Palazzo Venezia a Roma, costruito a partire dal 1455 come residenza cardinalizia di Pietro Barbo, titolare dell’adiacente Basilica di San Marco, venne notevolmente ingrandito, assumendo la grandezza attuale, quando questi fu eletto pontefice con il nome di Paolo II (1464-71). Dal 1564 divenne sede dell’ambasciata veneziana a Roma e, dal 1797, in virtù del Trattato di Campoformio, ebbe la stessa funzione per l’Austria. Il Regno d’Italia recuperò il palazzo nel 1916. All'interno di quello che fu l’appartamento cardinalizio e nel cosiddetto palazzetto (il grande blocco un tempo al centro di quella che oggi è Piazza Venezia, ma che tra 1910 e 1913 venne traslato su via delle Botteghe Oscure per aprire la visuale sul Vittoriano) è allestito un importante museo, istituito nel 1921 da Federico Hermanin, che dovette condividere i suoi spazi con il governo fascista dal 1929 al 1943. Oggi la raccolta si snoda in un percorso di circa 30 sale che ospita collezioni di pittura, scultura lignea, porcellane, ceramiche, bronzi, marmi, terrecotte, armi, che lo rendono il più eclettico della città, con capolavori, tra gli altri, di Giorgione (Doppio ritratto), Pisanello (Testa di donna), Vasari (Affreschi Altoviti) e Bernini (bozzetti in terracotta). Nel percorso museale è possibile visitare oltre al cortile centrale, in cui spicca la bella fontana settecentesca di Carlo Monaldi raffigurante Venezia che sposa il mare, anche quello che fu l’appartamento papale, oggi perlopiù sede di mostre, caratterizzato da tre grandi saloni monumentali: la Sala Regia, la Sala del Concistoro (o delle Battaglie) e la Sala del Mappamondo.