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Cinema green: il caso "Dryland"

05-08-2021 Tempo di lettura: 4 minuti

A margine dell’ultimo Festival di Cannes, svoltosi nel mese di luglio a causa dell’emergenza Covid, si è tenuta la conferenza annuale promossa da Green Film Shooting e ECO Prod, dedicata all’impatto delle più avanzate tecnologie sulla gestione dei set, alla estensione della categoria di sostenibilità al sociale e al dibattito intorno alle diffuse azioni del cosiddetto “greenwashing”. In questa occasione la direttrice di Sardegna Film Commission Nevina Satta e il produttore Giovanni Pompili di Kino Produzioni hanno presentato il caso esemplare del film di prossima uscita Dryland di Aga Woszczynska, girato in Sardegna, a Cheremule e ad Alghero, tra settembre e ottobre 2020, grazie ai fondi della Regione Sardegna e finanziato dal MiC, con il supporto di Eurimages, PFI - Polish Film Institute e Fondazione Sardegna Film Commission. Il film narra di una coppia in vacanza nel Sud Italia che assiste alla morte di un uomo senza offrire aiuto. Lentamente, i due coniugi iniziano a perdere il controllo sulle loro vite: il senso di colpa, inizialmente rifiutato e subconscio, inizia a farsi strada nella loro relazione apparentemente stabile.

“Per la Sardegna Film Commission la conferenza sul green organizzata insieme ai colleghi di eco PROD francesi e alla straordinaria attività di Green film Shooting capitanata da Birgit Heidsiek è un appuntamento necessario e siamo felici di essere ancora una volta invitati come ‘caso europeo’ – ha commentato Nevina Satta a proposito dell’evento. – Per noi è un tavolo di confronto che fa misurare le pubbliche istituzioni come la nostra, i fondi regionali e le film commission, con l’innovazione tecnologica da una parte e il mondo dei produttori dall’altra. Abbiamo ribadito l’urgenza di fare investimento nella ricerca, perché le possibili nuove frontiere della scienza non si discostano da quelle che il mondo produttivo deve affrontare, perché legate ad una estensione del concetto di sostenibilità, non solo ambientale ma anche sul piano dell’organizzazione del lavoro, della sicurezza e della salute dei professionisti coinvolti nei progetti, dell’efficientamento energetico di uffici, cinema, sale montaggio. Insomma la creazione di un ecosistema produttivo sano ed organico deve diventare un obbligo sia per il pubblico che per il privato. Si è infine ribadito che è fondamentale occuparsi dei contenuti per rendere sempre più normalizzati i comportamenti green nella vita quotidiana dei personaggi e soprattutto è necessario che sul grande e piccolo schermo si dia spazio ai tantissimi eroi impegnati per la salvaguardia del Pianeta Terra, incluse le fasce meno rappresentate e vulnerabili della nostra società”.

Dryland è esempio virtuoso di adozione di pratiche green nella lavorazione di un film, ambito in cui Sardegna Film Commission è impegnata con un proprio protocollo elaborato sulla base di T-Green. “Affrontare le riprese tra la prima e la seconda ondata di Covid non ci ha permesso di attuare alcune pratiche ormai comuni nei nostri set – ha spiegato Giovanni Pompili – niente borracce, per evitare l’eccessivo uso di bottigliette di plastica, o lo sporzionamento dei pasti, per evitare lo spreco di cibo. Tuttavia abbiamo lavorato con un’azienda di catering locale con prodotti compostabili, abbiamo evitato i generatori allacciandoci alla rete elettrica; abbiamo scelto l’alloggio in base alla vicinanza al set per rendere il tragitto più breve e utilizzato materiale di recupero per alcune scene; abbiamo anche ridotto la presenza di mezzi pesanti, scegliendo come camerini alcuni locali all’interno del comune. Il nostro approccio è per un basso impatto ambientale e un alto impatto sociale”.

(Monica Sardelli)