La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Art. 4.1 della Costituzione Italiana
Palazzina LAF, opera prima di Michele Riondino – che ne è anche interprete e sceneggiatore assieme a Maurizio Braucci – racconta, attraverso la storia di un operaio che lavora nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto, uno dei più grandi casi di mobbing della storia repubblicana. La vicenda, che si consumò negli anni Novanta e che vedeva i lavoratori “ribelli” confinati, piegati psicologicamente, demansionati e umiliati, fu portata alla luce dalla magistratura e raccontata nel reportage letterario Fumo sulla città di Alessandro Leogrande.
Caterino vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico, le cui ciminiere si intravedono in lontananza, e condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Si tratta di masseria Fornaro, la cui storia reale va di pari passo con quella raccontata nel film: si trova nella periferia nord di Taranto a qualche chilometro dall'ex ILVA e proprio a causa dell'inquinamento provocato dalla fabbrica fu costretta a sospendere gli allevamenti.
Quando i vertici aziendali decidono di utilizzare Caterino come spia per individuare i lavoratori "ribelli", Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere assegnato alla Palazzina LAF, dove una settantina di dipendenti passano le giornate a giocare a carte, pregando o allenandosi, pagati per non lavorare. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o ad accettare il demansionamento. E che da quell’inferno anche per lui non c’è via di uscita.
Nel film Taranto è naturalmente il palcoscenico in cui si svolge questa storia, ambientata nel 1997 e fortemente legata ad uno dei più grandi e controversi impianti siderurgici d’Europa, localizzato nel quartiere Tamburi, dove si sono realmente svolti i fatti. Una delle location è uno stabile in piazza Giovanni XXIII, nel cuore della città. Alcune riprese si sono svolte anche a Massafra, in provincia di Taranto, mentre l’ingresso, la cockeria e la Palazzina LAF e altri ambienti sono stati ricostruiti all'interno dello stabilimento siderurgico ex Lucchini di Piombino, in Toscana.
VEDI ANCHE:
'Palazzina LAF' - A Taranto la classe operaia non va in Paradiso (ARTICOLO)
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Art. 4.1 della Costituzione Italiana
Palazzina LAF, opera prima di Michele Riondino – che ne è anche interprete e sceneggiatore assieme a Maurizio Braucci – racconta, attraverso la storia di un operaio che lavora nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto, uno dei più grandi casi di mobbing della storia repubblicana. La vicenda, che si consumò negli anni Novanta e che vedeva i lavoratori “ribelli” confinati, piegati psicologicamente, demansionati e umiliati, fu portata alla luce dalla magistratura e raccontata nel reportage letterario Fumo sulla città di Alessandro Leogrande.
Caterino vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico, le cui ciminiere si intravedono in lontananza, e condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Si tratta di masseria Fornaro, la cui storia reale va di pari passo con quella raccontata nel film: si trova nella periferia nord di Taranto a qualche chilometro dall'ex ILVA e proprio a causa dell'inquinamento provocato dalla fabbrica fu costretta a sospendere gli allevamenti.
Quando i vertici aziendali decidono di utilizzare Caterino come spia per individuare i lavoratori "ribelli", Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere assegnato alla Palazzina LAF, dove una settantina di dipendenti passano le giornate a giocare a carte, pregando o allenandosi, pagati per non lavorare. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o ad accettare il demansionamento. E che da quell’inferno anche per lui non c’è via di uscita.
Nel film Taranto è naturalmente il palcoscenico in cui si svolge questa storia, ambientata nel 1997 e fortemente legata ad uno dei più grandi e controversi impianti siderurgici d’Europa, localizzato nel quartiere Tamburi, dove si sono realmente svolti i fatti. Una delle location è uno stabile in piazza Giovanni XXIII, nel cuore della città. Alcune riprese si sono svolte anche a Massafra, in provincia di Taranto, mentre l’ingresso, la cockeria e la Palazzina LAF e altri ambienti sono stati ricostruiti all'interno dello stabilimento siderurgico ex Lucchini di Piombino, in Toscana.
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Palomar, Bravo, BIM Produzione, Paprika Films, Rai Cinema
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Caterino è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.