L’Asinara, dove si sono svolte le riprese per cinque settimane, è il terzo protagonista del film, che narra una vicenda della vita dei due giudici antimafia realmente accaduta ma poco conosciuta. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assieme alle rispettive famiglie, vengono strappati all’improvviso dalla loro quotidianità e condotti sull’isola, dove alloggeranno presso la foresteria del carcere. Nel trascorrere lento delle giornate ammiriamo l’isola di notte e di giorno, con la sua vegetazione a macchia mediterranea e la fauna, composta soprattutto da asini e capre. La costa è variegata, con scogliere frastagliate che nascondono calette di mare cristallino, talmente limpido che vi traspaiono i pesci nuotare. Inizialmente i due giudici non prendono bene la vacanza forzata: hanno il maxi processo da preparare e considerano la sosta all’Asinara un’inutile perdita di tempo, quasi un intralcio al loro lavoro, poi arriveranno “le carte”, ovvero i faldoni con il materiale con cui continuare a lavorare, infine, quando verrà il momento di lasciare l’isola, lo faranno quasi a malincuore.
L’Asinara, dove si sono svolte le riprese per cinque settimane, è il terzo protagonista del film, che narra una vicenda della vita dei due giudici antimafia realmente accaduta ma poco conosciuta. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assieme alle rispettive famiglie, vengono strappati all’improvviso dalla loro quotidianità e condotti sull’isola, dove alloggeranno presso la foresteria del carcere. Nel trascorrere lento delle giornate ammiriamo l’isola di notte e di giorno, con la sua vegetazione a macchia mediterranea e la fauna, composta soprattutto da asini e capre. La costa è variegata, con scogliere frastagliate che nascondono calette di mare cristallino, talmente limpido che vi traspaiono i pesci nuotare. Inizialmente i due giudici non prendono bene la vacanza forzata: hanno il maxi processo da preparare e considerano la sosta all’Asinara un’inutile perdita di tempo, quasi un intralcio al loro lavoro, poi arriveranno “le carte”, ovvero i faldoni con il materiale con cui continuare a lavorare, infine, quando verrà il momento di lasciare l’isola, lo faranno quasi a malincuore.
Durante una notte d’estate del 1985 i giudici Falcone e Borsellino vengono trasferiti all’Asinara con le famiglie per proteggersi da una minaccia più grave del solito, partita direttamente dai vertici di Cosa Nostra e intercettata dai Carabinieri dell’Ucciardone.