C’è un modo alternativo per visitare le città, anche in tempi di pandemia, ed è guardarla attraverso il cinema, o meglio attraverso l’occhio dei registi che ne hanno fatto sfondo per le proprie storie. Il saggio di Mauro Raimondi, Marco Palazzini e Edoardo Veronesi Carbone dal titolo Il cinema racconta Milano (2020) edito da Unicopli si pone l’obiettivo di raccontare la storia della città e quei cambiamenti che l’hanno portata ad essere da simbolo di modernità a luogo “dell’inquietudine e della fuga” per arrivare alla metropoli dai molteplici volti che conosciamo oggi, attraverso lo sguardo dei vari De Sica, Antonioni, Visconti, Rossellini, Pasolini, Olmi e tanti altri che l’hanno immortalata.
Il racconto parte nel 1896 quando il cinema iniziava la sua avventura a Milano: il lavoro di Italo Pacchioni si intitolava L’arrivo del treno alla stazione di Milano e fu il primo di più di quattrocento film che hanno raccontato la città. Prendiamo ad esempio la famosissima scena in cui Totò e Peppino, vestiti di colbacco e pelliccia in piena estate, fermano un vigile, un “generale austriaco”, chiedendogli indicazioni in un francese un po’ improbabile: il film è Totò, Peppino e la Malafemmina (Camillo Mastrocinque, 1956) e le guglie gotiche del Duomo alle loro spalle sono immortali come la scena appena descritta. Le guglie del duomo incorniciano anche l’addio, indimenticabile, tra Alain Delon e Annie Girardot in Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960), storia tragica di immigrazione e tentativi di adattamento alla vita della città. Gli esempi illustri sono tantissimi, così come gli angoli della città proposti: dai portici sotto cui si rifugia il gruppo di improbabili ladruncoli romani in trasferta dell’Audace colto dei Soliti Ignoti (Nanni Loy, 1959); a corso Vittorio Emanuele attraversato dal trattore di Renato Pozzetto nei panni de Il Ragazzo di campagna (Castellano e Pipolo, 1984); al teatro La Scala, semidistrutto ne Il generale Della Rovere (Roberto Rossellini, 1959); fino ai grattacieli di piazza Gae Aulenti, simbolo della città più moderna, immortalati ne Il capitale umano (Paolo Virzì, 2013), Anime nere (Francesco Munzi, 2014), Gli sdraiati (Francesca Archibugi, 2017). Nel mezzo, tanta, tantissima, storia del cinema. (ph: courtesy of Cineteca Nazionale)