La pellicola si apre all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma (IV sec.), dove Marc suona un pianoforte bianco addossato all’altare della chiesa romana, accompagnando un gruppo di musicisti in un brano jazz.
Dario Argento, però, gira gran parte del film a Torino, città esoterica e magica per antonomasia, che lo affascinò sin da bambino e che ha definito “il luogo dove i miei incubi stanno meglio”. Nel capoluogo piemontese è girata, ad esempio, la lunga sequenza della conferenza della sensitiva tedesca Helga Ulmann, ambientata al Teatro Carignano, paludato di un enorme tendaggio rosso, ça va sans dire, sul cui palco lo spettatore giunge dopo un bel piano sequenza in soggettiva, che coincide con il punto di vista dell’assassino.
Un’importante location torinese è rappresentata anche da Piazza CLN, dedicata al Comitato di Liberazione Nazionale, costituito nel 1943 per liberare il paese dal fascismo. Qui si svolge il primo dialogo tra Marc e Carlo, entrambi seduti sulla fontana del Po, posta a pendant della personificazione della Dora Riparia, collocata sul lato opposto della piazza progettata nel 1935 da Marcello Piacentini e completata due anni dopo proprio con l’aggiunta delle fontane scolpite da Umberto Baglioni. Nella stessa piazza è anche il Blue Bar, appositamente costruito davanti alle colonne piacentiniane ed evidente citazione del celebre dipinto di Edward Hopper, Nighthawks (1942, Chicago, Art Institute), davanti al quale Carlo, ubriaco, pronuncia la famosa battuta “brindo a te, vergine stuprata”, equivoco sonoro del primo omicidio della vicenda narrata. Lì, infine, è il palazzo in cui abitano Marc e la stessa sensitiva Helga e, proseguendo in direzione nord, dopo piazza C.L.N. e piazza San Carlo, è possibile continuare un’ideale passeggiata all’interno delle scene del film, giungendo alla Galleria San Federico, dove Marc e Carlo, più avanti, camminano chiacchierando delle indagini sull’omicidio.
E sarà lo stesso Marc, durante le sue ricerche, a compiere un itinerario tra le ville torinesi, passando davanti alla Villa della Regina e a Villa d’Agliè, entrambe sabaude, d’origine seicentesca e situate in collina, nel quartiere di Borgo Po, per poi giungere a Villa Scott, capolavoro liberty torinese in Corso Giovanni Lanza, realizzata su progetto di Pietro Fenoglio nel 1902.
Dario Argento, va detto, qua e là, dopo quello iniziale, non rinuncia ad altri inserti romani, cosicché il negozio di dischi in cui va Marc è in via Tiburtina, il mercato è quello del quartiere Trionfale, mentre la biblioteca dove il protagonista si reca a fare ricerca altro non è che il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari all’EUR. C’è persino posto per la ex clinica Madonna delle Rose a Fonte Nuova (RM), che nel film diventa l’ospedale in cui Marc va a chiedere lo stato di salute della giornalista Gianna Brezzi. Proprio uno dei primi incontri tra Marc e Gianna, invece, rappresenta una curiosa eccezione. Dopo i funerali di Helga, infatti, Marc accetta un passaggio dalla donna, che guida una Fiat 500 bianca per le strade di Roma, tra cui si riconosce viale Carso, a pochi metri da Piazza Mazzini, mentre la particolarità è determinata dalle immagini immediatamente precedenti, poiché il cimitero in cui viene seppellita la sensitiva è quello civico di Perugia, in uno di quei casi in cui il montaggio cinematografico dimostra tutto il suo potere unendo, con un semplice controcampo, distanze altrimenti incolmabili in un batter d’occhio.
La pellicola si apre all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma (IV sec.), dove Marc suona un pianoforte bianco addossato all’altare della chiesa romana, accompagnando un gruppo di musicisti in un brano jazz.
Dario Argento, però, gira gran parte del film a Torino, città esoterica e magica per antonomasia, che lo affascinò sin da bambino e che ha definito “il luogo dove i miei incubi stanno meglio”. Nel capoluogo piemontese è girata, ad esempio, la lunga sequenza della conferenza della sensitiva tedesca Helga Ulmann, ambientata al Teatro Carignano, paludato di un enorme tendaggio rosso, ça va sans dire, sul cui palco lo spettatore giunge dopo un bel piano sequenza in soggettiva, che coincide con il punto di vista dell’assassino.
Un’importante location torinese è rappresentata anche da Piazza CLN, dedicata al Comitato di Liberazione Nazionale, costituito nel 1943 per liberare il paese dal fascismo. Qui si svolge il primo dialogo tra Marc e Carlo, entrambi seduti sulla fontana del Po, posta a pendant della personificazione della Dora Riparia, collocata sul lato opposto della piazza progettata nel 1935 da Marcello Piacentini e completata due anni dopo proprio con l’aggiunta delle fontane scolpite da Umberto Baglioni. Nella stessa piazza è anche il Blue Bar, appositamente costruito davanti alle colonne piacentiniane ed evidente citazione del celebre dipinto di Edward Hopper, Nighthawks (1942, Chicago, Art Institute), davanti al quale Carlo, ubriaco, pronuncia la famosa battuta “brindo a te, vergine stuprata”, equivoco sonoro del primo omicidio della vicenda narrata. Lì, infine, è il palazzo in cui abitano Marc e la stessa sensitiva Helga e, proseguendo in direzione nord, dopo piazza C.L.N. e piazza San Carlo, è possibile continuare un’ideale passeggiata all’interno delle scene del film, giungendo alla Galleria San Federico, dove Marc e Carlo, più avanti, camminano chiacchierando delle indagini sull’omicidio.
E sarà lo stesso Marc, durante le sue ricerche, a compiere un itinerario tra le ville torinesi, passando davanti alla Villa della Regina e a Villa d’Agliè, entrambe sabaude, d’origine seicentesca e situate in collina, nel quartiere di Borgo Po, per poi giungere a Villa Scott, capolavoro liberty torinese in Corso Giovanni Lanza, realizzata su progetto di Pietro Fenoglio nel 1902.
Dario Argento, va detto, qua e là, dopo quello iniziale, non rinuncia ad altri inserti romani, cosicché il negozio di dischi in cui va Marc è in via Tiburtina, il mercato è quello del quartiere Trionfale, mentre la biblioteca dove il protagonista si reca a fare ricerca altro non è che il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari all’EUR. C’è persino posto per la ex clinica Madonna delle Rose a Fonte Nuova (RM), che nel film diventa l’ospedale in cui Marc va a chiedere lo stato di salute della giornalista Gianna Brezzi. Proprio uno dei primi incontri tra Marc e Gianna, invece, rappresenta una curiosa eccezione. Dopo i funerali di Helga, infatti, Marc accetta un passaggio dalla donna, che guida una Fiat 500 bianca per le strade di Roma, tra cui si riconosce viale Carso, a pochi metri da Piazza Mazzini, mentre la particolarità è determinata dalle immagini immediatamente precedenti, poiché il cimitero in cui viene seppellita la sensitiva è quello civico di Perugia, in uno di quei casi in cui il montaggio cinematografico dimostra tutto il suo potere unendo, con un semplice controcampo, distanze altrimenti incolmabili in un batter d’occhio.
Rizzoli Film, Seda Spettacoli
Marc, un pianista inglese, assiste all'omicidio della sua vicina di casa senza vedere il volto dell’assassino. Il ragazzo inizia a indagare aiutato da una giornalista, ma si accorge che tutte le persone con cui entra in contatto vengono uccise.