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“Ali dorate” il cielo sopra la Milano del lockdown

08-09-2020 Tempo di lettura: 2 minuti

È una Milano deserta, spettrale, popolata solo da statue che vegliano sulle piazze, i tetti, le guglie del Duomo. È la Milano di Ali Dorate, il cortometraggio di Massimiliano Finazzer Flory, presentato a Venezia alla Fondazione Ente dello Spettacolo. Uno sguardo che ricorda quello di Wim Wenders de Il cielo sopra Berlino e che ci racconta la città da un punto di vista altrettanto insolito. Le immagini, girate principalmente con il drone il 10 aprile, Venerdì Santo, raccontano infatti la via crucis della Milano del lockdown, il cui silenzio è rotto dalle riflessioni delle statue, 19, che si interrogano sulla tragedia che abbiamo vissuto. Da San Francesco, che dialoga con Dio, a Leonardo, preoccupato per il silenzio della Scala, Manzoni che ci rimprovera per averlo dimenticato. Una malinconica Madonnina, simbolo della città, ha nostalgia della frenesia, mentre Verdi è convinto che tornando all’antico ci sarà il progresso. La loro saggezza, la loro conoscenza del genere umano, le porta a pensare che il tempo guarirà anche questa ferita e la gente tornerà a muoversi sotto il loro sguardo attento. Milano è metafora di quello che ha vissuto tutto il paese e la voce della speranza, che, come spesso avviene, è affidata ai più giovani, è, simbolicamente, quella dell’arcangelo che protegge, dalla cupola, l’ospedale San Raffaele.

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