Sono passati alcuni anni dall’entrata in vigore della Legge Cinema e Audiovisivo (Legge 220 del 14 novembre 2016), che riconosce il cinema e l’audiovisivo come attività di interesse generale, che contribuiscono alla definizione dell’identità nazionale e alla crescita civile, culturale ed economica del Paese, favoriscono la crescita industriale, promuovono il turismo e creano occupazione. La legge afferma la necessità di attrarre produzioni filmiche sul nostro territorio e promuovere l’immagine dell’Italia attraverso il cinema e l’audiovisivo. A tale scopo, nel 2017 nasceva il nostro portale Italy for Movies, che ha come obiettivo, tra le altre cose, promuovere il turismo sui luoghi italiani dei film e delle serie tv.
A distanza di qualche anno, sebbene in maniera disomogenea, è cresciuta in parte la consapevolezza di quanto cinema e tv, e nel mezzo tutta la galassia di dispositivi connessi, siano, grazie ai contenuti che veicolano, straordinari strumenti di promozione del territorio.
È accaduto dunque che quelle esperienze sporadiche, sviluppatesi per caso, tra l’indifferenza, spesso l’ostilità delle istituzioni e della popolazione locale, si sono negli anni moltiplicate. Complice una maggiore sinergia tra gli operatori turistici regionali, le produzioni e le film commission, ma anche una maggiore contezza da parte di chi “subisce” la presenza di set nelle proprie città.
Il fenomeno del cine-teleturismo è difficile da quantificare a causa della difficoltà a determinare le motivazioni per cui si sceglie di visitare un luogo piuttosto che un altro, ma il riscontro sui luoghi ospitanti è, in alcuni casi, piuttosto evidente.
Esemplificativo il caso Montalbano, citato tra le case history all’interno del libro di Andrea Lolli intitolato Cinema e turismo. Dalle Film Commission alle strategie di promozione del territorio (Carocci, 2023), in cui le autorità locali non vedevano di buon occhio l’ennesima storia che potesse accentuare i preconcetti sulla Sicilia. Invece, nei primi anni di programmazione della serie tv, la provincia di Ragusa subì un balzo di presenze, superando la crescita percentuale dell’intera regione. La serie tv ha avuto il merito di solleticare l’immaginario degli spettatori di tutti il mondo, trasformando un luogo di fantasia come la Vigata dei racconti di Andrea Camilleri in un luogo reale, che ha creato in più di 20 anni ricadute sia dirette, durante la fase di produzione, che in termini di sviluppo turistico, del valore di svariati milioni di euro. Il cambio di passo da parte delle autorità e degli operatori del turismo locali fu evidente quando, nel 2014, si decise di utilizzare i fondi della tassa di soggiorno a supporto della produzione per scongiurare la minaccia di trasferimento del set in Puglia. Il territorio rischiava infatti di veder svanire quello che fino ad allora era stato il più efficace spot sulle bellezze dell’isola mai realizzato.
Il fenomeno turistico legato a Montalbano e ad altri casi – come il boom di visite al castello di Agliè dopo la messa in onda della fiction Elisa di Rivombrosa o, più di recente, l’arrivo a Crema di migliaia di turisti dopo la ribalta internazionale del film premio Oscar Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino – ha trovato dunque gli operatori per lo più impreparati a gestire un aumento dell’afflusso di gente, provocando anche alcuni disagi, se tale afflusso viene gestito in maniera sbagliata o non corrisponde alle aspettative di chi lavora in ambito turistico.
La fiction Rai Un passo dal cielo, prodotta da Lux Vide, ha reso il lago di Braies e la val Pusteria un’affollata meta per turisti sulle tracce di Terence Hill, la guardia forestale protagonista delle prime tre stagioni, poi sostituito da Francesco Liotti, tanto da rendere necessario un accesso contingentato al lago, massimo 5.000 visite al giorno e, a partire dalla sesta stagione, lo spostamento di set e troupe in altra location. Gli operatori lamentavano che il lago fosse oggetto di curiosità dei cosiddetti “turisti da selfie”, che arrivavano nella valle per una visita rapida al lago senza usufruire dell’ospitalità e dei servizi di ristorazione e turistici della zona. Nei periodi di punta di messa in onda della fiction, si arrivava anche a 1,6 milioni di turisti in un anno a fronte di 140mila pernottamenti. A questo si aggiungeva il grosso rischio che un numero così alto di presenze potesse compromettere le bellezze paesaggistiche del luogo.
Una visione più lungimirante ha portato ad alcuni tentativi di pianificazione, sebbene siano stati messi a dura prova da due anni di quasi azzeramento del turismo a causa della pandemia. Non è raro infatti leggere di accordi tra i portali turistici regionali e le produzioni, spesso mediati dalle film commission locali, per la valorizzazione dei territori su cui si insediano set audiovisivi e cinematografici o iniziative di tour specializzati.
