ePrivacy and GPDR Cookie Consent management by TermsFeed Privacy Generator Cine-gastronomia | Continuavano a chiamarlo Molise | Italy for Movies

Cine-gastronomia | Continuavano a chiamarlo Molise

(a cura di Andrea Gropplero - materiali Cinecittario: Archivio Luce)

Quando E.B. Clucher, al secolo Enzo Barboni, girò in Molise alcune scene di Continuavano a chiamarlo Trinità (1971), la regione più giovane d’Italia aveva compiuto solo otto anni. Riconosciuta come Regione nel 1963, il Molise lega indissolubilmente la sua storia all’Abruzzo, con cui per secoli ha condiviso tutto: nome, tradizioni e gastronomia. L’evoluzione dello spaghetti western nel cazzotti western ebbe negli anni Settanta un successo planetario tra i giovani boomers (i nati nel boom economico), dovuto all’innesto della comicità in un genere rigido e schematico come il western.

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Le location

Altopiano di Campo Imperatore
Regione: Abruzzo Tipologia: Altopiano Territorio: montagna, pianura
Parco naturale regionale dei monti Simbruini
Regione: Lazio Tipologia: Parchi naturali Territorio: montagna
Venafro
Regione: Molise Tipologia: Paese Territorio: borgo, centro storico, montagna, paese

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Fagioli e cazzotti, il western italiano alla conquista del mondo

L’infanzia di molti boomers è stata segnata dalla saga di Trinità e Bambino di E.B. Clucher cominciata nel 1970. Cinque film tra il ’70 e il ’74 che si piazzarono per mesi in testa alle classifiche di quegli anni, ottenendo un inimmaginabile successo di pubblico, ma non di critica, a livello planetario: Lo chiamavano Trinità (1970), Continuavano a chiamarlo Trinità (1971) e poi Lo chiamarono Il Magnifico (1972), Anche gli angeli mangiano fagioli (1973), Anche gli angeli tirano di destro (1974), diventarono un vero genere nel genere, qualcosa che oggi possiamo definire con una sola parola: cult.
È un’Italia a due velocità quella che viene dal boom economico: lo sviluppo al Nord, la disoccupazione al Sud. È come dire che al Nord si lavora e si ride e al Sud si ride e basta (per non piangere).
L’Italia degli anni Settanta si è lasciata alle spalle il fascismo e la guerra, è un’Italia che ha voglia di ridere e riscoprire le tradizioni popolari. In radio si ascolta Alto Gradimento, il programma di Arbore e Boncompagni, si cantano le canzoni di Mina e Battisti, la televisione in bianco e nero lascia spazio ai comici e nelle sale ci sono la commedia all’italiana, gli spaghetti western e i cazzotti western e sarà proprio il successo di questo cinema a finanziare e permettere la produzione del cinema d’autore – dei nostri migliori autori – che certo non avevano lo stesso pubblico pagante.
Del resto non sprecheremo parole per descrivere la grandezza della commedia all’italiana che riesce a coniugare, attraverso la comicità, il cinema d’autore al cinema popolare e vale lo stesso per lo spaghetti western, celebrato nel mondo per la grandezza di Sergio Leone. Sul cazzotti western, invece, qualche parola va spesa. È un genere rivoluzionario per il periodo in cui nasce, che sostituisce l’ironia dello spaghetti western con la comicità. Vengono quasi completamente sostituite le armi con i pugni e i duelli con delle scazzottate comiche. Una rivoluzione che Gianni e Pinotto avevano già compiuto con i film di cappa e spada, da cui in fondo questo genere discende.
Il successo della saga di Trinità e Bambino fu sancito da Continuavano a chiamarlo Trinità, in parte girato in Molise, sequel di Lo chiamavano Trinità. Memorabile è la scena iniziale dove prima Bambino, poi Trinità rapinano un gruppetto di malviventi dei cavalli e della padella di fagioli. I fagioli nel cazzotti western sono come gli spinaci di Popeye o la carota di Bugs Bunny, un elemento che non solo manda avanti il racconto ma descrive e qualifica il personaggio.
In quegli anni i bambini adoravano la coscia di pollo, che grazie al nuovo galateo popolare si doveva rigorosamente mangiare con le mani; la pizza, che ebbe in quel decennio la sua diffusione di massa; e infine mangiavano anche gli amari e ferrosi spinaci per diventare forti come braccio di ferro e i fagioli per emulare Bud Spencer e Terence Hill.
Il Molise è ricco di varietà pregiate di fagioli autoctoni, due in particolare: i fagioli di Riccia che crescono in una frazione di questo comune della provincia di Campobasso e i fagioli chiamati Molise. Entrambi questi fagioli bianchi grazie alla pelle sottile e alla velocità della cottura consentono la realizzazione di piatti succulenti, ricette come u pastone, laganiell e fasciuol, sagne e fagioli, delle quali il Molise va orgoglioso.



