L’horror Pantafa è il secondo lungometraggio di Emanuele Scaringi. Le protagoniste sono Marta (Kasia Smutniak) e sua figlia Nina (Greta Santi), che abbandonano la città per trasferirsi in piccolo paese di montagna, l'immaginario Malanotte. Marta crede che la vita più tranquilla e l’aria di montagna possa giovare a sua figlia, che soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori. Il nuovo contesto si rivela però poco ospitale e non privo di sorprese.
L’ambientazione del piccolo centro montano è costituita dall’insieme di diverse località in provincia di Roma, tra le quali si riconoscono la piazza di Guidonia Montecelio, un maneggio presso Arcinazzo Romano, un casolare nel comune di Anguillara, la grotta di Arsoli, Castel di Tora e il lago del Turano, il cimitero antico di Affile, la faggeta e le vie circostanti delle località montane di Monte Livata e Campo dell’Osso, oltre ad alcuni scorci dei comuni di Roviano, Riofreddo, Subiaco e Vallinfreda.
L’antagonista della narrazione, che definisce le tinte horror del film, è una presenza maligna, la Pantafa, che ha origine da una leggenda popolare secondo la quale la creatura sarebbe in grado di adagiarsi sul petto delle sue vittime e rubargli il respiro.
L’horror Pantafa è il secondo lungometraggio di Emanuele Scaringi. Le protagoniste sono Marta (Kasia Smutniak) e sua figlia Nina (Greta Santi), che abbandonano la città per trasferirsi in piccolo paese di montagna, l'immaginario Malanotte. Marta crede che la vita più tranquilla e l’aria di montagna possa giovare a sua figlia, che soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori. Il nuovo contesto si rivela però poco ospitale e non privo di sorprese.
L’ambientazione del piccolo centro montano è costituita dall’insieme di diverse località in provincia di Roma, tra le quali si riconoscono la piazza di Guidonia Montecelio, un maneggio presso Arcinazzo Romano, un casolare nel comune di Anguillara, la grotta di Arsoli, Castel di Tora e il lago del Turano, il cimitero antico di Affile, la faggeta e le vie circostanti delle località montane di Monte Livata e Campo dell’Osso, oltre ad alcuni scorci dei comuni di Roviano, Riofreddo, Subiaco e Vallinfreda.
L’antagonista della narrazione, che definisce le tinte horror del film, è una presenza maligna, la Pantafa, che ha origine da una leggenda popolare secondo la quale la creatura sarebbe in grado di adagiarsi sul petto delle sue vittime e rubargli il respiro.
Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina in un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, che porta ad avere stati allucinatori. La casa in cui si trasferiscono però è tutt’altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte. Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.