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Giornata mondiale del cinema italiano: una finestra internazionale per i giovani talenti italiani

24-02-2022

Torna, in presenza, la Giornata mondiale del cinema italiano, dopo le prime due edizioni svoltesi in formato digitale. L’iniziativa nasce da un’idea dell’onorevole Nicola Acunzo, presidente dell’intergruppo Cinema e Arti dello Spettacolo, inserita nell’ambito di Fare Cinema la settimana del Cinema italiano del Ministero degli Esteri e della Cultura per dare visibilità internazionale, attraverso la rete dei consolati e degli istituti italiani di cultura nel mondo, ai cinque talenti del nostro cinema finalisti nella categoria "miglior cortometraggio" dei Premi David di Donatello.

La Giornata mondiale del cinema italiano nasceva due anni fa, il 20 gennaio 2020, in occasione del centenario di Federico Fellini, un tributo al grande maestro che tanto ha dato per la promozione dell’immagine dell’Italia all’estero. La terza edizione si è tenuta a Palazzo Theodoli di Roma il 23 febbraio, dove, dopo un incontro con le istituzioni, sono state proiettate le opere dei finalisti 2020 e 2021.

Tra gli interventi istituzionali, il sottosegretario Lucia Borgonzoni ha ricordato le maestranze che lavorano nel mondo del cinema e dell’audiovisivo, figure poco ricordate ma che hanno avuto un ruolo fondamentale nei difficili mesi della pandemia e che portano i film agli Oscar. Parlando delle misure messe in campo dal Ministero durante la pandemia, il sottosegretario ha ricordato come l’impatto del Covid-19 non sia stato omogeneo in tutto il comparto cinematografico: si pensi alla sofferenza delle sale, che necessitano di tutela perché sono “presidi sociali sul territorio”. A proposito di giovani, ha inoltre ricordato i progetti sull’audiovisivo nelle scuole, che si sono fermati a causa della pandemia. “Vogliamo dare la possibilità a tutti i ragazzi di poter avere lo stesso accesso agli strumenti dell’audiovisivo, cosa vuol dire comunicare attraverso uno degli strumenti di comunicazione più diretti che ci siano”. È importante investire nell’audiovisivo poiché si tratta di “uno dei maggiori moltiplicatori all’interno del sistema dei finanziamenti pubblici”. Vale a dire: fondi spesi hanno un ritorno in termini economici, di lavoro stabile e anche di parità di genere.

Piera Detassis, presidente e direttore artistico dell'Accademia del Cinema Italiano- Premi David di Donatello, ha ricordato il lavoro della commissione: la cinquina finale è il frutto della valutazione di 350 corti, all’interno dei quali c’è un universo variegato, in cui trovano spazio diverse forme di espressione. La valorizzazione dei giovani passa da un lavoro sulla formazione, dalle scuole, dal dare importanza alla creatività: nei 4 anni di lavoro della Detassis, di cui 2 di pandemia, si è pensato che i David non devono essere solo la serata dei premi, ma un lavoro di formazione dello spettatore sul cinema italiano che deve durare tutto l’anno. “Senza il cinema italiano siamo un paese senza voce. Dobbiamo lavorare per farlo girare all’estero”. Piera Detassis ha ricordato “Becoming Maestre” iniziativa di mentoring e accesso al lavoro che sta formando una nuova generazione di talenti femminili dietro la macchina da presa, e “Uniti per la scuola”, un'iniziativa di formazione sperimentale che mira ad individuare nuove prospettive didattiche grazie all'incontro di pedagogisti e interpreti del mondo del teatro e dell'audiovisivo con docenti e studenti attraverso l'utilizzo di tecniche teatrali e cinematografiche.

Roberto Stabile dell’ICE ha ricordato come il cinema italiano sia conosciuto in tutto il mondo al pari degli Oscar, mentre questo non avviene per i David: una serie di iniziative serviranno a far conoscere il brand all’estero.

Filippo La Rosa, che coordina la rete degli istituti italiani di cultura nel mondo, insiste sullo sforzo per scovare e promuovere, tra i giovani, i talenti del domani, e per far questo occorrerebbe mantenere la proiezione dei corti online e, allo stesso tempo portarli nelle sale, negli istituti, nelle ambasciate, nei tanti enti che si occupano di cultura italiana fuori dai confini; bisognerebbe inoltre utilizzare il sistema della rete delle scuole italiane per offrire un’opportunità anche ai giovani non italiani che hanno deciso di studiare in una scuola italiana e che cominciano a guardare al nostro sistema formativo come un’opportunità.

(Mo.Sa)