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'Rapito' di Marco Bellocchio, girato in Emilia-Romagna, porta a Cannes la cecità del dogma

24-05-2023 Tempo di lettura: 9 minuti

CANNES -  Sarà devoluta all’emergenza maltempo in Emilia-Romagna, la quota produttori dell’incasso del primo giorno in sala del nuovo film di Marco Bellocchio, Rapito, in Concorso a Cannes e nei cinema italiani dal 25 maggio con 01 Distribution. “L’Emilia ci ha ospitato nella prima parte di riprese del film e questo ci sembra un giusto gesto di supporto”. (la scheda con tutte le location del film).

Rapito si ispira liberamente al libro Il caso Mortara di Daniele Scalise (Mondadori edizioni) e porta sullo schermo la vicenda del piccolo Edgardo Mortara, il bambino ebreo che nel 1858 fu allontanato dalla famiglia dalle autorità dello Stato della Chiesa per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX. Una vicenda che aveva sucitato un caso internazionale e attirato anni fa anche Steven Spielberg.

“Ho letto diversi anni fa il libro e la storia mi aveva affascinato. Ma poiché Spielberg stava già preparando il film in Italia ci siamo fermati -  ha raccontato il regista - In un secondo momento sapemmo, durante un viaggio in America per la promozione del Il traditore che Spielberg si era fermato, si disse perché non trovava il bambino. E quindi siamo ripartiti. Sicuramente quello che abbiamo immaginato ha echi nella storia di oggi, ma io non ho minimamente pensato di fare un film né politico né ideologico contro la Chiesa o il Papa”.

Casting e location scouting in Emilia-Romagna

Enea Sala è il piccolo protagonista di Rapito

La fase di casting e il location scouting per il film sono iniziati nel marzo 2022 in Emilia-Romagna, con il supporto dell' Emilia-Romagna Film Commission. E se, da un lato, Bellocchio ha richiamato nel film alcuni dei suoi interpreti feticcio, come Fabrizio Gifuni e Fausto Russo Alesi ( "prediligo ritornare con gli stessi attori dove è possibile, perché nella relazione instaurata c’è una certa ricchezza, complicità e anche affetto”), la ricerca del volto del piccolo protagonista, punto centrale della narrazione, si è concentrata in Emilia-Romagna, dove è stato scelto il giovane Enea Sala:

“Il fulcro del cast che mi preoccupava era proprio il bambino - ha detto Bellocchio - Volevo un bambino vero, che non recitasse come quei bambini tristi che vediamo ogni giorno nelle pubblicità. Di Enea mi ha colpito lo sguardo, i suoi occhi”.

Oltre alla ricerca del volto del piccolo protagonista, Marco Bellocchio è stato impegnato diversi mesi nella ricerca delle possibili location, accompagnato da vari professionisti, tra cui il location manager Marco Bergamaschi. La ricerca in Emilia-Romagna ha riguardato una vasta area compresa tra Parma e Bologna, Ferrara, Comacchio e Bagnacavallo.

Dove è stato girato il nuovo film di Bellocchio

Piazza Maggiore a Bologna, una delle location di Rapito

Circa tre i mesi di riprese, iniziate nell’estate 2022 da piazza Minozzi Roccabianca, piccolo comune in provincia di Parma, dove è stata ricostruita la casa della famiglia Mortara. La piazza era stata anche set in passato per Il signore delle formiche di Gianni Amelio.  Le riprese sono, poi, proseguite in varie location emiliano-romagnole, a partire da Sabbioneta, nel mantovano, gioiellino dichiarato Patrimonio dell’Umanità nella 2008, che in passato ha ospitato le riprese della serie TV I medici e della fiction Rai La guerra è finita. Qui Bellocchio ha girato all’interno della sinagoga. Un'altra tappa della troupe è stata la città natale del piccolo Edgardo,  Bologna, dove per l’ambientazione d’epoca sono state utilizzate alcune sale di Palazzo d’Accursio, oltre che piazza Maggiore e alcune parti del centro storico. La chiesa barocca di San Barnaba, nel centro storico di Modena, è stata utilizzata per alcuni interni. A Roma, nell’Oratorio dei Filippini, nel cuore della Capitale, è stato ricostruito il refettorio di San Pietro in Vincoli (guarda la scheda con tutte le location del film).