L’uscita di Si vive una volta sola, l’ultimo film di Carlo Verdone, era prevista a fine febbraio 2020. Le cose, come noto, sono andate diversamente e, dopo numerosi rinvii, e i vari tentativi di non escludere la sala, il film uscì in pochissimi cinema a fine aprile 2021 per poi approdare su Prime Video pochi giorni dopo. Al di là della sorte del film, condivisa con numerosissime opere cinematografiche il cui rilascio era previsto nei due anni infausti di pandemia, l’uscita del film fu preceduta da un accordo tra Apulia Film Commission e Puglia Promozione con il produttore Filmauro (leggi la news) per realizzare attività di interesse comune di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale regionale, attraverso la promozione della Puglia come destinazione di viaggio o set di riprese per produzioni audiovisive. Il cuore della storia che si era voluto raccontare è infatti un viaggio in Puglia e la campagna di comunicazione sul mercato Italia del 2020 sarebbe stata dunque incentrata su un viaggio in Puglia e avrebbe promosso la regione come meta per il pubblico vasto e variegato dei film di Carlo Verdone.
La Campania ha puntato alla valorizzazione del territorio attraverso le opere realizzate sul territorio: recentemente, Regione Campania e Film Commission hanno implementato “Let’s Movie” piattaforma di promozione turistica in cui rivivere le emozioni dei set più famosi grazie alla realtà virtuale e aumentata, che permette di esplorare i luoghi delle riprese con movie tour, trailer interattivi, schede informative e contenuti inediti.
Tra i tanti esempi di tour cineturistici organizzati, in Valle d’Aosta sono stati organizzate visite sui luoghi delle riprese della fiction Rai Rocco Schiavone, con Marco Giallini, in Friuli-Venezia Giulia si svolgono le “passeggiate cinematografiche” di Esterno/Giorno, a cura della Casa del cinema di Trieste.
Accanto ai viaggi pianificati suoi luoghi dei film, si possono ad oggi citare anche casi virtuosi di valorizzazione/restauro location da parte delle produzioni. Vale la pena citare il caso Le otto montagne, produzione internazionale realizzata da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch premio della giuria a Cannes 2022. Il film è stato girato per buona parte a Graines, frazione del comune di Brusson (val d’Ayas) e nel suo museo. In cambio dell’uso degli spazi, la produzione ha fatto realizzare interventi di consolidamento e di restauro, eseguiti nel rispetto delle norme di tutela paesaggistica e impiegando artigiani e ditte locali, gli unici in grado di operare nel rispetto della tradizione locale.
Come si evince dai pochi esempi citati, sono tante le implicazioni positive del promuovere il territorio come set di film e serie tv e rendere riconoscibili le bellezze paesaggistiche, culturali e architettoniche che hanno fatto da sfondo a tante produzioni.
Attrarre le produzioni in Italia, mostrare loro i benefici economici e le bellezze paesaggistiche e culturali, promuovere ed evidenziare le iniziative che si occupano di diffondere quella particolare e sempre più diffusa sfera del turismo conosciuta oggi come cineturismo è la finalità che Italy for Movies condivide con questo ricco lavoro che ha il merito di partire dagli albori, da quando cioè il cineturismo non esisteva in questa accezione, ma già qualcuno ne intuiva le potenzialità.
Alcuni casi studio internazionali ne evidenziano il rilievo per i territori e quelli italiani non possono che mettere in luce l’importanza del ruolo – oggi riconosciuto dalla legge – delle film commission nell’attrarre le produzioni e agevolare il loro lavoro attivando un circolo virtuoso che coinvolge troupe, personale tecnico e creativo, maestranze, operatori e agenzie del turismo.
È curioso sapere che qualcosa di molto simile all’operato delle film commission esistesse già nel secolo scorso a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta negli Stati Uniti e che risultasse molto efficace per promuovere le location e il lavoro delle produzioni che vi si insediavano, così come è importante sapere che i finanziamenti alle produzioni non siano un fenomeno degli ultimi anni ma abbiano radici ben più lontane.
Oggi siamo ben consapevoli che il lavoro da fare è piuttosto lungo, e riguarda vari aspetti, che passano dalla promozione del territorio, agli incentivi, alla formazione del personale, alla diffusione della consapevolezza, tra le istituzioni, i lavoratori e la gente comune, dell’enorme potenziale che si ha tra le mani quando una produzione sceglie un territorio.
Esistono in Italia alcune regioni virtuose, altre che inseguono e tengono il passo. La realtà tuttavia, e lo si evince bene dall’analisi di Andrea Lolli, è che esiste tanta disomogeneità negli approcci a questa tematica, tante lacune che andrebbero colmate guardando ai più bravi e lavorando in sinergia, tra istituzioni, enti e associazioni e addetti ai lavori dei due settori.
Tuttavia, riteniamo che questo sia il periodo più propizio: la produzione cine-audiovisiva sta vivendo un momento d’oro e, complici anche gli aiuti messi in campo dal governo, mai come ora l’Italia, con le sue impareggiabili bellezze, si sta proponendo al mondo come un enorme set a cielo aperto. Si pensino le implicazioni sul turismo… che nel frattempo è ripartito dopo aver superato la crisi più nera che la storia ricordi.
(Monica Sardelli)