BERLINO – Si interroga su cosa siamo disposti a sacrificare per il prezzo del successo il film d’esordio di Alex Russell, Lurker, presentato a Berlinale Special. Una co-produzione USA/ Italia (High Frequency Entertainment, Arts & Sciences, Twin Productions, MeMo Films) con l’attore canadese Theodore Pellin nel ruolo principale di Matthew, che, annoiato dal suo lavoro riesce a entrare nella cerchia ristretta di una pop star emergente, Oliver, conosciuto come “Bunny”, gloriandosi del suo nuovo status di membro indispensabile dell'entourage. Ma quando si rende conto di quanto sia facile da sostituire, o peggio ancora, che non è così importante come credeva, farà di tutto per rimanere rilevante per Oliver e la sua squadra.
Un film sulla celebrità e sulla paura di perdere lo status acquisito, e sulllo star system che si nutre di idolatria sociale e ossessione più che di intrattenimento. “Penso che Matthew metta il personaggio di Oliver su un piedistallo irraggiungibile, a un livello di status così alto da essere quasi una figura divina – sottolinea Theodore Pellin- come se non ci fosse nulla al di sopra. Per alcune persone, soprattutto nella cultura americana, non c’è niente di più alto del culto delle celebrity”. Avere l’opportunità di entrare in quel mondo che è così al di sopra di lui, è qualcosa che non avrebbe mai pensato potesse essere possibile. E una volta entrato, non vuole perdere quell’unica occasione di accesso. Attraverso questa esperienza, però, comincia a vedere i meccanismi di potere in gioco e a rendersi conto che, in realtà, Oliver non è un dio, e che le persone che gli ruotano intorno i non sono poi così diverse da lui. “Credo che la disillusione inizi col tempo a prendere piede nel personaggio. E forse c’è qualcosa in cui Oliver e Matthew sono in realtà molto simili e molto vicini, ma semplicemente si trovano agli estremi opposti dello stesso spettro”.
Girato a Los Angeles nel periodo post-pandemia, location essenziale per l’autenticità del film, come sottolinea il regista, ora completamente distrutta dagli incendi: “Siamo stati davvero fortunati, anche il tempismo ha giocato a nostro favore: era il periodo post-protocolli COVID, quindi non dovevamo più indossare mascherine. E poi abbiamo avuto un meteo perfetto per tutto il tempo: pioveva solo nei fine settimana. In questo momento apprezzo ancora di più l’aver avuto la possibilità di girare a LA, considerando che molte delle location sono andate distrutte negli incendi. La casa principale, ad esempio, è completamente sparita. Ho visto delle foto: è ridotta in cenere. Non so cosa ne sarà del futuro delle riprese a LA”.