Fabrizio Gifuni nel cast di Rapito: un lavoro di sottrazione

Fabrizio Gifuni nel cast di Rapito

Un personaggio scomodo e controverso quello interpretato da Fabrizio Gifuni: l'inquisitore Padre Pier Gaetano Feletti, freddo funzionario dello Stato Pontificio che applica, intransigente, quelle norme che non lasciano scelta: sono da applicare in buona fede, giammai discutere, pena l'esclusione dalla comunità:

“Quello su cui ho cercato di lavorare è stato un lavoro di sottrazione, cercando un’assenza di luce dal suo sguardo. Come se, nell'applicazione cieca della norma, si sganciasse qualcosa dall’interno e un corpo si spegnesse. Mi sono domandato cosa potesse succedere dentro una persona che riveste quel ruolo e deve applicarlo. C’è un momento in cui pensa alla giustezza di quello che deve fare, oppure no? Non ho una risposta, l'aspetto interessante è stato affrontare la complessità della domanda”.

Rapito è interpretato anche da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo), Filippo Timi, Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica Fracassi.

La cecità del rapimento: da Edgardo Mortara a Aldo Moro

Da una parte un bambino che viene violentemente strappato dalla sua famiglia, Edgardo Mortara, dall’altra un grande statista, Aldo Moro, che viene rapito in nome di un ideale. Cosa accomuna i rapimenti raccontati in Rapito, Esterno notte e Buongiono, notte? “La cecità”, risponde Bellocchio, quello status ideologico che porta a compiere un delitto in nome di un principio assoluto. “Da una parte la cecità ideologica del brigatismo ciecamente convinto che la società diventerà una società comunista guidata da un partito rivoluzionario della classe operaia; dall’altro il non possumus del Papa. Il bambino battezzato è cristiano per sempre, e quindi deve essere educato cristianamente. Nulla può essere messo in discussione: ti rapisco perché Dio lo vuole. Non è possibile lasciare andare il bambino, non si può cedere".

Le prime reazioni al nuovo film di Bellocchio

Oltre l’estrema violenza dell’atto subito dal piccolo Edgardo, il film racconta lo smarrimento del bambino e il suo sforzo di cercare sempre di conciliare la volontà del suo secondo padre, il Papa, con la volontà opposta della madre di riportarlo a casa. Ma soprattutto quel dogma che, in quanto tale, non può essere in nessun caso messo in discussione. 

“Ci sono stati alcuni sacerdoti che hanno visto il film – rivela Bellocchio prima della proiezione in sala a Cannes dove il film è stato accolto con oltre 10 minuti di applausi - erano certamente emozionati, ma più che altro pensierosi. Ho anche scritto al Papa per farglielo vedere, ma non mi ha risposto. Capisco che abbia cose più importanti da fare, ma io attendo, e spero che lo veda. L’hanno guardato già anche alcuni ebrei e loro sono stati molto commossi. Di una commozione evidente che mi ha fatto piacere. Significa che abbiamo lavorato bene.”.

Fu vera conversione quella di Edgardo che crescendo sceglie di restare fedele alla Chiesa cattolica e farsi prete? “Per gli ebrei no. Però c’è un mistero, questa sua conversione la pagò con la vita, con la sofferenza fisica. Cercò per tutta la vita di convertire gli altri, la sua famiglia, ma credo che non abbia convertito nessuno. Per il Mortara bambino chiaramente fu una forzatura, un sopravvivo solo se mi converto, ma una volta libero decide di restare fedele al Papa. Quindi la sua conversione è un affascinante mistero che non si può liquidare col solo principio della sopravvivenza”.  

'Rapito' di Marco Bellocchio, trama e trailer

1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un'educazione cattolica.

(di Carmen Diotaiuti)

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