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L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

17-12-2020

Quella dell’isola delle Rose è un’incredibile storia vera: il sogno di costruire un’isola d’acciaio al largo di Rimini fuori dalle acque territoriali, in cui essere liberi da ogni costrizione e regola, fu trasformato in realtà alla fine degli anni Sessanta del giovane ingegnere Giorgio Rosa ed è diventato un film diretto da Sydney Sibilia e prodotto da Groenlandia per Netflix.

Così Giorgio Rosa ha preso il volto dell'istrionico Elio Germano, e l’isoletta d’acciaio è stata ricreata negli studi acquatici di Malta all’interno di un’enorme piscina con ampio fronte verso il mare che dava la sensazione di trovarsi in mare aperto. Per dare un maggiore effetto di realismo l’isola è stata immersa nel blu grazie ad un blue screen di circa un chilometro. Rimini invece è reale, così come Bologna, dove nasce il sogno di Giorgio: a partire da piazza Verdi, la zona universitaria della città si è immersa nelle atmosfere degli anni Sessanta, tra auto d’epoca e riproduzioni dei manifesti della stagione della contestazione politica del ‘68 messi a disposizione dalla Fondazione Gramsci.

Alla vitalità delle due cittadine, si contrappone la freddezza dei palazzi del potere: così Strasburgo, sede del Consiglio d'Europa è un'innevata Cogne, in Valle D'Aosta, mentre Roma, centro della politica nazionale, che non vede di buon occhio la novità, viene rappresentata come un mondo chiuso in se stesso, in ambienti fumosi, bui, con le finestre serrate.

“La distruzione dell’Isola delle Rose – si legge nei titoli di coda – rappresenta la prima, e unica, guerra di aggressione della Repubblica Italiana. Per evitare che ciò accadesse di nuovo l’ONU spostò il confine delle acque territoriali da 6 a 11 miglia nautiche”. Nel 2009 furono ritrovati, al largo di Rimini, alcuni resti della struttura di quel mondo che ebbe vita per soli 55 giorni.

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