Nel 1918, durante la grande guerra, un giovanissimo soldato austro-ungarico oltrepassa lo sbarramento delle linee italiane e fugge. Nel suo percorso in quella terra nemica, che sente tanto simile alla sua, non incontra quasi nessuno e alterna i pensieri della terribile esperienza sul fronte ai ricordi d’infanzia, la sua vita da pastore, l’amico Maty che la guerra si è portato via. Nel cammino troverà la morte, che lo prende però per riportarlo nel flusso della natura, a cui ha sempre sentito di appartenere.
Gianfilippo Pedote e Giliano Carli dedicano la propria opera prima da registi, Soldato Peter, a un soldato ungherese realmente esistito. Il suo nome era Peter Pan. Morto in guerra nel settembre del 1918, riposa nel sacrario del monte Grappa, accanto alle spoglie di oltre 23mila soldati caduti nella grande guerra, in gran parte ignoti.
Ondina Quadri interpreta il soldato Peter con la leggerezza e il candore di un ‘elfo’ che all’occasione è un militare duro e deciso o un ragazzo colmo di terrore. Nel suo percorso il soldatino incontra una pattuglia italiana capeggiata da una sorta di disilluso Don Chisciotte e dal suo scudiero (Peppe Servillo e Segio Bustric), e viene osservato a distanza da una Morte pietosa (Benedetta Barzini) che è pronta ad accoglierlo per riportarlo in seno alla natura, il suo ambiente, dove niente mai muore del tutto.
Lo scenario è quello dell’Altopiano di Asiago: è qui che nel 1918, pochi giorni prima della fine della grande guerra, il soldato austro-ungarico oltrepassa lo sbarramento delle linee nemiche. È molto giovane, è solo, spaventato. Attraversa l’altopiano senza incontrare anima viva, fatta eccezione per una pattuglia di soldati italiani in rotta che non sembra però prestargli molta attenzione. La guerra sembra si sia spostata altrove: restano solo le tracce della devastazione che ha lasciato il suo passaggio.
Il ragazzo alterna i pensieri angosciosi della terribile esperienza in trincea ad alcuni limpidi ricordi d’infanzia: la sua vita da pastore, la madre, l’amico Maty, morto in battaglia accanto a lui, che immagina di ritrovare nell’agognata isola in mezzo al mare, un regno che sta al di là mondo reale dove la guerra non esiste.
Nel suo cammino in quella terra nemica la paura che lo accompagna è mitigata da una presenza forte della natura, verso la quale nutre un rapporto di profonda appartenenza e di timoroso rispetto. Quel territorio straniero, con i suoi prati e i suoi boschi, gli pare del tutto simile alla sua terra, mentre nella fantasia sente esistere un conflitto sempre più evidente tra guerra e natura, due entità che prendono in lui la forma di figure mitiche. La guerra, che immagina sconfitta infine dalla forza della natura, gli porta però la morte, che lo riconsegna a cicli naturali in cui la vita si rigenera sempre. Su una croce funebre, in mezzo a un prato, compare finalmente il nome del soldato: Peter Pan.
Co-protagonista del film è senz’altro la natura, filmata da Matteo Calore senza estetismi o retorica negli ambienti bellissimi dell’altopiano di Asiago, in Veneto, che fu uno dei fronti più sanguinosi della prima guerra mondiale, e in alcune località del Trentino, con il sostegno di Trentino Film Commission, ottenendo la certificazione Green Film.
Soldato Peter è prodotto da Francesco Bonsembiante e Andrea Stucovitz. Una produzione Jolefilm, PMI con Rai Cinema, in coproduzione con Juno11 Pictures. Al cinema dal 9 novembre distribuito da Parthénos.
(Mo.Sa.)