa dal buio dei numerosi blackout. È questa la Roma di Adagio di Stefano Sollima, che dopo la serie Romanzo criminale e Suburra torna a raccontare il lato criminale della Capitale, con inquadrature larghe, in cui i personaggi si muovono in controluce. “Roma è cambiata e anch’io. L’ho osservata con occhi diversi tornando sulla scena del crimine con un altro passo. Dopo le esperienze all’estero e la prolungata assenza, volevo tornare a raccontare la mia città che m’era mancata. Alcuni degli elementi drammaturgici e visivi potrebbero sembrare distopici, ma in realtà vivendo a Roma non lo sono per niente. L’ho trasfigurata, com’è giusto che sia, gli elementi naturali sono funzionali alla drammaturgia, ma mentre scrivevamo ci sono stati realmente degli incendi e ci sono stati i blackout. Sembra fantascientifico ma è una parte della città per come la vivo”.
Un clima quasi apocalittico, da fine del mondo, in cui l’unico, flebile, spiraglio di luce viene dalle nuove generazioni. In cui i criminali sono anche capaci di gesti positivi ma non c’è alcun riscatto in loro, né liberazione. “I personaggi sono come falene impazzite, ognuno attorno alla propria ossessione - sottolinea Pierfrancesco Favino, tra gli interpreti del film insieme a Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini- in fondo devono fare i conti con se stessi, e se questo genera una svolta positiva per qualcun altro ha a che fare piuttosto con la storia che con i desideri del personaggio. Non penso ci sia alcuna redenzione, ma credo che il messaggio positivo sia che le colpe dei padri non ricadono necessariamente sui figli perché sono individui capaci di scegliere da soli”.
Importante snodo narrativo e una sorta di punteggiatura visiva all’interno del racconto, i blackout di Adagio sono stati realizzati dal “vero”, circoscrivendo ampie porzioni della città e consentendo all’interno di quelle aree solo la circolazione dei mezzi di scena. In queste zone, vietate al traffico e pattugliate dai vigili urbani, l’illuminazione stradale, racconta il regista, è stata spenta per pochi minuti, giusto il tempo delle ripres: “La città, al buio, veniva illuminata soltanto dalle nostre auto che simulavano il traffico cittadino con un effetto finale piuttosto suggestivo”.
La componente criminale di Enea, di e con Pietro Castellitto, viaggia su un binario nascosto e silenzioso. Si insinua nella Roma altoborghese, sfavillante e piena di luce, territorio di mega feste e pranzi di pesce & champagne, avanzando nelle fessure dei rapporti familiari incrinati e nelle insoddisfazioni dei protagonisti - belli, ricchi e annoiati - che sentono di vivere in un’epoca "morta e decadente". Mossi dal desiderio di sentirsi vivi, diventano punto di riferimento di un avviato spaccio di droga, arrivando a inventarsi una loro guerra che li trascinerà in un assurdo vortice destinato alla tragedia.
"Vittime e artefici di un mondo corrotto che contribuiscono ad alimentare, non fanno quello che fanno né per soldi né per potere, ma per vitalità", sottolinea Pietro Castellitto che nel film dirige anche suo padre e suo fratello minore Cesare. “L’idea era di svincolarsi dal cliché della famiglia borghese apatica che genera figli nichilisti. Enea è un eroe romantico che prova a essere all’altezza delle sue ambizioni, e la sua è una famiglia tutt’altro che apatica, come si vede nella scena del Natale”.
“La generazione di adulti nel film sono persone 'molto perbene’ ma crepati dentro, e quindi sono in questo senso falliti”, rimarca Sergio Castellitto che nel film interpreta il padre di Enea. “A fronte di una generazione di giovani che sono 'molto permale’ ma che hanno il coraggio di essere romantici e tragici, e questo li rende migliori dei loro genitori”.
L'avventura di Enea ha come palcoscenico la Roma bene di elitari circoli sportivi e ristoranti in cui, tra noia e ricerca d’emozioni, passano il tempo Enea e Valentino. Tra i luoghi delle riprese si riconoscono il Circolo sportivo Tevere Remo e il Circolo sportivo Affari Esteri, alcuni rinomati ristoranti del centro città come il Ristorante "La Pergola", e i locali di tendenza della movida romana tra cui 'The Sanctuary'. Tra le altre location utilizzate, Villa Borghese, la Chiesa della SS Trinità dei Monti, dove avviene la scena del matrimonio, e l’iconica piazza che ne porta il nome.
Una lunga sequenza è girata a Cinecittà, al Teatro 18, dove si trova un ledwall per riprese virtuali tra i più grandi d’Europa. Si tratta della scena in cui un aereo da turismo si infrange contro un grattacielo, con chiaro rimando alle immagini dell’attentato delle Torri Gemelle. "Girare a Cinecittà è stato bellissimo”, ha detto a Cinecittà News Pietro Castellitto. “Il ledwall ci ha consentito di giocare con un aereo vero, una cosa impensabile in GCI. Era una tecnologia che non tutti conoscevano ed è stata una sfida, ma al terzo giorno eravamo tutti rodati".
Enea di Pietro Castellitto arriva nelle sale dal 25 gennaio con Vision Distribution
Adagio di Stefano Sollima esce nei cinema dal 14 dicembre con Vision Distribution
(Carmen Diotaiuti)