 
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Polenta

Breve storia della cucina molisana

Nonostante il Molise sia Regione Autonoma solamente dal 1963, i molisani custodiscono gelosamente le ricette e le più antiche tradizioni culinarie. I punti di forza della cucina molisana sono certamente nella semplicità dei piatti, negli aromi e sapori decisi e nella genuinità degli ingredienti.
Sull’etimologia di Molise vi sono diverse versioni, in particolare due: la prima vuole che il nome derivi dalla famiglia normanna dei Molisius, Molisio, che dominarono la contea di Boiano dall’XI al XIII secolo; la seconda versione di Gasdia (1960), confermata da altri studiosi, ci ricorda ciò che avrebbe proposto Francesco D’Ovidio: “Molise, è un vocabolo in forma di plurale alla molisana, derivativo di mola o di molinum. Ed ‘è come se in latino si dicesse Molenses, cioè gli abitanti o i luoghi presso al mulino, o, al par di morales, le macine stesse o i macigni, petrae o lapides molenses’”.
Per quanto questa seconda ipotesi sia dagli studiosi poco accreditata, la presenza della polenta in molti piatti di tutta la cucina molisana, unica fra le cucine del Sud Italia a farne largo uso, e la produzione massiccia di pasta, sia fresca che secca, fa pensare che questa ipotesi non sia del tutto infondata.
All’influenza normanna il Molise deve sicuramente l’uso vivo degli aromi e parte della cucina di pesce della zona costiera e probabilmente piatti come la pecora allo spiedo con erbe aromatiche, che oggi si chiama pecora alla brigante. Le tradizioni molisane in cucina, vanno ben oltre la dominazione normanna, i molisani sono gli eredi dei Sanniti, che a lungo combatterono e tennero testa ai Romani.
La cucina Molisana attuale è in parte contadina e pastorale ed esprime ricette come i torcinelli, involtini realizzati con budella di agnello, farcite di uovo sodo, animelle e fegato, o la pampanella: pancetta di maiale e tanto peperoncino essiccata e messa in padella e fatta rinvenire con un po’ di vino e unita al sugo per insaporirlo. Piatti di grande semplicità nelle preparazioni, sapori decisi e ingredienti genuini. Lungo la costa abbiamo la cucina dei pescatori, con un uso degli aromi vivo e deciso.



 
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Fagioli

Sagne e fagioli

Sagne e fagioli è un piatto povero tipico della zona di Isernia, si prepara con i fagioli tipici della zona: i fagioli bianchi e tondi detti anche a mmurecane o a tabacco e le sagne o sagnette, la cui traduzione sarebbe lasagnette, si tratta di una pasta a base di acqua e farina, lunga circa 3 cm, piatta e larga circa mezzo centimetro.

INGREDIENTI per 5 persone
per i fagioli:

  • 400 g di fagioli a mmurecane o a tabacco
  • 2 coste di sedano bianco di Boiano o Acquaviva Collecroce
  • 1 cipolla di Isernia
  • 4 spicchi d’aglio
  • 1 peperoncino olio evo molisano
  • alloro e rosmarino

per il brodo vegetale:

  • 2 coste di sedano bianco di Boiano o Acquaviva Collecroce
  • 1 cipolla di Isernia
  • 1 carota
  • 1 finocchio di Boiano o Acquaviva Collecroce
  • 1 litro d’acqua

per le sagnette:

  • 400 g di farina
  • acqua

PREPARAZIONE
Dopo avere ammollato i fagioli per almeno 12 ore, bollirli in acqua fino a lessarli. Fare un cratere con la farina, versare l’acqua e impastare. Stendere l’impasto e con il mattarello realizzare una sfoglia sottile. Fare delle strisce larghe circa 5 mm e tagliare per una lunghezza di circa 3 cm. Lasciare riposare per mezz’ora, nel frattempo preparare un brodo vegetale con acqua, sedano cipolla, carota, finocchio. Fare un battuto di 2 coste di sedano e una cipolla e versare in una padella con olio evo, aglio, alloro e rosmarino. Quando il soffritto sarà leggermente imbiondato, aggiungere i fagioli e mescolare bene, levare i quattro spicchi d’aglio, aggiungere il brodo vegetale e portare a ebollizione, calare le sagnette e mescolare. Servire caldo.



 
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Continuavano a chiamarlo Trinità (1971) - © CG Entertainment

Trinità: ricetta per un trailer fai da te sui fagioli e la cucina molisana

Per chi volesse farsi un trailer fai da te su Continuavano a chiamarlo Molise proponiamo questo gioco, dando le indicazioni di entrata e di uscita dai film. Basterà usare un qualunque programma di montaggio ed inserire sulla time-line i dati dei film che vi proponiamo di seguito ed in pochi minuti il gioco sarà fatto.

  • Scaricate il titolo di Continuavano a chiamarlo Trinità
  • unite al minuto 00.27 e tenetelo fino al minuto 01.00
  • unite il minuto 01.12 e tenetelo fino al minuto 01.59
  • unite il minuto 02.20. e tenetelo fino al minuto 05.19
  • aggiungete il cartello “Fine”
  • gustatelo in compagnia e, se non lo avete ancora visto, guardate il film.


 
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