Il cinema italiano non ha prodotto il suo Via col vento ma di sicuro ha tante Tara disseminate nella sua cinematografia. A riprova del fatto che spesso le location non fanno solo da sfondo ma sono il perno su cui ruota tutta la storia. La buona notizia è che mentre Tara non è mai esistita, le ville e i castelli di questo itinerario sono invece non solo veri ma anche visitabili. E in qualche caso i luoghi sono i veri e propri ispiratori delle storie che poi si trovano a incorniciare.
Stampa itinerarioVilla di Oria è un caso emblematico. Qui Antonio Fogazzaro soggiornò a lungo dando vita al suo capolavoro, Piccolo Mondo Antico. Tra il terrazzino e il giardino pensile alla fine dell’Ottocento lo scrittore ambientò la vicenda di Franco e Luisa Maironi. Ed è sempre qui che Mario Soldati girò il film omonimo in bianco e nero del 1941. Oggi la villa ribattezzata Fogazzaro Roi è di proprietà del Fai, grazie al lascito del pronipote di Fogazzaro, il marchese Giuseppe Roi, che a metà Novecento rinnovò e riallestì tutti gli ambienti facendo attenzione a non stravolgere i dettagli delle stanze così ben descritti nel romanzo. Intatta la piccola darsena privata dove nel libro viene ritrovato il corpo della piccola Ombretta. L’altra meravigliosa villa visibile nel film è Villa del Balbianello, anch’essa del fondo Fai, che nella finzione è la casa della Marchesa Maironi. Oria è un piccolo borgo sulle rive comasche del Lago di Lugano: a ridosso del confine con la Svizzera ci sono gli altri piccoli centri di San Mamete, Cressogno e Loggio dove Fogazzaro fa muovere i suoi personaggi.
È totalmente nata dalla fantasia invece la Contea di Rivombrosa, che fa da palcoscenico alla travagliata storia d’amore tra la serva Elisa Scalzi e il Conte Fabrizio Ristori nella serie tv Elisa di Rivombrosa. Nella realtà si tratta di Agliè, paese nei pressi delle colline di Macugnano, nel Canavese. Il viale alberato, che fa da ingresso al centro e alla Piazza Castello, è storicamente chiamato dagli abitanti Riv’umbrusa, da cui deriva il nome della serie, e la dimora dei Ristori è proprio il Castello Ducale di Agliè. La facciata imponente del palazzo in cotto piemontese, con le scale che danno sul vasto parco all'inglese, è sfondo di inseguimenti e discussioni tra i due amanti in giardino e della teatrale dichiarazione d’amore di Fabrizio su una delle scalinate. Il loro matrimonio, sabotato dalla marchesa Lucrezia Van Necker, ha luogo nella Chiesa di Santa Marta, sempre nel centro di Agliè. Innamorata di Fabrizio, Lucrezia è la principale nemica della coppia e trama gli inganni all’interno della sua dimora, il Castello dei Conti di Biandrate che si trova a San Giorgio Canavese (TO). Oltre alla difficile coronazione del loro sogno d’amore, Elisa e Fabrizio sono gli unici che possono sventare gli attentati al re orditi da un gruppo di congiurati. Presso il palazzo reale e gli ambienti governativi, tra la Palazzina di Caccia di Stupinigi e il Castello Reale di Racconigi, Fabrizio tenta più volte di consegnare la lista dei congiurati, mettendo a repentaglio la sua vita.
Inventato è pure il luogo dove trascorre l’infanzia Fabrizio del Dongo, il protagonista de La Certosa di Parma, miniserie tv tratta dal capolavoro di Stendhal. Il giovane cresce al Castello di Grianta, tenuta edificata dai suoi avi, che nella finzione ha le fattezze del Castello di Rivalta (PC), il cui nome deriva da Ripa Alta, la riva del Trebbia. Anni dopo, a seguito di un duello ambientato nei giardini di Villa Isolani (BO) in cui ucciderà un rivale in amore, verrà rinchiuso nella Torre Farnese: per la fiction, il Castello di Torrechiara (PR). La scintilla del vero amore arriverà solo dopo, durante un ballo a Palazzo San Severina, ovvero Palazzo Albergati a Zola Predosa (BO), dove incontrerà Clelia che però andrà in sposa a un altro e vivrà a Rocca Meli Lupi di Soragna (PR) i cui saloni e il giardino sono stati messi a disposizione della produzione. Infine la Certosa di Parma del titolo, dove ripara Fabrizio, è la Certosa di Paradigna o Abbazia Cistercense di Valserena del 1298, e oggi ospita il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, mentre il chiostro utilizzato nelle riprese è stato ricostruito nel convento benedettino di San Giovanni.